Esteri

La guerra in Ucraina

Alleanza Putin-Xi, c’è il rischio di una guerra mondiale?

La Cina starebbe già inviando droni e armi alla Russia. Prosegue la collaborazione per aumentare la produzione di testate nucleari

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Mentre l’Occidente prosegue nella sua politica di sostegno dell’Ucraina, quasi avendo firmato un “assegno in bianco” (a differenza di quanto sostenne Joe Biden pochi mesi fa), proseguono i sospetti sul ruolo della Cina, circa una sua possibile ascesa nel conflitto a fianco della Russia. Il ruolo sarebbe lo stesso che l’alleanza atlantica sta avendo con il governo Zelensky: forniture di armi e droni, ruolo che – ad oggi – stanno ricoprendo Iran e Corea del Nord.

Già a fine gennaio, all’interno delle stanze dei bottoni di Bruxelles e Washington, si era prefigurata la possibilità che Pechino si schierasse a fianco di Putin, nonostante la fortissima ambiguità che l’ha caratterizzata sin dagli albori della guerra in Ucraina. Eppure, sono proprio le aziende cinesi a fornire da settimane tecnologie per lo sforzo bellico delle forze russe nel territorio invaso, in particolare semiconduttori e microchip.

Ora, però, secondo quanto riportato da un’inchiesta del New York Times, basata sull’analisi dei dati doganali ufficiali russi, forniti da una società terza, Xi avrebbe garantito a Putin prodotti della Dji, società tecnologica cinese leader nella realizzazione di droni. Per mascherare il passaggio, ci sarebbero due soluzioni per Pechino. Da una parte, inviare direttamente le forniture alla Corea del Nord, che poi procederà ad inviarle a sua volta alla Russia. Dall’altra, sfruttare l’amicizia con Paesi terzi, in particolare Bielorussia, Kazakhistan e Pakistan, che poi procederanno a garantire le armi al Cremlino.

Per approfondire:

L’alleanza tra le due superpotenze ha portato a sancire anche una proficua collaborazione nel settore dei reattori nucleari a neutroni veloci “autofertilizzanti”, cioè reattori capaci di produrre uranio 235 e plutonio 239, permettendo così ai cinesi di predisporre una maggiore produzione di plutonio adatto per le testate nucleari. L’obiettivo di Russia e Cina, come sottoscritto dall’accordo per la formazione di un “Programma di Cooperazione di Lungo Termine nei reattori veloci”, sarebbe quello di espandersi in tale ambito, in particolare “nei progetti in atto e in quelli futuri su reattori veloci, produzione di uranio e plutonio, gestione delle scorie”. Il tutto a partire dal 2024.

Alcuni analisti già parlano di rischio guerra mondiale, così come ribadito anche da Papa Francesco, il quale è stato tranchant sotto tutti i punti di vista: “La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità. Dobbiamo dirlo ai leader: ormai si può parlare di Terza Guerra Mondiale“. Eppure, la Cina potrebbe rimanere ben lontana da uno scenario simile. A Xi, appunto, interessa avere una Russia sì stabile, ma comunque dipendente dall’economia cinese. Anzi, un conflitto – anche a bassa intensità – potrebbe comportare un avvicinamento sempre maggiore, sia in campo militare che in quello economico, da parte dei russi, avendo visto bloccare le proprie esportazioni verso l’Occidente.

Da Mosca, Xi Jinping potrebbe quindi ottenere un duplice successo. Il primo: attrarre e rendere economicamente dipendente la prima potenza nucleare del globo. Il secondo: sfruttare la forza atomica russa per migliorare e incrementare la propria. Nel mezzo, c’è l’importante progetto della Via della Seta, già sospeso a causa dello scoppio della guerra in Ucraina. Gli obiettivi cinesi, ad oggi, possono essere raggiunti solo col mantenimento di una posizione di ambiguità e attesa, evitando conseguenze di cui la stessa Cina potrebbe pentirsene.

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