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Una undicenne contro la propaganda gender a scuola - Seconda parte

Ma non è tutto: non poteva mancare, in questi ambienti (stiamo parlando di scuole elementari, o al più scuole medie), l’altra “moda”, in questo caso nazifemminista, del Metoo: basta che un bambino sfiori, anche solo per gioco, ad esempio la spalla di una bambina, affinché questa poi gridi allo stupro, credendosi parte di un “team”, di un movimento “per i diritti delle donne”; come dice Sveva, anche questa estrema “suscettibilità”, tale da drammatizzare e credere come gravi fatti semplicemente ridicoli, come può definirsi “rispettosa” verso quelle donne/ragazze che subiscono veramente violenze?

L’errore degli adepti del politicaly correct

Morale della favola: a furia di indottrinare i bambini, obiettivo dichiarato del politically correct, i suoi adepti non si rendono conto che in tal modo finiscono di fatto per ridicolizzare le proprie battaglie: ciò per il semplice fatto che i bambini, essendo fisiologicamente incapaci di interiorizzare con discernimento temi del genere, assorbono tutto ciò acriticamente e lo intendono come puro gioco. E dire che queste battaglie, almeno in astratto e come punto di partenza, possono pure essere definite condivisibili: pensiamo per esempio alla difesa dei diritti delle donne, dei gay, alla lotta al razzismo, ecc.; il problema però è che a tutto ciò poi aggiungono sempre un qualcosa di puramente ideologico, che nulla ha a che vedere con l’effettiva lotta alle discriminazioni, e che spesso e volentieri, come dimostrano queste “rivendicazioni” Lgbt, sono solo delle pare mentali, delle cose che, in un mondo normale, sarebbero considerate da pazzi perché assolutamente al di fuori della realtà e di ogni logica.

Dopodiché, per non farci mancare nulla, non si accontentano di questo: grazie al solito “aiutino” della stampa e dei social, fanno in modo che questi contenuti “spazzatura” siano letteralmente imposti alle persone, mediante un vero e proprio lavaggio del cervello che si basa proprio su “trend” come quelli di cui sopra; infine, come ultimo gradino, ultima fase di questo spostamento della finestra di Overton, viene l’imposizione per legge, come con il Ddl Zan.

Per concludere: quale può essere il risultato di tutto ciò sulla psiche dei bambini? Ovvio: una crescente insicurezza e confusione, le quali, spesso, purtroppo, si traducono in depressione e, nei casi più estremi, in suicidio, tanto che proprio in America c’è un mese chiamato “Suicide Awareness”. Normale, dunque, che Sveva, per sfuggire a questo delirio, voglia adesso tornare in Italia, sperando che non si traduca in concreto quanto affermato dagli esponenti “politici” nostrani citati all’inizio.

Achille Passarelli, 21 luglio 2021

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