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Il solito vizietto della sinistra: dove non arrivano i voti, arrivano i tribunali

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Il leader della Lega Matteo Salvini è stato rinviato a giudizio a Palermo per il caso della nave Open Arms. La vicenda risale all’estate del 2019, quando l’allora ministro dell’interno negò lo sbarco al porto di Lampedusa di 147 clandestini che si trovavano a bordo della nave dell’ong Open Arms. È ben documentato come la nave in questione abbia rifiutato la destinazione offerta dal governo spagnolo presieduto dal socialista Pedro Sanchez, il porto di Algeciras, e abbia deliberatamente scelto, come ben spiegato da alcune corrispondenze Malta-Open Arms, di bighellonare nel Mediterraneo con un unico obiettivo: giungere in Italia.

L’ex ministro dell’interno dovrà rispondere davanti ai giudici delle accuse di sequestro di persona e di rifiuto di atti d’ufficio. Salvini si è detto tranquillo e pronto al processo, osservando però come questa vicenda giudiziaria dimostri che i tribunali vengono usati per fare politica e sia quindi molto pericolosa, perché crea un precedente.

Le parole di Luca Palamara, il quale in una conversazione intercettata con un altro magistrato spiegava come Salvini dovesse essere comunque attaccato, sebbene avesse ragione, stanno trovando conferma.

Il leader della Lega rivendica il suo operato da ministro, ribadendo di aver solo difeso gli interessi del suo Paese e che tutte le decisioni prese in quelle frenetiche ore erano figlie di un chiaro indirizzo politico del governo Conte. Non decisioni personali, ma condivise collegialmente da tutto l’Esecutivo giallo-verde.

Non bisogna dimenticare che l’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini è stata votata dalla maggioranza giallo-rossa, un metodo visto e rivisto: quando non riesce a sconfiggere l’avversario politico nelle urne, la sinistra cerca di abbatterlo per via giudiziaria. È stato così per molti anni con Silvio Berlusconi e adesso nel mirino di questo scandaloso modus operandi c’è proprio Matteo Salvini.

L’agenda dei leader politici di maggioranza in questo periodo dovrebbe essere occupata da incontri e attività volte alla ripartenza del Paese dopo l’emergenza sanitaria, non piene di udienze di processi politici. Ai giudici non dovrebbe essere concesso il potere di sindacare gli atti politici di un governo. Purtroppo, invece, siamo per l’ennesima volta di fronte ad una realtà che mina il principio della separazione dei poteri, uno dei pilastri fondamentali dello stato di diritto e della democrazia liberale.

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