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Il Labour si conferma partito di Londra, ma fatica nel resto del Regno. Nessun tracollo Tory

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Il Labour si conferma il partito di Londra, ma i Tories non perdono nel Red Wall, dove le linee di faglia della Brexit sono ancora ben presenti nell’elettorato. Queste sembrano le poche certezze della tornata delle elezioni amministrative che si sono tenute giovedì in Inghilterra.

Sir Keir Starmer e i suoi hanno conquistato la maggioranza nei borough di Barnet, Westminster e Wandsworth. Questi ultimi rispettivamente dal 1964 e dal 1978 a maggioranza Tory. Non sono bastate le tasse comunali più basse del Regno Unito per fermare la marea rossa londinese. A dire il vero Wandsworth esprime già 3 parlamentari laburisti, ma gli stessi Tories locali hanno evidenziato come scandali e carovita abbiano inciso sull’esito finale della contesa. Pure nel borough di Hillingodn, dove è eletto Johnson, l’opposizione ha guadagnato 3 consiglieri, seppure i Tories siano riusciti a mantenere la maggioranza. Così come l’hanno fatto a Chelsea and Kensington. Anche in Inghilterra si ripropone il cleavage con i grandi centri urbani che vanno a sinistra e le periferie, le campagne e le piccole città che votano a destra.

Il leader del Labour, Sir Keir Starmer ha definito il risultato un “punto di svolta” per il partito. Questo prima di apprendere da uno scoop del Daily Telegraph dell’indagine della polizia di Durham sui suoi drink durante il lockdown. In realtà, secondo l’esperto di analisi elettorale, prof. Sir John Curtice della Strathclyde University “i Laburisti non stanno facendo meglio nel resto del Paese anche rispetto agli anni di Corbyn”. Nelle Midlands e nel Nord dell’Inghilterra la percentuale di votanti per il Labour è addirittura in ritirata rispetto alle stesse elezioni tenutesi nel 2018. In più, per Starmer c’è il rischio che Sadiq Khan, il sindaco di Londra che si è subito presentato di fronte alle telecamere per reclamare il successo londinese, possa diventare un pericoloso rivale per la leadership del partito.

Per i Tories non c’è stato il tracollo previsto dal Telegraph, che dava i Conservatori a -800 seggi in Inghilterra. Comunque, su 73 council finora dichiarati su 146 il partito di Johnson ha perso 131 seggi. Appare confortante il risultato nel Red Wall, decisivo per ottenere la prossima maggioranza alla Camera dei Comuni. I Conservatori tengono o guadagnano a Hartlepool, Thurrock e Nuneaton, mentre ciò che deve preoccupare è l’arretramento nel Blue Wall meridionale tutto a vantaggio dei LibDems, che hanno abbandonato la retorica europeista e si pongono come i più pericolosi rivali dei Tories a sud di Londra. Il partito guidato da Sir Ed Davey ha sottratto ai Tory Somerset e ha clamorosamente ottenuto la maggioranza di Kingston-upon-Hull nello Yorkshire and Humber, sottraendola ai Laburisti.

Nel complesso, non sembra esserci una forte ondata popolare in favore del Labour, come ci fu a metà degli anni ’90 quando Blair e soci si preparavano a spazzare via John Major e i Tories alle elezioni del 1997. Le elezioni di metà mandato sono sempre sfavorevoli al partito che governa e il presidente del partito Conservatore, Oliver Dowden, ha detto in tv che anche William Hague vinse più di mille seggi nei council a fine anni ’90 per poi essere battuto nettamente dal Labour alle elezioni del 2001. Le politiche sono decisamente un’altra storia.

I Conservatori, quindi, arretrano ma si mantengono in una posizione che, con una campagna elettorale ben calibrata, potrebbe consentirgli di rivincere nel 2024. Il fatto che mantengano il sostegno nel Red Wall cambierà i rapporti dentro al partito e il partito stesso, spingendo i Tories più verso la loro agenda di levelling up – riequilibrio socio-economico del Paese – che non verso le tematiche più vicine ai liberal metropolitans come la protezione dell’ambiente, la tutela delle diversità, le pari opportunità. La battaglia per il 2024 è appena iniziata.

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