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Riecco le Sardine: solite banalità e messinscena in deroga alle misure anti-Covid

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Erano sparite da mesi, silenziate dalla pandemia e incapaci di nuotare a causa della loro mediocrità. Sono tornate con un’iniziativa surreale: “l’occupazione”, in piena emergenza sanitaria, della sede del Partito democratico per chiedere una nuova costituente. Le Sardine sono giunte a Roma sabato scorso con tende e sacchi a pelo con l’intenzione di occupare il Nazareno; sono invece state accolte a braccia aperte dalla presidente dei Dem Valentina Cuppi. I sacchi a pelo e gli zaini erano una semplice messa in scena, considerato che coloro che avrebbero dovuto subire l’occupazione hanno accolto, appunto, gli “occupanti”.

Terminata la pseudo occupazione (resta da capire se la loro sia stata una manifestazione autorizzata o un semplice incontro politico) sono piovute le solite banalità. Il valore dei corpi e della fisicità, l’importanza di partecipare attivamente ai processi politici e soprattutto la necessità di rigenerare la sinistra aprendo le porte a tutti, perché fuori c’è un mare di bellezza. Insomma, tutto si è svolto secondo il copione che le aveva portate alla ribalta: una serie di banalità espresse con un linguaggio a metà tra una canzone di Jovanotti e il veltronismo. Mattia Santori, con la solita retorica fondata sulla partecipazione e sulla fisicità, ad esempio, ha dichiarato che le Sardine sono stanche della politica fatta dagli schermi e che serve metterci la faccia. Lorenzo Donnoli ha invece affermato che le Sardine vorrebbero allargare il campo progressista ad altre forze della società civile e dei partiti che non siano solo il Pd; e che per farlo serve un impegno a non ricascare nella stessa ricetta diabolica renziana e liberista che ha portato al pantano.

Anche in questo caso, una banale apertura alla società civile, e poi colpe equamente distribuite tra Renzi e il liberismo (!), in un’analisi che è tutto tranne che aria pulita (come suggeriva il titolo di un fondo apparso ieri su Repubblica). Jasmine Cristallo, infine, ha dichiarato che le Sardine “hanno capito che il Pd è un arcipelago di correnti: usciamo di qui più che come Sardine, come salmoni”. Dichiarazioni che non necessitano di ulteriori commenti. Anche perché non conoscere il correntismo dei Dem significa non conoscere minimamente la storia del partito che si vorrebbe rigenerare.

L’unica novità emersa dalla messa in scena di sabato scorso è che alle Sardine è stato permesso di violare le disposizioni anti-Covid relative agli assembramenti (erano una ventina) e forse anche agli spostamenti, visto che quello andato in scena al Nazareno è stato un incontro politico più che un’occupazione/manifestazione. Una violazione probabilmente consentita perché, sulla scia della loro retorica, le Sardine fanno Politica con la “P” maiuscola. A differenza delle persone comuni non si assembrano; mettono i loro corpi, la loro fisicità e i loro sorrisi al servizio della sinistra. Facendosi carico, come affermato dalla sardina romana Micol Urtesi, di una missione storica. Per questo la pandemia e le restrizioni possono passare tranquillamente in secondo piano. E mentre il Paese rischia un altro lockdown, dopo un anno drammatico, a loro è stato giustamente e democraticamente concesso di “occupare” il Pd. Tra gli applausi di chi, per altre categorie, ha chiesto il massimo rigore. Due pesi e due misure: gli italiani muti come pesci e le Sardine libere di nuotare in mare aperto.

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