Cronaca

Vietato il numero 88, Piantedosi peggio di Montanari

Intesa tra Viminale, ministro dello Sport e Figc per combattere l’antisemitismo nello sport. È il numero di Hitler

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Nell’epoca del vale tutto non ha senso niente. Diversamente non saremmo stati oltre due anni rinchiusi per iniziativa di un assessore al traffico di Potenza con l’avallo di un politico creato in laboratorio prima e di un banchiere che mentiva sapendo di mentire o almeno speriamo, se no la tragedia sarebbe ancora più fonda. Diversamente non avremmo affidato una roba colossale come la gestione ecologica del pianeta a una disagiata in treccine laureata prima del diploma e diplomata senza aver mai frequentato la scuola.

Diversamente non daremmo credito a squilibrati che per “salvare il pianeta” sono pronti a spopolarlo, a fare estinguere la specie umana. In questo tempo di individui retrocessi a mattoni di un muro di follia, senza anima, che genera coscienza, che genera scelta, che genera responsabilità, solo mattoni schiacciati fra loro, che si pressano e si controllano, può accadere quanto segue: che per contrastare il razzismo di stampo nazista in curva, il ministro dell’Interno vieti ai giocatori la maglia numero 88, il numero di Hitler. Giuro che quando l’ho letta non potevo crederci e quando me l’han data da commentare mi sono messo a piangere. Tipo vietare i coltelli per affettare il pane siccome ci sbudellano la gente. Tipo proibire l’automobile perché i balordi di Casal Palocco sono piombati a missile su una Smart con dentro un bambino. Eccetera.

Ora, a parte che di giocatori di pallone col numero 88 alzi la mano chi ne ha mai visto uno dai tempi del calcio fiorentino, ma che dico, dello tsu-chu cinese, 500 avanti Cristo, qualcuno, non il ministro Piantedosi che evidentemente è convinto, ma dico c’è un essere umano provvisto di ragione che ci spiega il senso, la funzione, l’utilità? Non so, a ‘sto punto vietiamolo definitivamente l’88, passiamo direttamente dall’87 all’89, cancelliamo anche gli anni che finiscono per 88, facciamo un solo esempio: non si incontrarono mai Reagan e Gorbaciov pertanto non siglarono mai l’accordo per sopprimere le armi a medio raggio in Europa. Eccetera. Basta poco, che ce vo’?

Sempre con queste trovate situazioniste, alla Michela Murgia. Ma che dico? Una roba così non sarebbe riuscito a concepirla manco Tomaso Montanari, manco Paolo Berizzi di Repubblica. Gente notoriamente pacata, equilibrata. Ci ha pensato il ministro del governo Meloni, Matteo Piantedosi e ne va fiero. Perché in questo dannatissimo tempo si pretende di risolvere tutto come fosse Disneyland? Davvero pensano che ipotetici balordi o criminali neonazi da stadio, mettiamoci pure i neostalinisti, va’, per completezza dell’informazione, si fermano togliendo una maglietta con un numero? Credono di intimidirli, di inibirli così?

A volte vien da pensare che la politica stia proprio su un altro pianeta: e diventa difficile, diventa disperante commentare questa follia senza uscita, questo manicomio senza pareti che è diventata l’Italia paranoica nel mondo paranoico. Non basta, perché, per non farsi mancare niente, il ministro dell’Interno Piantedosi, e con lui l’omologo allo Sport e “ai Giovani”, Abodi, e con loro il coordinatore nazionale contro l’antisemitismo Pecoraro, si preoccupano di valutare “l’atteggiamento proattivo delle società in questo campo”. E all’atteggiamento proattivo cadono le dita sulla tastiera, cadono le braccia, cadono le palle, cade tutto.

Mo’ che sarebbe ‘sto proattivo? Benedetto figliolo, io non ti capisco, ma come chèzzo parli? Ma perché io ti debbo spezzare la quinta vertebra e la noce del capocollo a te? Bisogna fare sempre le formule da minchiawoke, la resilienza, il proattivo. Che sarebbe, ad ogni buon conto, prevenire cose spiacevoli. Tipo gli sbarchi dei clandestini di cui non si parla più ma che continuano gagliardi come prima più di prima invaderò. Ministro Piantedosi, un po’ di proattività, grazie; per me uno spruzzo di utopia. Nun c’è più, è finita, ce metto un goccio de Fernet, è uguale?

E no: c’è da vietare le maglie 88, così il problema del nazismo è risolto, olè. Magari, già che ci siamo, chiamiamo in causa l’immancabile, onnipresente, instancabile Liliana Segre a dire la sua banalità, tipico caso di tragedia epocale ridotta alla più spietata delle personalizzazioni. La vostra soddisfazione, è il nostro miglior premio, piripiripì. Anche la faccenduola degli stupri quotidiani, intorno ai dieci, quindici al dì, ad opera dei clandestini fuori controllo, meriterebbe eventualmente un po’ di proattività. Ma niente, prima viene la maglia hitleriana da cancellare. Se ci è consentito, questo governo comincia, nella molta indecisione del tutto, a dar segni di proibizionismo espanso a tout prix: questo non lo devi fare, quest’altro non puoi farlo, la maglia no, la caldaia chissà, si comincia a proibire i numeri, di per sé innocenti, e si finisce a proibire le parole, o no? Molto dirigista, assai poco liberale.

Ma non spetta a un governo il processo alle intenzioni, o ai numeri, non gli spetta decidere come il libero cittadino debba condurre la propria vita, anche a costo di sfasciarla. Altra cosa se distrugge o mette in pericolo quella degli altri: in questo caso non hai alibi e devi saperlo. Questa, non altra, è la forma dissuasiva più potente e più efficace. Nell’Italia dove ogni cosa è regolamentata, funziona al contrario: tutto è non vietato ma “severamente vietato”, però si fa passare ogni cosa invocando il perdonismo, lo stesso abuso di droghe, severamente vietato in teoria, viene usato, incredibilmente, in giudizio come esimente. E già si comincia a dirlo anche per i fancazzisti da youtube che per divertimento e per far soldi pilotavano un missile terra terra in un centro abitato.

Ha fatto vergognare il mondo la storia dei due che hanno sparato in faccia a una prof, promossi col 9 in condotta, al che il solito ministro ha dovuto metterci la pezza dirigista. A dimostrazione che lo stato è proattivo nelle cazzate e di manica clamorosamente larga nelle cose serie. Abbiamo cercato di cavar fuori qualche riflessione sensata da una pensata che di senso non ne ha; però, se proprio dobbiamo adeguarci, allora ci permettiamo di far sapere a Piantedosi che non c’è solo l’88, come numero, ad essere famigerato: deve sapere, infatti, che c’è anche il 32 che sta per l’acronimo numerato di Brigate Rosse; allora ministro, che dobbiamo fare, ritiriamo anche quella maglia lì?

Max Del Papa, 28 giugno 2023

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