Esteri

Guerra in Medio Oriente

Yahya Sinwar, biografia di un macellaio

Il leader di Hamas si rintana nei sotterranei dell’ospedale Al Shifa di Gaza. Israele gli sta dando la caccia

Hamas Leader Yahya Sinwar Il leader di Hamas Yahya Sinwar

Yahya Sinwar è nato a Khan Yunis, quando era ancora sotto il dominio egiziano, il 29 ottobre 1962. È cresciuto nel sud della Striscia di Gaza e si è diplomato presso la scuola superiore maschile per poi frequentare l’Università islamica di Gaza dove ha conseguito una laurea in Studi arabi.

Nel 1982 è stato arrestato dalle autorità israeliane per la prima volta con l’accusa di attività sovversive ed è poi tornato in carcere nel 1985.

Fin da giovanissimo si è dedicato alla causa palestinese diventando poi uno degli artefici della prima Intifada.

Nel suo triste curriculum figura anche l’essere uno dei fondatori del braccio militare di Hamas.

Nel 1988 ha pianificato il rapimento e l’uccisione di due soldati israeliani ed è stato il mandante ed esecutore dell’omicidio di quattro palestinesi accusati di essere spie al servizio di Israele.

Viene arrestato un anno più tardi e durante la detenzione gli viene diagnosticato un tumore al cervello dal quale guarisce grazie a un intervento chirurgico in un ospedale israeliano. Un ufficiale del servizio carcerario rivelò che dopo la sua dimissione e il ritorno in carcere Sinwar era nel panico, temeva per la sua vita ed era grato per le cure mediche ricevute.

Oltre ad essere da anni sulla lista dei ‘Dead man walking’ del Mossad per il suo passato, ne detiene ora il numero uno perché ritenuto l’ideatore e pianificatore dell’attacco terroristico del 7 ottobre scorso durante il quale sono stati massacrati nei modi più atroci 1400 civili israeliani.

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Per descrivere questo soggetto, che se non fosse stato un terrorista palestinese sarebbe sicuramente diventato un serial killer da qualche altra parte, sono stati usati tanti aggettivi: crudele, manipolatore, influente. La lista è lunga e non lusinghiera. Insomma un insieme di caratteristiche che fanno di questo soggetto un pericolo vivente sia per Israele sia, e soprattutto, per i palestinesi.

Prima di essere arrestato e condannato dalle autorità israeliane a diversi ergastoli, aveva creato nella Striscia di Gaza una struttura per torturare quei palestinesi che cercavano la pace con Israele e, per questo motivo, da eliminare nella sofferenza. Per ironia della sorte la stanza delle torture si trova o trovava, non sappiamo se in questo momento sia ancora operativa, nei sotterranei dell’ospedale Al Shifa di Gaza. Gli stessi dove si sta rifugiando in queste ore.

Yahya Sinwar ha passato in carcere ventidue anni ed è stato rilasciato nell’ambito dello scambio prigionieri che Israele ha, tramite mediatori, concordato con Hamas per avere la liberazione del caporale Gilad Shalit.

Nei rapporti scritti su di lui dallo Shin Bet, il servizio di controspionaggio israeliano che lo interrogò nel 1989, è evidenziata la spavalderia con la quale raccontò di aver costretto un uomo a seppellire vivo il fratello sospettato di spionaggio. Condanna a morte del traditore e avvertimento alla famiglia.

Nonostante, ma possiamo dire soprattutto, i suoi metodi violenti contro oppositori, spie e presunte tali hanno fatto di lui un leader amato da alcuni e temuto da molti, per assurdo più dalla sua gente che da Israele stessa. Non è un caso che il suo soprannome, sempre sussurrato sottovoce qualche decibel in più può costare la vita, è: “Il macellaio di Khan Yunis”.

Yahya Sinwar è sicuramente un soggetto pericoloso, ma non è uno stupido, particolare che lo rende ancora più letale. Durante la sua detenzione ha studiato il nemico, ha imparato l’ebraico e si è letto tutti i libri disponibili nella biblioteca del carcere, in particolare la vita dei padri fondatori dello Stato Ebraico Da Theodor Herzl a Yitzhak Rabin passando per Vladimir Jabotinsky e Menahem Begin. Della storia moderna dello Stato di Israele ne sa probabilmente più lui che un israeliano medio.

Al contrario di Hassan Nasrallah, il capo di Hetzbollah in Libano, che da anni è rintanato, da vivo, nella sua tomba a Sud di Beirut, Yahya Sinwar ha l’abitudine di sfidare Israele avvertendo pubblicamente delle sue uscite, di quale sarà il percorso e le tappe programmate. Ma c’è un ma, durante queste passeggiate è sempre circondato dalla folla e tiene accanto a sé, a mo’ di scudo umano, dei bambini. L’assicurazione sulla vita.

Lui sa perfettamente che Israele non lo colpirebbe mai in quelle condizioni, troppo alto il rischio di danni collaterali che la comunità internazionale non perdonerebbe mai allo Stato Ebraico. Ad altri sì, a Israele no.

Ma dopo il 7 ottobre scorso le regole sono cambiate e anche Yahya Sinwar, che come detto non è uno stupido, ha capito che il gioco sta per finire e che sia lui, sia Hamas, l’organizzazione terroristica che ha fondato, entreranno presto nelle pagine più buie della storia.

Michael Sfaradi, 11 novembre 2023

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