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Il panico da sondaggi, non l’interesse nazionale dietro il no dei cinquestelle alla Tav

Nelle ultime settimane stiamo assistendo ad un vero e proprio teatrino sulla questione Tav, la tratta alta velocità che dovrebbe collegare Torino a Lione chiudendo uno dei grandi corridoi europei lungo la direttrice est-ovest. Lasciando da parte, per un momento, l’opinione personale di chi scrive, vorrei soffermarmi sul punto cruciale di tutta questa vicenda, totalmente bypassato dai giornaloni, dai talk show e dai grandi intellò custodi della verità assoluta.

L’unica analisi da fare su questa faccenda è politica: chiudete gli occhi e provate ad immaginare cosa succederebbe se Di Maio & Co. decidessero di autorizzare la ripresa dei lavori per la Tav. Ve lo dico io, il putiferio. Vi ricordate quando, questa estate, dopo che il Governo – grazie al cielo – fu costretto a dare l’ok per il Tap, vennero bruciate in piazza le bandiere del Movimento 5 Stelle? Ecco, quello sarebbe solamente un assaggio di ciò che potrebbe accadere, il trailer di un film che ai piani alti della Casaleggio non vorrebbero assolutamente vedere.

Quindi, invece di sprecare fiumi d’inchiostro e ore di parole inutili nei talk show per parlare di analisi costi benefici, delle gaffe di Toninelli e del caschetto di Salvini a Chiomonte, torniamo sulla terra e diciamoci la verità: politicamente sarebbe la morte del Movimento, un viaggio di sola andata verso il baratro (elezioni europee). Già in questi mesi di governo, stando a quanto dicono i sondaggi, il M5S ha perso circa 9 punti percentuali rispetto alle elezioni del 4 marzo 2018, assistendo inoltre all’ascesa del socio di minoranza Matteo Salvini e della sua Lega, stabile ormai al 32 per cento. La Tav li affosserebbe definitivamente

Domenica si vota in Abruzzo, successivamente in Sardegna e poi per le Europee. Siamo in piena campagna elettorale e all’azionista di maggioranza di questo governo frega poco o niente se con questa grande opera si creeranno cinquantamila posti di lavoro o se ci saranno da pagare salatissime multe. A loro l’unica cosa che importa sono i sondaggi. D’altronde, l’abbiamo sentito tutti l’audio – eticamente molto discutibile – della chiacchierata tra Giuseppe Conte e la Merkel, dove il nostro presidente raccontava di un Di Maio estremamente preoccupato per l’ascesa della Lega, ansioso di recuperare punti in vista delle prossime tornate elettorali. Noi, invece, tra un “boom economico” e l’altro, siamo preoccupati per l’Italia, per la nostra economia. Speriamo che questo governo recuperi il senno, prima che perda definitivamente la faccia.

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la grande bugia verde