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Moschee, scuole, Islam politico: l’offensiva del Qatar per l’islamizzazione della Francia (e dell’Europa)

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(Parigi) Prima un livello politico poi quello economico, infine quello religioso. La strategia del Qatar per la conquista della Francia (e dell’Europa) viaggia su binari paralleli e multipli. Attraverso la seduzione di politici di alto rango, l’acquisto di pezzi del capitalismo francese ed infine la costruzione di moschee, centri islamici e moderando l’offensiva grazie ad influenti intellettuali per veicolare una certa idea dell’Islam che sia accettabile e addirittura desiderabile in Europa. I giornalisti Christian Chesnot e Georges Malbrunot nel loro libro-inchiesta “Qatar Papers” (Michel Lafon) sono riusciti a mettere le mani sui conti della potentissima ong qatariota, Qatar Charity, la cui missione ufficiale è quella di sostenere le comunità musulmane in Europa. Ma dietro le attività “benefiche” della ong si apre il vaso di Pandora di un’offensiva a tutto campo per la conquista politica, economica e sociale della Francia.

Georges Malbrunot è stato corrispondente in Medio Oriente per oltre 20 anni per l’AFP. Scrive per Le Figaro, la Croix, Ouest-France, Europe 1 e RTL. Anche Christian Chesnot è esperto di Medio Oriente (in particolare dell’Egitto) e scrive per RFI, la Tribune de Genève ed altre testate. Nel 2004 i due giornalisti vengono sequestrati da Al Qaeda in Iraq e liberati dopo 124 giorni di prigionia. Di ritorno in Francia iniziano ad interessarsi ai rapporti, fin troppo floridi, tra monarchie del Golfo e classe politica francese soprattutto all’epoca della presidenza di Sarkozy, ma allargando nel tempo la propria inchiesta anche agli anni di Hollande. Grazie a queste meticolose ricerche sfornano negli anni diversi libri (Les secrets du Coffre-fort, 2013, Nos Très Chers Émirs, 2016, Qatar Papers 2019). Tutto inizia con una ricostruzione dettagliata e meticolosa del filo rosso che unisce le petromonarchie e la classe politica francese: fiumi di denaro che fluiscono soprattutto dal Qatar.

“Con Sarkozy inizia una vera e propria luna di miele con il Qatar”, scrivono i due giornalisti. Il loro ambasciatore a Parigi Mohammed al-Kuwari fa piovere fiumi di denaro sulla città mentre gli amministratori spalancano le porte degli acquisti della città-supermercato. È l’epoca in cui palazzi storici come il Royal Monceau, l’Hôtel Lambert sull’Ile-de-la-Cité oppure l’Hôtel Hyatt Regency Paris Etoile finiscono nel ventre vorace del Qatar che entra di prepotenza anche nel gruppo LVMH e nel gruppo Lagardère. La Qatar Holding si prende il 5,20 per cento del gruppo Vinci, il 4,51 per cento di Veolia e persino l’immobile dove ha sede il quotidiano Le Figaro, 27.000 mq sul Boulevard Haussmann di Parigi, va a finire in mani qatariote così come il celebre negozio Le Printemps, dalle splendide cupole dorate, l’Hôtel Martinez, reso celebre dal Festival di Cannes, il casinò di Cannes (detenuto per il 20 per cento dalla società Qatari Diar) ed infine il Paris-Saint Germain, acquistato nel 2011 dal Qatar Sports Investments. Doha è anche il maggiore azionista del gruppo Lagardère (con il 13,03 per cento del capitale) ed il secondo azionista del gigante alberghiero AccorHotels (10,3 per cento). Il Qatar possiede anche gli hotel Raffles (ex Royal Monceau), Concorde Lafayette, Peninsula e l’Hôtel du Louvre, così come il Martinez ed il Carlton a Cannes ed il Palais de la Méditerranée a Nizza. Il Qatar rivendica anche diverse migliaia di metri quadrati di spazio sugli Champs-Élysées, l’emiro del Qatar è proprietario dell’Hôtel d’Evreux, in Place Vendôme a Parigi, e suo fratello è proprietario dell’Hôtel Lambert, sull’Île Saint-Louis. Il Qatar entra pure nel potente gruppo petrolifero Total, fiore all’occhiello dell’industria francese.

