Cronaca

Esclusiva

“Allah, i nostri mujahidin e i martiri”. Il sermone choc dell’imam su Gaza

La rottura tra Usa e Israele? Esulta Zulfiqar Khan, la giuda religiosa di Bologna per cui gli ebrei sono “terroristi” e “traditori”

imam bologna

Coccolati dalla sinistra, gli islamici possono vantare una presenza significativa nel Belpaese. Basti pensare al caso della scuola di Pioltello, con l’istituto chiuso per la festa di fine Ramadan. Ma occorre tenere alta l’attenzione. Impossibile non citare il caso dell’imam di Bologna Zulfiqar Khan.

Noto tra i suoi seguaci come “il maestro” e per il suo linguaggio piuttosto diretto, l’imam dell’IQRAA di Bologna condivide sui social network i video dei suoi interventi (ma non solo) e alcune sue esternazioni lasciano qualche perplessità, per usare un eufemismo.  Emblematico un passaggio del suo ultimo “editoriale”, a proposito della rottura tra Usa e Israele: “Adesso aspettiamo ad Allah, sua Rahma, e tutti i fratelli che hanno dato il coraggio, hanno sostenuto i nostri mujahidin, poi dobbiamo fare Dua per i nostri martiri che hanno perso la vita in questi mesi…”.

Israele rappresenta il nemico, con gli ebrei definiti “terroristi e ingannatori”. Il premier Benjamin Netanyahu è un “assassino”, mentre il giudizio sui terroristi di Hamas è notevolmente diverso: i miliziani sono “martiri”. E ancora, l’imam se l’è presa anche con i Paesi musulmani “che non fanno niente contro Israele”. Non sono venute meno le critiche ai giornalisti italiani, rei di obbedire ai capi sionisti. Come molti altri colleghi, Zulfiqar Khan è intervenuto difendendo Hamas e accusando lo Stato ebraico di ogni crimine. La guerra di Gaza “è un genocidio pianificato, progettato da questi assassini, sostenuti dall’America, dal Regno Unito”, ha affermato durante la manifestazione anti-israeliana organizzata a Milano lo scorso 24 febbraio. Al fianco dei “Sì Cobas”, l’imam ha aggiunto che “Israele vuole dominare il mondo” e che l’Europa è “schiava del suo capo Netanyahu”.

Zulfiqar Khan riveste un ruolo cruciale all’interno della comunità islamica, come testimoniato dal fatto che la sua moschea è sempre piena. E c’è un dettaglio che non sfugge ai più attenti: per giustificare le sue affermazioni, non utilizza solo la retorica coranica ma anche quella biblica, spesso con risultati discutibili. Ma la domanda è una: certe esternazioni potrebbero scatenare reazioni imprevedibili nel musulmano medio? E sorge un dubbio: perché nessuno è mai intervenuto?

“Sì, è rischioso. Non possiamo sapere quanta gente lo segue, così come non possiamo sapere quanti di quelli che hanno accesso alle sue prediche potrebbero sviluppare un certo tipo di intenzioni”, ci confessa Giovanni Giacalone. Docente e analista di sicurezza e terrorismo a ITSTIME e ITCT, Giacalone ha sottolineato che ci sono diversi problemi da fronteggiare: “Il primo è quando si utilizzando dei luoghi di culto ed i social come rampe di lancio ideologico perché il pubblico potenziale è ampio. Se un seguace si infervora e passa all’azione, la responsabilità è anche del contenuto verbale che lo ha motivato”. L’estremismo che include la predica verbale è l’anticamera del terrorismo, è la benzina che alimenta il passaggio all’azione violenta? “Noi siamo nell’era dei lupi solitari, che preferisco chiamare terroristi autodidatti. Con l’Isis abbiamo avuto il boom di questa modalità”. Un altro dubbio sorge con forza: se questi signori parlano così in video condivisi in rete, e quindi pubblici, cosa diranno nel chiuso delle loro moschee?

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