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Frammenti e ricordi dell’Era dei Competenti

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C’era una volta, non molto tempo fa, ma sicuramente prima del 4 marzo, un Paese felice, diverso, con un economia solida e lavoro sicuro per tutti, nessun razzista per strada e, soprattutto, con la classe politica più competente e apprezzata dell’intero Occidente. Anzi, del mondo intero. Anzi, dell’Universo.

Quel Paese si chiamava Italia. Questa epoca è passata alla storia come l’Era dei Competenti, oppure del nuovo Rinascimento italiano. Come non poter dimenticare la brillante costituzionalista Maria Elena Boschi occuparsi di riforme istituzionali, la nota ricercatrice in lettere antiche Valeria Fedeli bazzicare per Viale Trastevere al Ministero dell’Istruzione, e il ministro degli affari esteri, Angelino Alfano, sfoggiare il suo Queen’s English in tutti i consessi europei, mentre i ministri degli altri Paesi lo guardavano con stima, rispetto e ammirazione?

Altro che le gaffes di Di Maio su “Ping” e la manifattura illiberale! Nell’Era dei Competenti non c’era un politico fuori posto, tutti contribuivano al bene pubblico e di intrallazzatori e personaggi poco raccomandabili nemmeno l’ombra. Si ricordano ancora con commozione i titoli entusiasti delle grandi testate anglosassoni, mai tenere con l’Italia, come il New York Times o l’Economist, che non potevano fare a meno di inchinarsi ai Competenti e sparavano in prima pagina: Heaven exists and it’s called Italy!

Il debito pubblico non esisteva, e se qualcuno si permetteva di insinuare che lo vedeva al 132 per cento del Pil, e che di certo non ce lo aveva portato lì il Grande Puffo, subito veniva silenziato per dare spazio ad altre opinioni, che, nel rispetto del pluralismo, dovevano essere tutte uguali, perché “restare uniti” prima era un valore imprescindibile, mentre adesso un inutile orpello buono per il fascistometro murgiano.

Ma questa grande epoca, che vide nascere e prosperare – purtroppo brevemente! – anche movimenti politici di cui parlerà la storia, come i Responsabili di Scilipoti, ebbe una precedente epoca a cui ispirarsi: quella della Prima Repubblica. A quei (bei) tempi si facevano sedute spiritiche per scoprire dove erano stati nascosti i politici rapiti, e chi partecipava a questi eventi di indubbio valore culturale e politico diventava presidente del Consiglio, della Commissione europea, padre dell’Europa, dell’Euro, della Patria e di tutte le Terre, dei Mari e dei Pesci. Un po’ come l’ugandese Idi Amin Dada.

Tesorieri di partito corrotti non se ne vedevano nemmeno a cercarli con il lanternino, tanto che l’autorità di pubblica sicurezza, stanca del dolce far nulla, doveva portare le valigette con le mazzette nelle sedi dei partiti per montare casi giudiziari. La magistratura era davvero indipendente tra l’altro, nessun magistrato cercava gloria, visibilità o faceva conferenze stampa in diretta tv andando contro provvedimenti del governo perché la separazione dei poteri era cara a tutti. L’abuso di ufficio, tra l’altro, era un concetto incomprensibile ai più.

Che gran peccato – lo dico anche per le generazioni future! – che tutto questo ben di Dio sia finito il 4 marzo! Che ora non ci sia più nessun Lavitola a dirigere con garbo un quotidiano storico come l’Avanti! Che nessuno potrà più prendersi cura della povera nipote di Mubarak, finita nel proverbiale “tritacarne mediatico” per un volgare scambio di persona! Adieu à ce monde là: con una nota di rammarico, e la tristezza in un cuore ormai inconsolabile e colmo di lacrime.

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la grande bugia verde