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Web veloce anche nei piccoli comuni grazie a Open Fiber, ecco le prove

Smart working, social network, e-commerce, gaming online, tv in streaming e in prospettiva auto senza pilota, realtà virtuale e metaverso: poco o niente del mondo che conosciamo oggi e che stiamo costruendo sarebbe possibile senza tecnologie e infrastrutture strategiche come la banda ultra larga. Quella, per essere chiari, di farci viaggiare a tutta velocità nelle nostre case e uffici. Proprio questo Open Fiber, sotto la guida dall’amministratore delegato Mario Rossetti, sta incrementando gli sforzi per terminare di creare una grande autostrada digitale che non solo unisca le città principali ma che si ramifichi in tutte le province italiane, fino a raggiungere anche i comuni più piccoli e isolati, in montagna come nell’entroterra o sulle coste. Un lavoro quello di Open Fiber – per consentire queste velocità si devono utilizzare fibre ottiche e altri sistemi di trasmissione al posto dei tradizionali cavi in rame – mai interrottosi neppure durante il Covid e i cui frutti toccano ormai con mano anche tanti cittadini e imprese che non abitano o lavorano a Milano, Roma, Torino o Genova.  Esemplari i casi di Cremona, nella bassa Lombardia, o nel centro Italia come Campobasso, Chieti, Terni e L’Aquila. A certificarlo sono i dati ricavati da un’indagine dell’European data journalism network (Edjnet). Gran parte dei comuni italiani sono stati protagonisti di una esplosione della velocità di connessione tra il 2019 grazie all’avvio dei cantieri di Open Fiber, e il 2022. Primo in classifica in questo passaggio dal web lumaca a internet superveloce è stata la provincia di Cremona (con un incremento della velocità di download del 393%), quindi Campobasso (+348%) e Chieti (+314%).

 

Stop al digital divide, anche nei piccoli comuni

Si potrebbe pensare che il salto alla banda ultra larga resti appannaggio dei rispettivi capoluoghi di provincia, ma non è così. A dirlo sono sempre i dati analizzati in controluce comune per comune, considerando il numero di “unità immobiliari connesse (UI)”: cioè case, negozi o imprese che finalmente possono sfruttare appieno le potenzialità del web. Vediamoli insieme: a Campobasso grazie a Open Fiber si contano un totale di 77mila unità connesse, delle quali 25mila nel comune e 52mila in provincia distribuite in 55 diverse località di differenti dimensioni; non molto diverso il quadro di Chieti, dove ci sono 67mila unità connesse, dei quali 45mila in 55 comuni della provincia e 22 in città, a L’Aquila  – dei 73mila utenti, 47mila sono in provincia e 26mila in città – o a Terni dove su 80mila case negozi o imprese collegate 47 mila insistono sul capoluogo e 33mila in 27 comuni limitrofi o ancora a Cremona. 

 

Massima concorrenza a vantaggio di cittadini e imprese

I comuni in provincia di Cremona, Campobasso, Chieti, Terni e L’Aquila sono solo degli esempi del salto verso il futuro che ha compiuto l’Italia, grazie al piano strategico Banda Ultra Larga (BUL) varato dal governo e dal lavoro di Open Fiber che è nata proprio allo scopo di realizzare un’infrastruttura di rete a banda ultra larga in fibra ottica FTTH (Fiber To The Home) in tutte le regioni italiane. Un progetto di ampio respiro supportato dai suoi azionisti: Cassa depositi e Prestiti che ne controlla il 60% e il fondo Macquarie (40%).  Per realizzare questo progetto Open Fiber ha scelto il modello di business “wholesale only”, in sostanza crea la infrastruttura  e poi garantisce un libero accesso a tutti gli operatori interessati, a parità di condizioni, fornendo agli utenti finali una vasta possibilità di scelta. Insomma massima concorrenza. Un lavoro che ora, come ha di recente annunciato Guido Bertinetti, Direttore Network & Operations di Open Fiber, subirà una ulteriore accelerazione: “Alla fine del 2021, erano stati realizzati circa 38mila chilometri di infrastruttura sugli 85mila complessivi dell’intero progetto nelle Aree Bianche mentre nel 2022 contiamo di realizzarne oltre 18mila, cioè la metà di quanto fatto nei quattro anni precedenti”. Per vivere nel futuro basta futuro un pc o uno smartphone, questa volta per tutti gli italiani.

 

 

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