Esteri

Il piano “Noor”, il nuovo sistema di repressione delle donne in Iran

Sistemi di sorveglianza e multe salatissime, prelevate direttamente dai conti bancari, per chi non indossa l’hijab. Rischiano anche le aziende

Iran proteste hijab (CBS)

Dopo un ritardo protratto seguito alle proteste del movimento “Donna, Vita, Libertà”, è stata recentemente approvata una nuova legge in Iran che intensifica le punizioni per le donne che scelgono di non indossare l’hijab.

Colpite anche le imprese

Questa iniziativa, conosciuta come Noor, che significa “luce” in farsi, amplifica la stretta del governo sulle donne nella Repubblica Islamica, estendendo la repressione anche agli imprenditori che consentono loro di non aderire all’hijab sul luogo di lavoro. Secondo la nuova legge, la presenza di una donna senza hijab in un’azienda può portare alla chiusura dell’attività o a pesanti multe per il proprietario.

Approvata il 13 aprile, questa legge era stata inizialmente votata dal Parlamento iraniano alla fine dell’anno precedente, ma era stata poi sospesa a causa delle ampie proteste scatenate dalla morte di Jina Mahsa Amini, uccisa dalle autorità iraniane dopo il suo arresto per non aver rispettato le norme sull’hijab.

Sorveglianza e sanzioni

A partire da aprile, la polizia iraniana ha iniziato a utilizzare sistemi di sorveglianza per identificare e punire le donne che non rispettano l’hijab, avvisando i trasgressori tramite SMS e minacciando multe salate e il blocco dell’accesso ai servizi di telefonia mobile e Internet per chi persiste nella violazione.

Questa nuova legge prevede che le multe per le violazioni delle norme sull’hijab siano addebitate direttamente sui conti bancari delle donne, senza il loro consenso. E a chi non potrà pagare cosa toglieranno, la casa? Quanto aumenterà la differenza sociale tra uomo e donna, troppo povera?

Ufficialmente denominata “Protezione della famiglia attraverso la promozione dell’hijab e della cultura della castità”, la normativa impone una multa di tre milioni di toman per coloro che non rispettano l’hijab obbligatorio, con l’importo detratto automaticamente dai loro conti bancari. Questa sanzione, pari a circa un terzo del salario mensile di un lavoratore comune (400-600 euro: c’è grossa crisi in Iran), è particolarmente onerosa considerando la grave crisi economica in Iran.

Il governo avrà il potere di prelevare direttamente le multe dai conti bancari delle persone inadempienti, una pratica che è stata utilizzata negli ultimi anni per multare e chiudere numerose aziende accusate di violare la legge sull’hijab. Tra queste, vi sono le farmacie accusate di non imporre l’hijab al personale femminile e ai clienti.

Stretta sulle farmacie

Recentemente, le autorità hanno pure minacciato le farmacie di ridurre le forniture di medicinali se non rispettano il requisito dell’hijab. Una nuova direttiva del Ministero della sanità, emessa il 5 maggio, collega direttamente il rispetto della legge sull’hijab alla distribuzione dei farmaci. Questo provvedimento è stato oggetto di ampie critiche in Iran, dove molti accusano l’establishment clericale di politicizzare l’accesso dei cittadini alla medicina, evidenziando una carenza cronica di farmaci che ha costretto le autorità a distribuire i medicinali tra migliaia di farmacie in tutto il Paese.

Il sindaco di Teheran, Alireza Zakani, ha elogiato la nuova legge in un’intervista ufficiale, sottolineando la necessità di rafforzare gli sforzi per applicarla. Ha dichiarato che il Comune collaborerà strettamente con la polizia per garantire la “protezione ambientale”. Ghasem Rezaei, vice capo della polizia iraniana, ha espresso orgoglio nell’attuare il piano Noor, sottolineando l’adesione alla legge del Paese e la loro convinzione nel rispettarla come agenti di polizia.

Le proteste

Le rigide imposizioni dell’Iran sull’hijab hanno suscitato proteste diffuse, che non si limitano alle grandi città come Teheran e Isfahan, ma coinvolgono anche zone rurali e gruppi minoritari come i curdi e i beluci.

Questo disegno di legge controverso è stato redatto dopo mesi di proteste a livello nazionale, che hanno evidenziato la richiesta di maggiori libertà e diritti per le donne. In Iran, l’obbligo di nascondere i capelli con l’hijab e indossare abiti modesti in pubblico è da tempo una norma, ma sempre più donne iraniane stanno sfidando questa regola.

Le autorità hanno risposto con chiusure di attività commerciali non conformi alle regole sull’hijab e multe per i tassisti che trasportano donne senza velo. La polizia e i volontari stanno intensificando i controlli nei luoghi pubblici, mentre messaggi di testo prendono di mira gli autisti che trasportano passeggeri senza hijab. I rivoluzionari del “18 politico” non trovano dieci minuti del loro tempo per una manifestazione?

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