Salute

Vaccino ai bambini, l’incredibile commento dell’esperto Ema

Via libera dell’Agenzia europea del farmaco al vaccino ai bimbi. Ma Crisanti e Vaia frenano

Ieri è arrivato l’atteso via libera dell’Ema all’uso del vaccino di Pfizer nei bambini tra i 5 e gli 11 anni (per gli over 12 era stato già autorizzato). Ma in molti si pongono alcune domande: a quanti ragazzini è stato effettivamente somministrato il farmaco, in fase di sperimentazione? Circa 1.300. E quante reazioni avverse gravi possono emergere su una popolazione così ristretta? Siamo sicuri che sia una buona idea puntare le siringhe sui bambini piccoli che dal coronavirus, non sembrano quasi nulla? Domande legittime, cui ovviamente gli scienziati stanno cercando di dare una risposta.

Incredibile però, in questo contesto, l’affermazione del responsabile vaccini e prodotti terapeutici dell’Agenzia europea del farmaco, che, a Otto e mezzo, ha dichiarato che “è importante proseguire il monitoraggio dei vaccini ai bambini, presto avremo i dati degli Stati Uniti e Israele e verificheremo eventuali eventi avversi come le miocarditi.” Ma, ha aggiunto l’esperto, “siamo fiduciosi che vedremo meno incidenza nei bambini piccoli”. Possibile?

Un supertecnico va in tv a dire che bisogna ancora raccogliere i dati, che bisogna trovare riscontri, ma che i luminari “sono fiduciosi” nel fatto che l’incidenza delle infiammazioni cardiache già riscontrate negli adolescenti sarà inferiore nella popolazione pediatrica vaccinata. E tutto ciò ci basta? È una rassicurazione accettabile? Si può anche capire allora un genitore che consideri tutto ciò un modo di “trattare i nostri figli come cavie”, no? È davvero la sostanza del metodo scientifico “avere fiducia” e, mentre si aspettano dati dai Paesi esteri che si sono fatti meno scrupoli, cominciare con le somministrazione di un medicinale? “Avrei aspettato ancora a decidere – ha detto Andre Crisanti – E ne faccio una questione di priorità. Sono convinto, e lo ripeto, che non ci siano problemi a vaccinare i bambini. Solo, non credo che i dati a disposizione siano sufficienti per giustificare questa decisione. Avrei aspettato un pò. Lo studio in questione riguarda 3mila bambini”.

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