Politica

Perché lo spot di Esselunga merita tutta l’attenzione che ha avuto

Sfera privata e sfera pubblica, democrazia totalizzante e assuefazione alla dimostrata impossibilità di cambiare le cose attraverso la politica

spot Esselunga

Lo spot di Esselunga? Merita tutta l’attenzione che ha avuto. Tra le tante reazioni allo spot della pesca di Esselunga vi è stata quella di chi ha sottolineato l’eccessiva attenzione che la pubblicità avrebbe catalizzato nel dibattito pubblico a discapito di temi politici ritenuti più rilevanti e meritevoli di maggiore coinvolgimento da parte dei cittadini.

Si è detto, insomma, che nei social e nei media l’eco della pesca è stata sproporzionata rispetto alla reale consistenza del tema. Qualche minuto prima di scrivere questo articolo ho ascoltato alla radio un giornalista meravigliarsi del fatto che all’interno dei quotidiani del giorno lo spot avrebbe trovato più spazio di quello dedicato ai temi economici, uno fra tutti la Nadef ad esempio. Devo dire che in alcuni momenti anche io ho fatto la stessa riflessione sull’eccessivo frastuono provocato dalla trovata pubblicitaria, ma poi mi sono ricreduto.

La sfera privata

Credo ci sia un motivo specifico, a questo punto per me chiaro e persino naturale, per il quale di quello spot parlino e vogliano parlare tutti mentre del resto dei temi politici la stragrande maggioranza dei cittadini si disinteressi. Anticipo subito la conclusione: lo spot Esselunga parla della vita concreta vissuta da ciascuno di noi, nessuno escluso, e fa riferimento ad esperienze per rappresentare e commentare le quali non occorrono competenze particolari o impegno civico profuso ventiquattro ore al giorno.

Quello spot parla di una sfaccettatura della vita, della vita semplice, all’interno della quale ciascuno può specchiarsi o non riconoscersi. L’attenzione che quello spot ha catalizzato è la testimonianza di come la sfera privata sovrasti quella pubblica e del fatto che ciascuno di noi percepisca il vissuto privato con maggiore intensità e sensibilità della dimensione pubblica e dell’interesse per la politica.

Comprensione limitata

Ad un cittadino qualunque non può essere richiesto di comprendere cosa sia la Nadef, di preoccuparsi del trattato Mes, di esprimere un giudizio sullo spread, sui vincoli europei, sulle tecniche per frenare l’inflazione, sull’adeguatezza delle modifiche costituzionali sulla forma di governo, sugli effetti dei bonus a pioggia. Il cittadino vive dentro la propria dimensione esistenziale e, in primo luogo, non ha il tempo per acquisire tutte le competenze necessarie per essere valutatore e giudice della infinita complessità dei temi politici che hanno assunto aspetti di tecnicismo estremi.

Riprendendo il pensiero di Hayek, il cittadino può comprendere i fondamenti della legge, regola generale ed astratta che delimita la libertà per consentire il volontario dispiegarsi di milioni di progetti individuali differenti, ma non può comprendere la legislazione, la normazione tecnica che si prefigge di raggiungere determinati risultati attraverso l’utilizzo di mezzi idonei a raggiungere lo scopo. Perché la comprensione della legge richiede buon senso e adesione a pochi principi di rango etico e costituzionale, mentre il giudizio sulla legislazione esige la padronanza di decine di saperi tecnici.

Sfiducia nella politica

Si dirà, però il cittadino può ben capire che le cose non vanno tanto per il verso giusto nel Paese e potrebbe esternare il suo bisogno di parlarne e ribellarsi. L’obiezione sottovaluta l’assuefazione alla dimostrata impossibilità di cambiare le cose nonostante l’elettorato abbia fatto scelte politiche differenti negli ultimi decenni.

Detto in altre parole: i cittadini si disinteressano di molti temi politici sia perché non possono comprenderli a fondo sia perché li percepiscono distanti dal loro vissuto quotidiano e, in ultimo, perché hanno interiorizzato un senso profondo di sfiducia per il quale non vale più la pena di parlare di alcuni questioni pubbliche. Non cambierà mai nulla.

Lo spot di Esselunga, invece, parla della famiglia, della prima dimensione di vita all’interno della quale siamo immersi sin dalla nascita e non può che suscitare attenzione da parte di chiunque. Dei temi politici devono occuparsi i politici, la classe dirigente specializzata e dotata di competenza; la politica deve produrre risultati e non può chiedere ai cittadini di leggere decine di quotidiani al giorno per comprendere temi complicatissimi, né di studiare cosa sia il Mes, solo per fare qualche esempio. La politica deve ispirare fiducia e farsi giudicare solo sui risultati.

Democrazia totalizzante

La politica non può pretendere che in una società di massa la maggioranza delle persone seguano le cronache politiche per informarsi continuamente e rilasciare feedback quasi come in una rinnovata democrazia diretta. Non possiamo chiedere a milioni di cittadini di attribuire prevalenza alla dimensione pubblica rispetto a quella privata che, invece, è quella più importante e che assorbe le maggiori attenzioni da parte di ciascuno di noi.

Mi appare del tutto normale che una provocazione sul tema della famiglia assorba quasi del tutto l’attenzione del pubblico e ciò a prescindere, naturalmente, del fatto che lo spot ha raggiunto milioni di cittadini grazie al mezzo televisivo. Dobbiamo abbandonare l’idea di una democrazia totalizzante che assorba la maggior parte delle energie dei cittadini e dobbiamo pretendere che la classe dirigente sia competente e faccia il suo lavoro.

Lo spot della Esselunga ha meritato tutta l’attenzione che in una società di massa un tema che coinvolge tutti (e la vita profonda) merita e il disinteresse verso il Mes (per tornare sempre allo stesso esempio) e nei confronti di tanto altro di assolutamente incomprensibile per chi la mattina si alza e deve sfangare la quotidianità è altrettanto meritato. Cerchiamo di tornare sulla terra.

Iscrivi al canale whatsapp di nicolaporro.it
la grande bugia verde