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Il regime di Teheran prende di mira i ricercatori iraniani della Foundation for Defense of Democracies

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Mentre in Italia c’è chi persevera nel voler portare avanti la collaborazione con i think tank iraniani, in Iran si invocano le condanne a morte per gli analisti di origine iraniana, che si permettono – dall’estero, ovviamente – di assumere posizioni critiche nei confronti del regime clericale sciita.

Ancora una volta, sotto l’occhio di Teheran, è finito il think tank americano Foundation for Defense of Democracies (FDD), noto per il suo expertise sulla questione iraniana e per la sua posizione netta a favore di una serie di sanzioni che colpiscano direttamente gli asset finanziari dei clerici khomeinisti e dei Pasdaran.

Già nel maggio del 2020, il ministero degli esteri iraniano aveva reso noto che avrebbe presto rilasciato una lista di personaggi posti sotto sanzioni e legati all’FDD. In quel caso, però, ad essere preso di mira fu il think tank nel suo insieme e il suo direttore, Mark Dubowitz.

Adesso Teheran alza la posta: in un articolo pubblicato su Fars News – agenzia di stampa vicina ai Pasdaran – viene chiesto al Ministero degli esteri di inserire nella lista delle persone colpite da sanzioni tre ricercatori dell’FDD di origine iraniana. Si tratta di Alireza Nader, Saeed Ghasseminejad e Behnam Ben Taleblu. I tre vengono accusati di sostenere il presidente Trump e la “guerra economica” contro l’Iran. Per questo, conclude l’articolo, devono essere trattati come Ruhollah Zam e Jamshid Sharmahd, due oppositori iraniani che si trovano oggi nelle carceri del regime e che sono stati condannati a morte per la loro attività di informazione e denuncia dei crimini della Repubblica Islamica.

Sarebbe interessante cosa pensano di queste minacce alla libertà di espressione i responsabili di think tank italiani come lo IAI e l’ISPI. Quest’ultimo, in particolare, da anni collabora con il think tank iraniano governativo IPIS, noto per aver organizzato, nel 2006, un seminario negazionista dell’Olocausto con l’allora presidente Ahmadinejad e per aver svolto, nel 2018, una audizione in Commissione Affari esteri della Camera, in cui venne di fatto disconosciuto il diritto di Israele ad esistere. Purtroppo, sappiamo già che molto difficilmente questi ricercatori irano-americani riceveranno una qualche forma di solidarietà da molti dei loro colleghi italiani e europei.

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