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L’ambasciatore italiano a Teheran incontra il ministro della censura e della repressione del regime

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Ci giunge dall’Iran la notizia dell’incontro tra l’ambasciatore italiano a Teheran Giuseppe Perrone e il ministro per l’informazione e la tecnologia, Mohammad-Javad Azari-Jahromi. Nell’incontro, secondo quanto riporta un tweet dell’ambasciata italiana in Iran, Jahromi ha accompagnato Perrone a visitare la sede della prima stazione radio di Teheran, diventata oggi la sede del Ministero per l’informazione e la tecnologia del regime. Secondo la stampa iraniana, quindi, Jahromi avrebbe ringraziato Perrone per le posizioni del governo italiano contro le sanzioni americane alla Repubblica Islamica (questione che andrebbe approfondita, dato che non esistono posizioni ufficiali della Farnesina in merito – cosa avrà detto Perrone al ministro iraniano?).

Ad ogni modo, al di là dei suoi contenuti, sorprende che questo incontro si sia tenuto e soprattutto che sia stato pubblicizzato con tutta questa enfasi. Solo superficialmente, infatti, può essere inserito nel normale lavoro di un diplomatico europeo nella Repubblica Islamica, in particolare in questo periodo. E la ragione è molto semplice: perché Jahromi è per eccellenza l’esponente del regime che maggiormente – in questi mesi – ha permesso la violazione dei diritti umani nel Paese.

Ministro giovanissimo, appena 37 anni, Jahromi ha alle spalle una carriera nel Ministero dell’Intelligence iraniano (MOIS). Qui ha svolto un ruolo di primo piano nel monitoraggio degli attivisti politici e dei diritti umani, permettendo in questo modo la loro identificazione e la repressione delle proteste popolari scoppiate dal 2009 ad oggi. Una volta diventato ministro con Rouhani, Jahromi non si è smentito, portando avanti la sua politica per restringere al massimo la libertà di informazione del popolo iraniano. È di Jahromi, per esempio, l’idea di lanciare un “national information network” (NIN) iraniano, in grado di garantire al regime islamista di monitorare, bloccare o parzialmente censurare la rete internet nel Paese.

Ma ciò che è ancora più sconcertante è che questo incontro sia avvenuto nel novembre del 2019, quando in Iran sono scoppiate le proteste popolari contro l’aumento del prezzo della benzina e fu proprio Jahromi ad ordinare il blocco completo della rete internet nel Paese, permettendo al regime di reprimere senza limiti le proteste, provocando la morte di 1.500 persone e l’arresto di altre 12.000, la cui sorte è ancora ignota.

Per tutte queste ragioni, Jahromi è nella lista delle persone poste sotto sanzioni da parte degli Stati Uniti (inserito il 22 novembre del 2019, solo pochi mesi fa…). Ed è proprio per queste ragioni che appena il 13 febbraio scorso al Senato, la ong Nessuno Tocchi Caino ha chiesto all’Ue di inserire anche Jahromi nella lista dei rappresentanti iraniani sottoposti a sanzioni europee per violazioni dei diritti umani (una lista che viene rinnovata annualmente e che ad oggi conta 82 nomi).

L’hasthag della campagna per i diritti umani lanciata da NTC il 13 febbraio è #Bisharaf, che in farsi significa “disonore”, “vergogna”. E sembra appropriato alla circostanza. Nessun obbligo diplomatico può infatti giustificare questo incontro e la pubblicità che la stessa rappresentanza italiana a Teheran ne ha dato, trattandosi di un personaggio che si caratterizza per rappresentare l’esatto opposto dei valori su cui la Repubblica Italiana – e la stessa Ue – sono fondati. La Farnesina dovrebbe chiarire le ragioni dell’incontro, tanto più che siamo alla vigilia delle elezioni parlamentari iraniane, che si terranno domani 21 febbraio: il regime ha squalificato migliaia di candidati sgraditi e milioni di iraniani probabilmente boicotteranno la tornata elettorale. Persone che potrebbero presto tornare a manifestare in piazza e ritrovarsi con una pallottola in corpo o incappucciati dentro una cella del carcere di Evin. Se questo scenario dovesse avverarsi, sarà certamente ancora una volta Jahromi a guidare l’identificazione dei manifestanti, ad accusarli di mettere a repentaglio la sicurezza nazionale e a fargli chiudere definitivamente la bocca. Il governo italiano vuole ritrovarsi immortalato sorridente al fianco di simili personaggi?

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