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Deluso solo chi si era illuso: il Movimento 5 stelle è quello che ha sempre raccontato di essere

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C’è ancora qualcuno che si sorprende delle scelte del Movimento 5 Stelle. Come se, vivendo in una dolce illusione, non avesse compreso l’ideologia e i programmi dei grillini. Eppure, la loro natura era chiara da tempo ed era stata descritta più volte da Berlusconi. Il Cavaliere aveva parlato di giustizialismo, di pauperismo, di statalismo e di incapacità. E li aveva paragonati ai post comunisti. Tale paragone, seppur forzato, ha senso.

Il M5S è infatti un partito fortemente giustizialista che ha ereditato la cultura delle manette del Pds occhettiano e le istanze del dipietrismo. In esso si sono unite delle pulsioni giacobine che, nel corso degli anni, e con la collaborazione di buona parte della stampa, hanno ridotto la politica ai tribunali e ai processi. E hanno conseguentemente sminuito l’arte del governo ai buoni costumi. In altre parole, i 5 Stelle hanno ridimensionato il ruolo della capacità politica facendola coincidere con la sola e nuda onestà, elemento necessario ma non sufficiente per governare la cosa pubblica. Soprattutto se viene strumentalizzata per aizzare le folle. Come ha fatto più volte Beppe Grillo, sostenendo che una casalinga di Voghera avrebbe potuto fare il ministro del tesoro perché “non ruba e bada alla famiglia”. I risultati di questa forma di propaganda gentista, più che populista, sono sotto gli occhi di tutti. L’illusione che la gente senza esperienza e senza capacità politica avrebbe potuto governare sta bloccando il Paese. 

Le vicende della giunta Raggi sono emblematiche, e i dicasteri presieduti dai grillini stanno confermando quel che si era sospettato a Roma: i pentastellati non sono in grado di amministrare. Basti pensare a tre provvedimenti cari al M5S: il blocco della Tav, il reddito di cittadinanza e la chiusura domenicale dei negozi. Sull’alta velocità c’è poco da dire. Un Paese come l’Italia non può rinunciare allo sviluppo delle proprie infrastrutture. Parlare di buco inutile perché agli italiani non interessa andare a Lione è pura ideologia. Altrettanto ideologico è il reddito di cittadinanza, un provvedimento assistenzialistico che non serve a creare nuovi posti di lavoro, ma a mantenere in una condizione di subalternità chi è in difficoltà. Questo sussidio drena risorse preziose ai tagli di tasse e agli investimenti che creerebbero nuovi occupati, dando davvero dignità a chi soffre. Il principio non dovrebbe essere quello della ridistribuzione della ricchezza a spese dello Stato, ma la sua creazione. Infine, la chiusura domenicale dei negozi. Un provvedimento pauperista, che limita la libertà dei cittadini che vogliono lavorare e di quelli che vogliono consumare quando più lo preferiscono. Una misura che sembra mirare alla cupa austerità promossa dai comunisti negli anni Settanta.

Non c’è dunque da stupirsi: i grillini sono questi e lo si sapeva da tempo. Stanno solo mettendo in pratica quel che avevano promesso.

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