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Il caso Hoffa: uno dei misteri insoluti del Novecento

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Uno dei più grandi enigmi della storia contemporanea è senza dubbio il “caso Hoffa”. Il Novecento è stato, senza timore di smentita, il secolo dei casi irrisolti, dei misteri insoluti, delle grandi questioni senza verità. E i fatti controversi non si contano: il caso Kennedy, il caso Moro, le stragi, la strategia della tensione, la morte del fratello di Kennedy, l’omicidio di P. Mattarella, Joe Petrosino…

Tuttavia vi è un caso che più di ogni altro è divenuto nel tempo un autentico rompicapo, un enigma senza soluzione, un vero dilemma per storici e ricercatori di mezzo mondo: il caso Hoffa.

Probabilmente il nome di Hoffa dirà ben poco al 99 per cento degli italiani, ma negli Stati Uniti, soprattutto fino a una ventina di anni fa, il caso Hoffa e la vita di questa figura erano sulla bocca di tutti.

Hoffa fu, dalla metà degli anni ’50 alla metà dei ’70, un personaggio di primissimo rilievo negli Stati Uniti e segnò la storia di quel Paese in modo indelebile. Fu per un decennio a capo dei Teamsters, il celebre sindacato degli autotrasportatori, e anche grazie a questa lunga presidenza divenne uno degli uomini più potenti d’America.

Tra la fine degli anni ’50 e l’inizio dei ’60 Hoffa fu il nemico numero uno dei fratelli Kennedy, JFK e Bobby e la loro rivalità entrò nella leggenda.

Hoffa fu, ad onor del vero, una figura estremamente controversa, oscura, complessa, enigmatica. La sua vita fu un continuo susseguirsi di luci ed ombre, di alti e bassi, di successi e sconfitte, di cose pregevoli e di fatti a dir poco discutibili.

Storicamente accertata fu senza dubbio la sua lunga “amicizia” con veri boss mafiosi italoamericani e con personaggi poco raccomandabili in generale.

Secondo alcuni storici Hoffa ebbe un ruolo anche nella pianificazione dell’assassinio di Kennedy – teoria comunque, va detto, mai suffragata da prove né dimostrata in alcun modo.

Poliedrico, istrionico, misterioso, occulto, enigmatico, potente, influente, divisivo, Hoffa è stato in quegli anni un personaggio di cui discuteva mezza America e, dopo la scomparsa, entrò di diritto nella mito e nella leggenda.

Il problema è proprio questo… la sua “scomparsa”. Hoffa scomparve nel nulla il 30 luglio del 1975 e, da quel momento, non si seppe più nulla di lui. Quel giorno si consumò, a Detroit, uno dei più grandi enigmi di tutta la storia contemporanea, occidentale e forse non solo. Cerchiamo di spiegare in sintesi ciò che avvenne in quel maldetto 30 luglio del 1975.

Hoffa, allora 62enne, era uscito dalla prigione da circa 4 anni (Nixon gli aveva “gentilmente” abbuonato 7 anni di reclusione) e stava per riprendersi la guida dei Teamsters, leadership che fu costretto a lasciare nel 1967 per “cause di forza maggiore” (in quell’anno andò in prigione).

In quel giorno Hoffa aveva un appuntamento con due uomini legati alla mafia (alla famiglia Genovese per la precisione) e questi due individui rispondevano al nome di Tony Giacalone e Tony Provenzano. Hoffa doveva chiarire alcune situazioni con costoro e decisero quindi di darsi appuntamento nel primo pomeriggio al parcheggio del “Red Fox”, un raffinato ed elegante ristorante dell’epoca.

Hoffa fu visto, da alcuni testimoni, in quel parcheggio per l’ultima volta verso le 14.45… poi… il nulla. Fu come inghiottito e nessuno seppe più nulla di lui.

Questo caso è stato portato alla ribalta negli ultimi tempi dallo splendido film di Scorsese “The Irishaman” (2019), pellicola in cui il ruolo del nostro viene (magnificamente) interpretato da Al Pacino.

Nell’opera di Scorsese viene mostrato come Hoffa venga ucciso da una determinata persona (non ne svelo l’identità per non rovinare la sorpresa a chi ancora non lo avesse visto), tuttavia la “ricostruzione” messa in scena dal cineasta italoamericano ha lasciato estremamente perplessi e da più parti si è messa in discussione la veridicità storica di tale “versione”.

In questi 46 anni si è detto tutto ed il contrario di tutto sulla sparizione di Hoffa, sulle reali motivazioni dell’omicidio, sui mandanti e sulla identità del killer. Centinaia di teorie, illazioni, ipotesi, suggestioni, fantasie, dichiarazioni hanno caratterizzato il complesso lavoro di ricerca su questo oscuro ed inquietante caso.

Tre sono i grandi autori/studiosi che hanno in questi anni fornito le ipotesi più robuste, serie e rigorose in assoluto e costoro rispondono al nome di D. Moldea, A. Sloane e J. Goldsmith. Fra i tre il più autorevole è Dan E. Moldea, un uomo che ha dedicato 46 anni della sua vita al “caso Hoffa”.

Questi nel suo stupendo “The Hoffa Wars” (1978) descrive in modo sontuoso ed iperdocumentato l’intera vicenda, spiegandone ogni singolo dettaglio. A parere di chi scrive le ricerche di Moldea rappresentano quanto di più preciso, corretto, veritiero, rigoroso e documentato vi sia in circolazione su quella drammatica e misteriosa vicenda. Per la cronaca Moldea individua nella persona di S. Briguglio, killer mafioso, l’esecutore materiale del delitto Hoffa.