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Governo allo sbando, fate presto: a dover essere chiuso, e con urgenza, è il Conte 2

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Dei gravi errori di sottovalutazione e di comunicazione commessi dal governo già a partire dalla fine di gennaio nella gestione dell’emergenza coronavirus siamo più volte tornati qui su Atlantico. Ma con quello che è accaduto ieri abbiamo davvero superato il limite. La notizia della immediata chiusura di scuole e università “da domani alla metà di marzo” era stata da pochi minuti battuta dalle principali agenzie di stampa, evidentemente filtrata da ambienti governativi (“dalla Casaleggio & associati siamo alla Casalino & associati“, la perfetta sintesi di Daniele Capezzone), e rilanciata dai media internazionali, quando alt! Fermi tutti, abbiamo scherzato… Uscendo dalla riunione a Palazzo Chigi il ministro dell’istruzione Lucia Azzolina frenava: “Nessuna decisione sulle scuole è stata presa, arriverà nelle prossime” (il lancio Ansa è tronco, forse perché nemmeno loro in grado di stabilire se ore, giorni o settimane…).

Così la notizia, diventata nel frattempo l’Italia “verso” la chiusura delle scuole, fa il giro del mondo. Così l’Associated Press, come molte altri media internazionali, riportava il contrordine compagni:

“Italian media say the Italian government has ordered schools nationwide to close for the next two weeks to limit the spread of the coronavirus, but the country’s education minister says a final decision on the closure has not yet been confirmed”.

In serata l’annuncio definitivo – si spera – identico alla prima indiscrezione rilanciata dalle agenzie nel primo pomeriggio: scuole e università chiuse da oggi al 15 marzo. Non è mancata la perla: “Misura inefficace”, ha sentenziato il comitato tecnico-scientifico a cui si è affidato (ma non troppo) il premier Conte.

Il problema non è più solo che il Governo Conte 2 comunica incertezza, confusione e panico, sia ai cittadini che all’estero. Siamo molto oltre: questo governo è l’immagine stessa dell’incertezza, della confusione e del panico. Sono allo sbando e, questo sì, lo comunicano benissimo… Il danno di immagine per il Paese è quindi doppio: non solo alle prese con una severa emergenza sanitaria che comporterà di per sé ingenti danni all’economia, ma – ancor più grave – ci mostriamo alla deriva, senza comandante né timoniere.

Martedì sera erano arrivate, con oltre un mese di ritardo, e a quasi due settimane dal paziente 1 di Codogno, le “raccomandazioni” minime alla popolazione per rallentare il contagio, le stesse che da giorni vengono diffuse dai governi di Paesi con un decimo e un ventesimo dei nostri casi positivi. Da oggi gli abbracci sono sconsigliati tra chiunque, a dimostrazione di quanto fosse imbecille la campagna “abbraccia un cinese”.

Il tira e molla sulla chiusura delle scuole è solo l’ultimo degli autogol comunicativi (ricordiamo l’infondata accusa del premier agli operatori sanitari del lodigiano) di una gestione dell’emergenza che oltre che indecente, sta diventando realmente pericolosa. Dovrebbe almeno convincere anche i più impermeabili all’evidenza che a dover essere chiuso – e con urgenza – è questo governo.

Nel pieno di un’emergenza il buon senso sconsiglierebbe di cambiare governo, suggerirebbe di ridurre al minimo la conflittualità politica e restare uniti, sulla base della banale considerazione che nella tempesta è meglio avere qualcuno saldo al comando, pur mettendo nel conto qualche errore, che il caos decisionale. Ma se questo qualcuno si dimostra a tal punto incapace da piombare nel caos più totale, oltre a commettere gravi errori? Sono trascorse quasi due settimane dall’esplosione dei focolai in Lombardia e Veneto, 2.500 casi e 79 morti, eppure questo governo non ha ancora ingranato, non ha ancora il passo di marcia adeguato ai tempi difficili che stiamo vivendo e ai rischi che stiamo correndo.

Se ci troviamo nella più grave emergenza degli ultimi 40 anni (almeno) con il peggiore governo della Repubblica, dobbiamo ringraziare i diversi autoproclamati geni della politica che l’hanno messo su a tempo di record e che con i loro fiancheggiatori mediatici ci ripetono fino allo sfinimento che però “abbiamo scongiurato l’aumento dell’Iva”, “abbiamo evitato di consegnare il Paese nelle mani di Salvini”. Il tutto, va ricordato, bollinato dal Quirinale, al quale nessuna norma e prassi costituzionale imponeva di dar vita ad un governo purchessia, raffazzonato, in conclamato contrasto con l’orientamento dell’elettorato, il cui unico scopo – persino rivendicato – era quello di impedire all’avversario politico di vincere le elezioni e governare legittimamente il Paese, insomma di evitare una cocente sconfitta elettorale alle forze politiche che lo sostengono. Il presidente Mattarella porta tutta intera la responsabilità della nascita di questo governo, avendolo fortemente voluto e probabilmente avendo macchinato non poco per renderlo possibile. Se non la cronaca, sarà la storia ad attribuirgliela.

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