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L’esercito britannico si rifà il look, progettando il futuro

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“L’ultima vera tazza di tè prima di partire”, recitava la storia su Instragram un paio di giorni prima di rivederlo a bordo di un tank in azione nel deserto. L’account in questione è di Gavin Williamson, segretario di stato alla Difesa nel governo di Theresa May, e il deserto era quello dell’Oman, dove le truppe britanniche sono state impegnate nell’esercitazione Operation Saif Sarea 3 la scorsa settimana. Ed è infatti del 5 novembre il comunicato del governo britannico che annuncia l’apertura di una nuova base militare nello stato arabo dove verranno trasferite alcune truppe ora dislocate in Europa a partire da marzo 2019, proprio mentre scadrà il countdown per Brexit. “Ci poniamo come bastione di stabilità nella regione. Non è mai stato così importante considerato che attività pericolose portate avanti da stati ostili e organizzazioni estremiste violente cercano di minare la stabilità e a sovvertire l’ordine sul quale facciamo affidamento”, ha dichiarato Williamson: la posizione della base è strategica per Londra perché garantisce una presenza fissa nel Golfo Persico affacciandosi sullo Stretto di Hormuz e – quindi – sull’Iran. Si è trattata della più grande esercitazione dell’esercito britannico negli ultimi 17 anni, con 5.500 uomini che si sono uniti ai 7.000 dell’Oman: cinque settimane di manovre durante le quali è stata simulata l’invasione di uno stato desertico.

Non appena è stata diffusa in patria la foto che ritrae Williamson in divisa a bordo di un carroarmato Challenger MKII, l’immaginario giornalistico è ricorso allo storico scatto che vede protagonista Margaret Thatcher affacciarsi da una torretta di un tank in completo bianco e un foulard a coprirle la testa. “Gavin Williamson al comando di un tank come Margaret Thatcher dopo esseri assicurato un miliardo extra per le truppe”, titolava per esempio The Sun, il tabloid più diffuso nell’isola. Il miliardo di sterline è quello che è stato stanziato dal Cancelliere dello Scacchiere, Philip Hammond, nel Budget che nelle intenzioni dell’esecutivo conservatore porrà termine agli anni di austerity varati da David Cameron e George Osborne.

La popolarità di Williamson non è mai stata così alta e l’aver strappato un assegno così sostanzioso dalle casse dello stato rappresenta una netta vittoria e a tenere banco non è soltanto il suo nome, ma lo sono anche le notizie sul futuro delle forze armate britanniche. Mentre il primo si schierava dalla parte del presidente americano Donald Trump in merito alla decisione di abbandonare il patto sulle armi nucleari con la Russia (“Gli Stati Uniti sono il nostro alleto più stretto e di lunga data e saremo assolutamente risoluti nel consegnare il messaggio chiaro alla Russia che deve rispettare gli obblighi che si è assunta”), il governo annunciava che le nuove reclute provenienti da un Paese membro del Commonwealth non avranno l’obbligo di aver vissuto nel Regno Unito per entrare nei ranghi militari: secondo le regole in vigore, infatti, solo 200 cittadini provenienti da Paesi come l’India, l’Australia o il Kenya possono all’anno fare domanda di arruolamento senza aver vissuto sull’isola per almeno cinque anni. In questo modo si punta ad arruolare all’incirca 1.300 persone in più ogni anno.

A ciò si aggiungono nuovi criteri di selezione più permissivi: pare infatti destinato a cadere il divieto di avere la barba mentre si indossa la divisa, nel tentativo di avvicinarsi maggiormente ai giovani d’Oltremanica – divieto che già non sussiste per motivi religiosi o medici. Nota di colore: aveva destato qualche malcontento negli ambienti militari la decisione del principe Harry, che ha servito in Afghanistan e più volte ha rappresentato la famiglia reale in occasioni ufficiali con l’esercito, di non radersi nemmeno in occasione del matrimonio, decisione poi giustificata con il fatto che per Harry i compiti militari si sono ormai ufficialmente conclusi.

Uno degli uomini di fiducia della May, Williamson ricopre il ruolo di segretario alla Difesa da un anno, dopo aver fatto parte della task force organizzata dal Primo ministro per raggiungere un accordo con il Democratic Unionist Party nordirlandese per garantirsi una maggioranza in parlamento dopo la risicata vittoria dei Conservatori alle elezioni del 2017. Schieratosi per il Remain in occasione del referendum su Brexit, ha sostenuto sin dall’inizio l’allora Home Secretary per arrestare la corsa alla leadership del partito di Boris Johnson in seguito alle dimissioni di Cameron. È “socialmente” attivo, tanto da venir richiamato all’ordine lo scorso ottobre dopo aver postato sempre su Instagram una foto del primo ministro che interveniva alla House of Commons sulle trattative con l’Unione europea: il regolamento del Parlamento britannico vieta infatti di scattare foto all’interno della camera. Classe 1976, si è formato fuori dalla politica, ricoprendo ruoli anche manageriali nell’industria della porcellana e della ceramica prima di essere eletto per la prima volta nel 2010 per i Tories, lui che è figlio di una coppia laburista.

Il suo operato è legato anche all’Italia. È stato Williamson a svelare la scorsa estate il nuovo caccia della RAF, il Tempest, che dovrebbe prendere il volo entro il 2035. Il veivolo prende il nome dal Team Tempest, joint-venture che ingloba le aziende britanniche Bae Systems, Rolls-Royce, Mbda e la nostra Leonardo. Un nuovo caccia, la portaerei Queen Elizabeth nuovo fiore all’occhiello della Royal Navy che ha recentemente completato la traversata dall’Atlantico e, da ultima, la nuova versione del SA80, il fucile d’assalto in dotazione all’esercito che promette di diventare “l’arma più letale al mondo” e per la quale in aprile il ministero della Difesa aveva stanziato 5.4 milioni di sterline per migliorare le prestazioni del modello in uso. La British Army si rifà il look – e non solo per il pubblico di Instagram.

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