Cultura

L’uomo e la comunità in difesa della bellezza: il pensiero di Roger Scruton

Per il filosofo britannico citato da Giorgia Meloni, la tutela dell’ambiente è una delle priorità conservatrici. L’intervento dello Stato principale causa di squilibrio

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I media e i commentatori social italiani sono da qualche tempo alle prese con il filosofo britannico Roger Scruton. Non per celebrarne l’opera o per dedicargli un ricordo particolare, ma perché in più occasioni Giorgia Meloni lo ha indicato come punto di riferimento.

È accaduto ad esempio questa estate, intervistata dal settimanale The Spectator – per il quale Scruton è stato collaboratore – e, soprattutto, nel corso del suo intervento alla Camera per la fiducia al nuovo governo.

“In tutto ciò per cui aveva una grande passione, dall’arte e la musica al vino e all’essere un country gentleman, ha sempre saputo rappresentare l’essenza del conservatorismo come un modello di vita e mai come una ideologia”, raccontava Giorgia Meloni al giornalista Nicholas Farrell lo scorso agosto.

L’ecologia di Scruton

“Sappiamo che ai giovani sta particolarmente a cuore la difesa dell’ambiente naturale. Ce ne faremo carico. Perché, come ebbe a scrivere Roger Scruton, uno dei grandi maestri del pensiero conservatore europeo, l’ecologia è l’esempio più vivo dell’alleanza tra chi c’è, chi c’è stato, e chi verrà dopo di noi”, ha dichiarato invece davanti ai deputati di Montecitorio.

Due passaggi utili per comprendere almeno una parte del profilo e del pensiero dell’intellettuale scomparso nel gennaio del 2020. Specie il secondo, dove ritorna un concetto molto caro a Scruton, rivolto ai cosiddetti “not yet born”, coloro che non sono ancora nati, ma ai quali l’uomo deve rivolgere l’attenzione perché eredi di ciò che viene compiuto nel presente.

L’essenza del conservatorismo

A questo elemento si lega la responsabilità che l’individuo porta con sé nell’essere parte di una comunità dalla quale non può essere totalmente estraneo.

In “How to be a Conservative” (2014), Scruton sottolineava come il conservatorismo nasca da un sentimento “che tutte le persone assennate possono facilmente condividere: il sentimento che tutte le cose belle vengono facilmente distrutte, ma non facilmente create”.

E il riferimento è in particolare a tutto ciò che si presenta all’essere umano come un vantaggio che proviene dall’esperienza con i suoi simili: “pace, libertà, diritto, civiltà, spirito pubblico, la sicurezza della proprietà e della vita familiare, tutte cose per cui dipendiamo dalla cooperazione degli altri mentre non si hanno i mezzi per ottenerle da soli”.

Più recentemente, durante un dibattito pubblico, Scruton ribadiva che l’essere conservatori “è l’istinto di aggrapparci a ciò che amiamo, di proteggerlo dal degrado e dalla violenza e di costruire la nostra vita attorno ad esso”. È l’eredità che si lascia a chi ancora non c’è, “e penso che questa sia la radice ultima della posizione conservatrice”.

I legami

I legami tra uomini, dunque, sono il fondamento sul quale costruire, a fatica, le cose belle che sono state tramandate dalle generazioni passate, perché possano essere apprezzate anche da quelle future. Se saltano i legami, la comunità perde senso:

“I vincoli sociali che legavano marito e moglie l’uno all’altro attraverso tutti i problemi e le disarmonie sono stati rimossi uno per uno, al punto che si riesce a malapena distinguere il matrimonio da un accordo di convivenza a breve termine”.

Tutela dell’ambiente priorità conservatrice

In quest’ottica, la tutela dell’ambiente è una delle priorità conservatrici, riscontrabile in “Green Philosophy: How to think seriously about the planet”. Innamorato del giardino sconfinato come sa presentarsi la campagna britannica, per Scruton la tutela dell’ambiente è tutela della bellezza:

“Attraverso l’arte, la letteratura e l’attivismo locale il popolo britannico ha dato voce all’idea della bellezza come risorsa condivisa, fondo insostituibile di ‘capitale sociale’. La bellezza, hanno riconosciuto, funge da barriera alle brutalità dall’alto verso il basso degli sfruttatori e degli ingegneri sociali”.

Allergico sia alle posizioni negazioniste che a quelle oltranziste, rimarcava che “l’intervento dello Stato è la principale causa di squilibrio e le conseguenze ambientali possono essere viste in tutto il mondo ex comunista – nel caso sovietico sotto forma di devastazione totale”. Da qui ha origine la “tragedia dei beni comuni”.

Intervistato dal Financial Times nel 2019, aggiungeva che “il movimento ambientalista è nato perché le persone sono andate a sbattere contro problemi che non possono risolvere perché sono troppo grandi e ciò consente alle persone di incitare sentimenti di panico al punto che chiunque arrivi e dica: ‘Ho la soluzione’ viene automaticamente ascoltato. E lo stesso accade con la persona che dice ‘la fine del mondo è vicina’“.

Scruton e Thatcher

A scanso di equivoci, Scruton non è ascrivibile alla corrente thatcheriana del conservatorismo britannico – d’altronde, secondo l’adagio che nessuno è profeta in patria, ha spesso criticato gli approcci del Partito conservatore.

Ma nell’arguzia del suo ragionamento ammetteva:

“Non ho mai inghiottito nella sua interezza la retorica del libero mercato dei thatcheriani. Ma simpatizzavo profondamente per le motivazioni della Thatcher. Voleva che l’elettorato riconoscesse che la vita dell’individuo è la sua e la responsabilità di viverla non può essere veicolata da nessun altro”.

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