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Vogliono una destra che pensi come la sinistra

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Ci risiamo. Non è bastata la drammatica esperienza politica di Futuro e libertà di Gianfranco Fini per imparare la lezione, in questi giorni Il Foglio ha lanciato un appello “per una destra non truce […] capace di emanciparsi dal salvinismo” a cui hanno risposto decine di lettori tracciando un’idea di destra che non è destra. Se la necessità di un grande partito di destra in Italia che superi il 10% è evidente e lo spazio politico non manca, è necessario domandarsi quali siano i valori alla base di questa nuova destra e le sue posizioni politiche.

Prima di tutto è necessaria una premessa: la Lega di Matteo Salvini non è un partito di destra. La Lega è un partito post-ideologico che intercetta una fetta importante di elettori che in passato votavano per i partiti di sinistra (in particolare in provincia e nelle periferie delle grandi città). La Lega interpreta senza dubbio alcune battaglie di destra ma senza avere alla base della propria azione politica la tradizione culturale del conservatorismo. Proprio dal mondo conservatore deve rinascere la destra in Italia e, anche se come scriveva Prezzolini non si può parlare di una singola destra ma di tante destre, quest’area politico-culturale ha precisi connotati che la definiscono.

La destra mette al centro della propria azione la patria, l’identità, la famiglia, le radici culturali, la religione, è dalla parte delle imprese e degli imprenditori e al tempo stesso vicina ai lavoratori consapevoli della necessità dei propri doveri e diritti. La destra non può essere, come scrivono i lettori rispondendo all’appello del Foglio, “liberista in economia e progressista nel welfare sociale”, non può ripartire da “Calenda, il quale in comune con il Pd ha davvero poco, e forse persino un Matteo Renzi” né “mantenere quelle linee ormai dettate dalla maggioranza europea, o almeno rappresentate da Macron e dalla coalizione tedesca”. Può senza dubbio nascere una nuova forza politica con queste caratteristiche ma non sarebbe un partito di destra.

Oltre alla mancanza di un grande movimento conservatore nel nostro paese, il paradosso tutto italiano è la volontà di giornalisti e intellettuali progressisti di costruire a tavolino una destra che abbia idee di sinistra elogiandone la modernità, salvo poi non votarla all’elezioni. Creare un partito di destra moderno non vuol dire negare i valori alla base del conservatorismo né, in nome di un fantomatico sdoganamento, aprirsi a idee liberal che nulla hanno a che fare con il mondo della destra.

Un nuovo partito di destra in Italia deve avere senza dubbio una forma e una sostanza diversa dai movimenti populisti ma non può abdicare ai principii permanenti che ne costituiscono il fondamento, deve essere aperto all’innovazione ma non progressista, in grado di intercettare le sfide del nostro tempo senza dimenticare i valori non negoziabili, deve fondarsi su solide basi culturali e metapolitiche e non deve cedere alle lusinghe di chi vorrebbe una destra che non fosse di destra.

Francesco Giubilei, 7 agosto 2019