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L’uscita di scena di Cummings: resa dei conti interna ai Tories mentre BoJo rifà il look alla comunicazione

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Così, alla fine, Dominic Cummings ha lasciato Downing Street. Il consigliere capo di Boris Johnson ha seguito il collega capo della comunicazione Lee Cain e ha abbandonato il governo con effetto immediato senza attendere la fine dell’anno come si è lasciato credere da più parti. Le immagini del Rasputin di BoJo che lasciava il suo ufficio con gli scatoloni in mano hanno fatto il giro dei quotidiani e delle tv britanniche tra le urla di gioia dei parlamentari conservatori, riportate dal Daily Telegraph e non solo.

Cummings è assurto agli onori delle cronache ai tempi del referendum sulla Brexit. Fu lui l’ideatore del fortunato slogan “Take back control”, “riprendiamoci il controllo”, e del bus che viaggiò per tutto il Paese per sponsorizzare l’uscita dall’Ue. L’anno scorso Johnson lo ha fortemente voluto a Downing Street per la campagna elettorale, ma durante la pandemia la notizia della sua violazione delle norme di lockdown imposte dal suo stesso Governo lo hanno fatto assurgere al ruolo di “cattivo” di fronte agli occhi dell’opinione pubblica. Il suo addio, allora richiesto a gran voce da diversi parlamentari del partito, fu bloccato da Johnson che, invece, pare sia stato il promotore della sua uscita prematura la settimana scorsa.

Normali logiche di rapporti tra Principe e consiglieri del Principe, direbbe Machiavelli. Un consigliere, si sa, non deve mai apparire più di quanto la prassi e il buon senso richiedano e Cummings è diventato troppo personaggio per restare al suo posto. Benedict Cumberbatch ha interpretato magistralmente un personaggio che non è mai stato membro del partito Tory ed è sempre rimasto ai margini dell’establishment britannico per le sue idee nel film “The Uncivil War”. Idee e personalità che lo hanno portato a scontrarsi con i vertici del Governo Permanente britannico di Whitehall e con i Tories che non gli hanno perdonato il rapporto troppo stretto con il premier.

Molti media mainstream hanno interpretato l’addio di Rasputin-Cummings come un ripensamento di Johnson sulla Brexit. Naturalmente, tutto ciò è fuorviante rispetto a una vicenda interna al Partito Conservatore che ha messo l’uno contro l’altro anche i politici che un tempo avevano fatto campagna insieme per la Brexit. A tirare un sospiro di sollievo per il licenziamento di Cummings sono stati, fra gli altri, l’ex leader Tory Iain Duncan Smith, e l’ex segretario di Stato per la Brexit David Davis, due dei più accesi sostenitori dell’uscita dall’Ue.

Cummings era diventato troppo influente su Johnson secondo i Tories, che già stanno muovendo guerra al premier sull’uscita dal lockdown, sull’economia e sul mantenimento delle promesse elettorali nel nord-est. Non più tardi della scorsa settimana, 36 deputati hanno votato contro Johnson ai Comuni sul secondo lockdown, mentre ai Lords il controverso Internal Market Bill è stato respinto con il voto contro anche di Michael Howard, un altro ex leader dei Conservatori in rotta di collisione con il Governo.

Johnson ha disperato bisogno di smuovere le acque per poi calmarle. I rapporti tra i suoi collaboratori a Downing Street sono stati descritti come “burrascosi” da più parti. L’Observer ha riportato che Cain ha lasciato tra gli insulti il Governo. Insulti destinati in particolare ad Allegra Stratton, la nuova front-woman in stile americano delle conferenze stampa del Governo. Ma che Johnson si stia avviando verso un’americanizzazione della sua comunicazione pare evidente anche dal fatto che si parli di Sajid Javid – ex Cancelliere dello Scacchiere e MP Tory – come capo dello staff di Downing Street. Javid si era dimesso dal Johnson I proprio per screzi con Cummings sul ruolo dei suoi collaboratori e potrebbe drammaticamente rientrare in gioco una volta messo ko Rasputin. Ora si tratta di vedere chi prevarrà in un partito che ha già identificato la nuova colpevole della fine della luna di miele con gli elettori di Johnson: la sua fidanzata, Carrie Symonds.

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