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Def, non ci siamo. Se le opposizioni dormono e sono impresentabili, la maggioranza ricordi che all’opposizione ci va la realtà economica

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Non c’è dubbio. L’equazione che Matteo Salvini è chiamato a risolvere è complessa, e ha un numero elevato di incognite. Da un lato, il leader leghista (ed è comprensibile) non vuole tornare alla vecchia foto del centrodestra tradizionale. Dall’altro, confida (ed è molto probabile) in un fortissimo successo della sua Lega alle Europee, che può consentirgli, il giorno dopo, di mettere sul tavolo tutte le sue carte. E, dall’altro ancora, ritiene (ragionevolissimo anche questo) che, siccome “non di solo pane” vive l’elettore, la forza del suo posizionamento su sicurezza e immigrazione sia una polizza d’assicurazione contro la stagnazione economica. Tanti votano e voteranno Salvini – in sostanza – nonostante Di Maio, nonostante gli zero virgola, nonostante la stagnazione: perché gli riconoscono (ed è un ragionamento che fila) coerenza e determinazione come ministro dell’interno.

Se a questo si aggiunge l’impresentabilità delle attuali opposizioni, la Lega potrebbe dormire sonni tranquilli. Zingaretti è già evaporato. Forza Italia non si sa cosa proponga. Gli uni e gli altri si attestano confusamente su una linea di difesa dell’Europa e dei suoi parametri: tutte cose che mandano in bestia gli elettori più incazzati e danno noia pure a quelli più moderati (altro che rassicurarli). 

Eppure, nonostante questa sequenza di fattori, se dovessimo dare un consiglio al leader leghista, gli esprimeremmo tutta la preoccupazione per un Def deludente ai limiti dell’impresentabilità. Roba da Padoan. La flat tax è diventata un flatus vocis, un sussurro, un’evocazione, una palla fatta rotolare in avanti (in autunno si vedrà). Nessuna misura consistente è stata messa in campo: né di taglio di tasse né di irrobustimento degli investimenti. E la stima dello 0,2 per cento di crescita del Pil dice tutto: una resa al piccolo cabotaggio, alla stagnazione, alla stasi.

Non è necessariamente una buona idea attendere tempi migliori, o accontentarsi della propria forza attuale. Se l’opposizione dorme o è impresentabile, all’opposizione rischia di esserci la realtà economica del Paese. È un elemento che andrebbe sempre tenuto al primo punto nell’agenda delle priorità.

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