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Silvio, l’improbabile numero due

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Da più di un mese, ovvero dalle politiche del 4 marzo scorso, è diventata evidente a tutti la nuova condizione di Silvio Berlusconi e di Forza Italia. L’ex-Cav non è più il leader incontrastato e temuto del centrodestra italiano e il suo partito non è più il primo, a livello elettorale, della coalizione. Salvini e la Lega li hanno surclassati perché così hanno deciso gli elettori. Naturalmente nessuno può fare finta che Berlusconi e FI non esistano più, perché mantengono comunque una percentuale di consenso inferiore, ma non lontanissima da quella della Lega. Tuttavia molto è cambiato con l’exploit salviniano e su questo, Forza Italia e il suo fondatore avranno mai provato a riflettere nelle ultime settimane? Difficile dirlo, anzitutto perché FI ha sempre e solo risposto agli alti e ai bassi di chi l’ha creata, senza cambiare mai e soprattutto senza offrire spazio ad una classe dirigente capace di gestire al meglio le vittorie e di elaborare, politicamente e culturalmente, le sconfitte. Inoltre Berlusconi è semplicemente Berlusconi! Ovvero un uomo di grandi qualità, imprenditoriali e politiche, ma anche di enormi difetti. Fra questi ultimi vi è senza dubbio un ego smisurato che a volte travalica il buonsenso e non pare ammorbidito dall’età avanzata.

Silvio Berlusconi, essendo stato capace di costruire un impero economico, anche in politica ha saputo dimostrare, in alcuni momenti della sua ventennale carriera, pragmatismo e senso pratico, ma sempre con la certezza di poter rimanere lui al comando. Adesso comandare, almeno in politica, è diventato più complicato e tutto fa pensare ad un approccio sempre più imprevedibile da parte del Silvio nazionale. Le incognite sono tante, talmente tante da non aver ancora permesso all’Italia, dopo più di un mese dalle elezioni, di avere un governo, ma in mezzo a tanta incertezza almeno una cosa inizia a diventare chiara. Ben difficilmente Berlusconi interpreterà la parte del numero 2 del centrodestra italiano, bravo e buono dietro a Matteo Salvini, pur potendo comandare al massimo Forza Italia e nonostante le note posizioni comuni con la Lega, dalla Flat Tax alla pessima politica estera pro-Putin. Mosso dal “tanto peggio tanto meglio” e a costo di sfasciare il cosiddetto centrodestra, essendo comunque impossibilitato a tornare ai fasti di un tempo, renderà la vita difficile a Salvini. Se in passato veniva considerato come un federatore di anime diverse, d’ora in poi sarà perlopiù un guastatore, il Fini o il Casini dell’attuale coalizione e sia in un eventuale governo che all’opposizione. Un assaggio è già stato offerto al pubblico dal siparietto berlusconiano durante le consultazioni al Quirinale.

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