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Il terrorismo ecologico per mungere più tasse: nessuna strategia e nessuna vergogna

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Di Maio, detto il bibitaro, non tiene vergogna: “Il Paese più verde, più ecologico e più giusto lo faremo con le tasse”. E non gli mancano i lacchè pagati per sostenerlo. L’ecologia, il salvataggio del pianeta, la babyvelista come pretesti per mungere l’impossibile: siamo vacche di un allevamento intensivo gestito da uno stato-cancro che nutre se stesso distruggendo il corpo che lo ospita. Ma questo, lo sappiamo, è lo statalismo verace, il contrario del liberismo liberale. Di diverso, di peggio c’è la situazione italiana, dove due partiti che si sono odiati per dieci anni si uniscono, in attesa di fondersi, per sopravvivere spremendo nuove tasse al popolo più tar/tassato d’Europa, nel segno dell’odio verso Salvini. Di diverso, di peggiore c’è il paese preso in giro dall’Europa e consacrato a porto franco di due o tre continenti; c’è il tradimento, sereno, sfacciato, delle promesse di non rapinare gli italiani con il fisco, viceversa potenziato nei suoi poteri polizieschi.

Il paese più giusto e più verde lo fai caricando di tributi e di balzelli un sistema portante di piccole e medie imprese già allo stremo, lo fai crocifiggendo professionisti e partite Iva all’eterno ruolo di evasori presunti senza appello? Trenta miliardi subito, per gradire, ventitré per bloccare l’aumento dell’Iva preteso dall’Unione, sette dall’improbabile serbatoio dell’evasione, in realtà per istinto, per depravazione, per tutelare, almeno a parole, le fasce elettorali di riferimento, statali, “lavoratori”, in gergo sindacale per dire quelli delle fabbriche, per dire gli unici che lavorano. L’eterna sensibilità stalinista!

Nessuna strategia, nessuna visione di lungo o medio periodo. E nessuna vergogna. La storia non è maestra di niente, molte delle trovate fantasmagoriche del governo Giuseppi ricalcano quelle del governo Monti, dallo stato di polizia tributaria all’idea di tassare il contante e perfino gli animali da compagnia. La realtà è che i 30 miliardi in ballo servono essenzialmente ad alimentare la metastasi dello spreco spumeggiante, del clientelismo retorico, della burocrazia che si nutre della fatica di chi opera, rischia, si sbatte. Ma hanno limato 300 parlamentari al risparmio di un caffè pro capite. Il Paese più equo, più verde sarebbe quello che obbliga i poveracci a cambiare l’auto oppure andare a piedi: cosa che in Francia ha scatenato orde di incazzati in gilet giallo che da quasi un anno non si stancano di tenere sulla graticola Macron; qui si bofonchia ma si ingoia di tutto e di più, perfino un opportunista truccato da Joker che dice: basta, adesso siamo diversi, stiamo col Pd e se non vi va bene andate affanculo voi. E i lunatici grillini: “onestà, onestà”.

Siamo un Paese a pieno carico, basta un uccellino che si posi sulla trave Italia per stroncarla: ma senza nuove tasse non c’è crescita, questa la demenziale impostazione, demenziale e criminale: e così annunciano nuove tonnellate di tasse e, insieme, il ricarico di orde di migranti da curare, mantenere, ospitare per quanto inferociti e impossibili, diciamola pure la parola, da civilizzare, da socializzare. Paese verde, sì, ma di bile: possiamo, per una volta, mandare noi a quel Paese Grillo, Greta, Di Maio, Conte e il Paese equo e solidale?

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la grande bugia verde