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Con il nuovo governo a Baghdad per gli iraniani la musica è cambiata

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Serve una richiesta di visto: è questa la risposta che gli iraniani si sono sentiti dare dagli iracheni quando, qualche settimana fa, hanno comunicato a Baghdad il prossimo arrivo nel Paese di Esmail Ghaani, potente capo della Forza Qods e successore di Qassem Soleimani. Con Soleimani e il precedente governo iracheno, una risposta simile sarebbe stata impensabile. Soleimani andava e veniva dall’Iran all’Iraq come voleva, senza chiedere ovviamente alcun permesso di sorta.

Le cose però sono cambiate dall’arrivo al potere a Baghdad del nuovo premier, Mustafa al-Khamidi, già capo dei servizi segreti. Come Atlantico Quotidiano aveva già riportato, poco dopo essere arrivato al potere al-Khamidi aveva personalmente guidato un raid delle forze speciali irachene presso Basra, che aveva portato alla chiusura di un partito filo-iraniano e alla requisizione di armi e munizioni.

Ad inizio luglio, poi, le forze di sicurezza irachene hanno arrestato decine di miliziani legati al gruppo paramilitare sciita Kataib Hezbollah (KH), la più potente milizia filo-iraniana dopo gli Hezbollah libanesi, che da tempo rigetta ogni offerta di Baghdad di deporre le armi.

La reazione di KH non si è fatta attendere. Prima i sostenitori filo-iraniani hanno sfilato per le strade di Baghdad con i loro pick-up armati. Il 6 luglio, quindi, è stato ucciso brutalmente Hisham al-Hashimi, super esperto iracheno di terrorismo e di milizie armate in Iraq. Hashimi, come i video mostrano, è stato ucciso in un agguato in pieno stile mafioso, dopo essere uscito dagli studi televisivi. Nessuno finora ha ufficialmente rivendicato l’assassinio, ma c’è il forte sospetto che l’attentato sia proprio opera di Kateib Hezbollah. L’uccisione di al-Hashimi è stata condannata duramente anche dal segretario di Stato americano Mike Pompeo.

Uccidere al-Hashimi, per la cronaca, non è stato solo un atto di vendetta contro chi si occupava di studiare il terrorismo in Iraq, ma anche un attentato alle riforme che il nuovo governo iracheno di al-Khadimi intende portare avanti per realizzare uno stato di diritto. Al-Hashimi, infatti, era anche consulente diretto del premier iracheno e promuoveva la riconciliazione tra le diverse fazioni presenti nel Paese. Poco dopo l’assassinio di al-Hashimi, infine, è stato nuovamente lanciato un razzo (intercettato dal nuovo sistema di difesa anti-missile) verso la Green Zone irachena, contro l’ambasciata americana.

Concludendo, possiamo dire che visto da Teheran, il nuovo governo iracheno è troppo vicino agli Stati Uniti. Sinora, infatti, non soltanto Baghdad ha agito contro i paramilitari sciiti, ma nemmeno ha predisposto il totale ritiro degli americani dal Paese. Le agenzie di stampa iraniane restano piene di comunicati in cui si sottolinea la cooperazione commerciale e militare con l’Iraq, ma sul terreno lo scontento di Teheran continua ad aumentare. Dopo l’omicidio di al-Hashimi è ormai palese che per l’Iraq la possibilità di continuare a giocare due partite contemporaneamente è ormai de facto impossibile.

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