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Le parole di Khamenei confermano il cambio di narrazione di Teheran sul nucleare

Zuppa di Porro: rassegna stampa del 29 settembre 2019

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Qualche giorno fa, su Atlantico Quotidiano, avevamo segnalato il cambio di narrazione da parte iraniana in merito alla possibilità di dotarsi o meno di armi nucleari. Avevamo rilevato, con una serie di esempi, come sebbene ufficialmente venga negata la volontà di arrivare all’ordigno nucleare, Teheran stia sempre di più avvertendo che – se costretta o se necessario – potrebbe superare questa linea rossa.

Ad ulteriore conferma, le parole della Guida Suprema Ali Khamenei dello scorso 22 febbraio. Ricordiamo che, secondo la narrazione del regime, Khamenei sarebbe l’autore di una fatwa che vieterebbe alla Repubblica Islamica di dotarsi di armi nucleari, ma di questa fatwa non c’è presenza presenza sul sito ufficiale del Rahbar (e per formale intendiamo la pubblicazione di un testo con domande e risposte, ovvero la modalità classica con cui vengono pubblicati gli editti islamici).

In un discorso pubblico del 22 febbraio, trasmesso dal Canale 1 della tv iraniana, Khamenei ha affermato che nessuno potrebbe impedire alla Repubblica Islamica di costruire, se volesse, armi nucleari. Reiterando la narrazione secondo cui non esiste una prospettiva in tal senso, allo stesso tempo, per la prima volta, Khamenei fa sapere che l’Iran ha in mente altro: la soglia limite di arricchimento dell’uranio, infatti, non è del 20 per cento (già esplicitamente in violazione dell’accordo del 2015, di cui l’Iran è ancora volontariamente parte), ma se necessario Teheran può innalzare il livello di arricchimento al 60 per cento, se fosse necessario per costruire motori a propulsione nucleare.

Per Khamenei, l’arricchimento dell’uranio è qualcosa di cui l’Iran ha bisogno, che porterà avanti e da cui non tornerà indietro.

Molto significativamente, nello stesso giorno in cui annunciava che la Repubblica Islamica non escludeva di dotarsi di armi nucleari, in caso volesse, e soprattutto la volontà di incrementare l’arricchimento dell’Uf6 fino al 60 per cento, l’Assemblea degli Esperti – ovvero l’organo che elegge la Guida Suprema iraniana, quindi anche il successore di Khamenei – dichiarava che il programma missilistico del regime è “non negoziabile”.

E ricordiamo che, attualmente, Teheran dispone di missili balistici che, volendo, sarebbero in grado di colpire l’Europa, fino quasi alle coste dell’Italia meridionale (missili Shahab 3, Emad 1 e Sejjil, con oltre 2000 chilometri di gittata).

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