Ma questo, come dicevamo, è solo un livello, ovvero quello economico-politico che punta ad acquisire “pezzi del capitalismo francese” attraverso uomini politici francesi guadagnati alla causa (a suon di milioni di euro). L’altro livello, rivelato dal libro, è quello ideologico-religioso attraverso l’attuazione di innumerevoli progetti che vertono ad “islamizzare” progressivamente la società francese: moschee, scuole, associazioni. Attraverso il programma “Al Baith” (in arabo “La Casa”) la Qatar Charity finanzia la costruzione di 140 scuole e moschee in Francia ed Europa. Qatar Charity in Francia è attiva a Mulhouse, Nantes, Marsiglia Lilla, Poitiers, Le Havre e nella regione parigina. La strategia di conquista politica è sempre lo stessa: tu mi costruisci una moschea, io ti faccio vincere due mandati. I politici cadono facilmente nella rete, sedotti dai soldi per finanziare le proprie campagne elettorali e guadagnati alla causa dell’Islam “democratico” dei Fratelli musulmani la cui testa di ponte in Europa è Tariq Ramadan, influente intellettuale musulmano, nipote del fondatore dei Fratelli Musulmani, oggi coinvolto in quattro casi di stupro. Tenuto in custodia cautelare per dieci mesi, Ramadan è stato rilasciato e posto sotto controllo giudiziario con il divieto di lasciare il paese dallo scorso novembre.

Tariq Ramadan, prima delle accuse di stupro, ha rimpatriato fondi personali dal Qatar dell’ordine di mezzo milione di euro. Con la moglie ha acquistato due appartamenti a Parigi del valore di 670.000 euro. Dal gennaio 2017 al febbraio 2018, tre giorni dopo il fermo, il conto di Ramadan ha registrato un flusso di credito di quasi 800.000 euro. Da dove vengono tutti questi soldi? Il quotidiano elvetico 24Heures precisa che Tariq Ramadan riceve 35.000 euro al mese come “consulente” dalla Qatar Foundation, un’altra ong dell’Emirato. Il resto del suo reddito proviene da diverse case editrici, organizzazioni internazionali o religiose il cui scopo “ufficiale” è quello di sostenere i musulmani che subiscono discriminazioni e devono coprire le spese legali. 

Ma non c’è solo Tariq Ramadan. Il libro rivela anche il finanziamento da parte del Qatar dell’Istituto europeo di Scienze Umane (IESH), una facoltà privata vicina ai musulmani in Francia che insegna teologia musulmana e lingua araba, del centro Islamico di Villeneuve-d’Asq (CIV) e del liceo Averroès di Lilla, che oramai fa già scuola nella strategia di conquista: si tratta infatti della prima scuola musulmana con contratto di associazione con lo Stato francese. Per aprirla nel 2003 il Qatar ha inondato la regione con finanziamenti dell’ordine di 4,6 milioni di euro. La regione ha incassato ed il liceo Averroé per tutta risposta si è specializzato in corsi di educazione islamica (due ore settimanali) e di arabo, offerti come seconda lingua, mentre il resto del programma è praticamente lo stesso del settore pubblico. Un liceo inizialmente osannato come pionieristico ma che nel tempo è stato sospettato di veicolare fondamentalismo e antisemitismo (nel 2015, una professoressa di filosofia, è stata costretta a dimettersi dopo aver segnalato che nel liceo si veicolavano idee antisemite). Oggi il liceo è oramai frequentato soprattutto da ragazze velate e da giovani delle cités che sposano la causa di Hamas e che vorrebbero scacciare tutti gli ebrei dalla Francia. Inutile dire che in queste scuole l’Olocausto è considerato solo un “danno collaterale della storia”. All’orizzonte poi si addensano nubi ancora più nere: le liste di partiti che potrebbero diventare il braccio politico delle comunità musulmane per le elezioni comunali del 2020. La Francia del laicismo, dell’illuminismo, la Francia di Voltaire rischia pian piano di scomparire.

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