Cultura

Altro che abolire i voti: merito a scuola e in tutto il pubblico impiego

Il ministro Paolo Zangrillo: “premiare il merito non significa brutale competizione, ma una potente leva per mettersi in gioco e risvegliare le motivazioni”

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Ha fatto notizia la scelta, riportata dalle principali testate giornalistiche nazionali, di un liceo di Roma di sperimentare una classe senza voti al fine di “sviluppare meno stress e aiutare i ragazzi a crescere”.

Merito nella scuola

Innanzitutto, è inammissibile trasmettere una tale leggerezza e superficialità: la scuola deve fornire competenze solide e preparare i giovani al mondo del lavoro, un mondo in cui sacrificio, dedizione e meritocrazia sono valori all’ordine del giorno.

È forse il termine “merito” a spaventare la sinistra, tanto da provocare una sorta di isteria per la decisione del nuovo governo Meloni di modificare il nome dell’ex Ministero dell’Istruzione in Ministero dell’Istruzione e del Merito?

Una scelta invece del tutto condivisibile, anche soltanto come segnale per ridare centralità, fin dai primi anni di formazione giovanile, al concetto di meritocrazia, di apprendimento e di competenza, presupposti assolutamente fondamentali se si vuole dotare i nostri ragazzi di tutti gli strumenti necessari ad affrontare al meglio le sfide del futuro.

Il merito nella dirigenza pubblica

Come dichiarato anche dall’attuale ministro per la pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo: “premiare il merito non significa innescare una brutale competizione tra individui, ma al contrario è una potente leva per favorire la disponibilità a mettersi in gioco, a risvegliare motivazione, orgoglio e senso di appartenenza”.

Messaggio che è stato riproposto a Roma, in data 15 novembre, all’assemblea nazionale della Confederazione italiana dei dirigenti e delle alte professionalità (CIDA), anche dal presidente Stefano Cuzzilla, che ha ribadito: “la dirigenza pubblica e privata crede in un’Italia che sappia mettere al centro merito e competenze“, chiedendo quindi ascolto alla politica, con investimenti in istruzione, ricerca e sviluppo.

Dinanzi a migliaia di persone tra cui manager, rappresentanti delle istituzioni e dirigenti di azienda, ci si è soffermati sull’importanza di valorizzare il capitale umano. Il ministro Zangrillo ha sottolineato la necessità di fornire ai dirigenti gli strumenti necessari per svolgere al meglio il loro lavoro, rendendoli consapevoli dell’enorme responsabilità che hanno, motivo per cui non si può prescindere dal merito.

Merito o povertà

Si tratta quindi di un concetto troppo importante, soprattutto in questo particolare momento storico, in cui ci troviamo davanti a sfide estremamente complicate, come la crisi energetica e i rincari da essa derivanti, che stanno mettendo in ginocchio moltissime piccole-medie imprese, cuore pulsante del nostro sistema produttivo, o la gestione dei progetti del Pnrr.

Soltanto le capacità di bravi manager possono riportare l’Italia a crescere, capacità da cui tutti noi traiamo vantaggio e che quindi devono essere premiate, valorizzate e coltivate a partire dalla scuola.

Se al contrario venissero appiattite, frustrate o addirittura punite, da chi vorrebbe un mondo senza merito, senza differenze e quindi senza alcun tipo di motivazione o di incentivo al lavoro, il nostro Paese sarebbe inevitabilmente destinato a diventare sempre più povero nel nome dell’uguaglianza.

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