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L’Italia a due velocità. Dal caso Bonafede all’iperbole renziana

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Pubblichiamo un intervento di Giulio Centemero, deputato, capogruppo in Commissione Finanze e tesoriere della Lega

Che fossimo davanti ad un governo di funamboli era già di per sé evidente e i commenti si sprecano, ma che la storia della politica italiana stesse toccando proprio in questi giorni il suo livello più basso, questo no. Andava oltre ogni aspettativa. Non tanto per la mancanza di contenuti e proposte che connota questo Esecutivo, ma per l’assoluta assenza di coerenza: oggi, elemento ulteriore che servirà a caratterizzare questa assurda mescolanza di ondivaghe presenze che si alternano tra gli scranni di Montecitorio.

Era il lontano 25 aprile del 2019, quando l’allora sempre ministro della giustizia Bonafede riprese una frase di Paolo Borsellino (magistrato italiano, vittima di Cosa Nostra nella strage di via D’Amelio assieme ai cinque agenti della sua scorta) che “diceva che un politico non deve essere solo onesto, ma deve apparire onesto”. Un preambolo che aprì un lungo e acceso dibattito con la Lega.

Preambolo rincarato poi da tutta una serie di sondaggi che davano forza alle posizioni dei 5 Stelle secondo cui gli italiani avrebbero voluto che un allora sottosegretario, facente parte dell’altra ala della spigolosa maggioranza, si dimettesse ancor prima di essere giudicato. Magari era un sondaggio della oggi scomparsa Piattaforma Rousseau. Ricordate? Lo strumento tanto blandito dai 5 stelle. Chissà se oggi gli stessi sondaggi vorrebbero Bonafede dimissionario, o qualcosa è cambiato? Ma che cosa? Che sia un problema di percezione della realtà?

Una netta contrapposizione tra quello che si respira all’interno dei palazzi, la velocità con cui le notizie si alternano nell’ormai vuoto emiciclo emblema della sostanza di questo Esecutivo, e la distanza con cui la politica vive il “problema” della quotidianità? Che si tratti invece di un sistema di correnti contrapposte che vivono surrettiziamente e utilizzano la politica come un mezzo di locomozione utile solo per raggiungere e dare sfogo alle proprie mire espansionistiche? O solo il fatto che un partito, oramai ai minimi storici, sia ostaggio dei capricci del leader di Italia Viva?

Ora vi è un altro ed ulteriore problema, che riguarda quello dell’onestà politica. Non discuto sulla correttezza e integrità del Guardasigilli, non spetta a me giudicare. Io mi attengo ai fatti, studio le carte e arrivo alle mie conclusioni. Ma il mio e nostro ruolo, quello di parlamentari, è di attenerci alle regole, esercitare anche funzioni di controllo sul governo così come quelle di indirizzo politico che legittimano una democrazia rappresentativa.

Siamo davanti ad una crisi epocale: politica, economica, sociale e valoriale.

E non è tutta colpa della pandemia, ma dell’inadeguatezza della politica che si è preoccupata più di rincorrere le smentite e cercare il capro espiatorio (vedi l’accanimento nei confronti del presidente Attilio Fontana e della Regione Lombardia) anziché mettersi a lavorare ber il bene dell’Italia. Che poi, anche i vari tentativi di decreti e provvedimenti che hanno sfornato, si sono rivelati una sequela di fallimenti e prese in giro. Ammassi di scartoffie incomprensibili e confuse. Risorse e incentivi anticipati e mai arrivati nelle tasche degli italiani.

La pazienza dei cittadini è il filo sul quale si reggono i precari equilibri della politica. Se il filo si rompe, non c’è Renzi che tenga, perché la democrazia è tale anche se viene oltraggiata, attaccata e ha un’arma infallibile e tanto temuta dal Conte Bis: le urne.

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