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Nella loro campagna pro-Iran, lo IAI e Nathalie Tocci hanno perso di vista i fatti e, peggio, i diritti

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In queste ore una scatenatissima Nathalie Tocci – direttrice dello IAI (Istituto Affari Internazionali) e consigliere dell’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue Federica Mogherini – ha dato interviste ovunque, non solo attaccando duramente la strategia americana contro l’Iran, ma affermando che se lei fosse nei panni del regime iraniano si sarebbe ritirata dall’accordo sul nucleare (Russia Today) e giustificando persino gli attacchi contro le petroliere nel Golfo dell’Oman. Secondo quanto dichiarato dalla Tocci alla Bbc, infatti, è probabile che sia stato l’Iran a compiere quegli attacchi, ma si trattterebbe di un atto di risposta “neanche particolarmente estrema e radicale”.

Che dire? Ormai lo IAI e la Tocci si spingono quasi sino a livelli che neanche il ministro degli esteri iraniano Zarif sembra raggiungere. Purtroppo è così da anni. È così da quando, sposando acriticamente la linea obamiana sull’Iran, lo IAI ha praticamente messo in atto una vera e propria campagna di promozione delle relazioni tra l’Occidente e l’Iran. Piuttosto che concentrarsi sull’analisi dei fatti, lo IAI della Tocci ha giustificato in ogni modo le azioni del regime iraniano. Peggio, ha preso posizioni che davvero lasciano senza parole, anche per il significato politico che lasciavano trasparire.

Ad esempio, il 15 ottobre del 2017 in una intervista rilasciata all’agenzia di stampa iraniana Tasnim News – vicina ai Pasdaran – la Tocci non solo definiva la politica di Trump contro l’accordo nucleare “irresponsabile” e “codarda”, ma si esprimeva contro l’idea di inserire nella lista delle organizzazioni terroristiche i Pasdaran. In altre parole, la Tocci restava vaga su un argomento che non può lasciare dubbi di sorta: in Iran un esercito nazionale esiste e si chiama Artesh. I Pasdaran sono meramente una milizia pretoriana, volta non solo a garantire il mantenimento del regime fondamentalista, ma anche all’esportazione del khomeinismo nel mondo. Ciò che significa questa seconda affermazione nei fatti, lo vediamo oggi drammaticamente in Libano, in Siria, a Gaza o ad esempio nello Yemen. Tutte aree in cui operano gruppi terroristici armati e finanziati dai Pasdaran iraniani. Peggio, i Pasdaran sono direttamente responsabili – per mezzo della milizia Basij da loro controllata – delle repressioni interne contro i dissenti iraniani, che in questi anni hanno causato centinaia di morti e migliaia di arresti.

In questo senso, proprio la Tocci nel gennaio del 2018 aveva pubblicato dei tweet sul suo profilo ufficiale, definendo le proteste sociali in corso in Iran come “mediaticamente esagerate”. Davanti alle critiche subite in quel frangente, la Tocci reagì con un video in cui accusava di “sessismo” i suoi critici. Purtroppo per lei, a dimostrazione che le proteste sociali scoppiate in Iran tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018 non sono state “mediaticamente esagerate”, c’è il fatto che queste stesse proteste sono continuate per mesi e si sono attenuate solamente dopo decine e decine di arresti. Mentre scriviamo, tra l’altro, nelle carceri iraniane languono anche decine di avvocati impegnati a difendere i diritti umani e i prigionieri politici. Persone coraggiose – come Nasrin Sotoudeh – punite unicamente per aver provato a far valere le ragioni dello stato di diritto nella Repubblica Islamica.

La geopolitica che promuove lo IAI e la Tocci in particolare, sembra tanto quella che il professor Manlio Graziano definisce “la geopolitca dell’aspirante consigliere del Principe”, ovvero “la tentazione di trarre dalle proprie analisi… il canovaccio di un’azione politica da sottoporre al proprio principe”. Una “geopolitica del principe” che, proprio perché interessata, omette dall’analisi tanti fatti o – forse peggio – li inserisce trovando loro pietose giustificazioni “analitiche”…

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