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Smascherate due colossali montature dei nostri giorni con relativi sepolcri imbiancati. Ma insisteranno…

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Si dice che il tempo sia galantuomo. Non è sempre vero, qualche volta è vero. Specie per le speculazioni politiche, le falsità ideologiche, le doppie e triple morali trinariciute. Orbene, il tempo galantuomo s’incarica di scoprire gli altarini su almeno due colossali montature dei nostri giorni, rivelando i relativi sepolcri imbiancati. Una l’abbiamo appena vista a Quarta Repubblica, il programma di Nicola Porro: ha a che fare con la catena scafisti-ong, ampiamente documentata al punto da spazzare via illazioni buoniste, false coscienze, dissonanze cognitive. Il servizio del programma di Porro ha dimostrato i contatti continui, le telefonate concordate, le attese strategiche, i movimenti di mare perfettamente organizzati, come le atlete del nuoto sincronizzato, fra carrette dei trafficanti e navi dei centri sociali galleggianti finanziati da magnati come Soros, da divi di Hollywood, da rockstar più influencer che artisti, come Bono Vox, eccetera. Tutta roba che chi non idolatra il discusso sistema ong conosceva, sospettava, ma che fa un certo effetto vedere finalmente illustrata senza margine di incertezza: a questo punto, insistere sul dubbio, sulla formula buonista, sul vittimismo rabbioso, sulle controaccuse stupide, “siete tutti razzisti, siete tutti disumani”, non si può più; tacciare di malafade chi non si beve la storiella edificante, ma bugiarda, dei naufragi provvidenzialmente scongiurati dai centri sociali galleggianti, animati solo dalle migliori intenzioni umanitarie, non si può più (per tacer di Carola, la attentatrice di motovedette della Finanza, quella che, come un trafficante qualunque, forza un posto di blocco di forze militari italiane e se ne vanta, con il silenzio-assenso di 5 parlamentari del Pd). A questo punto, non regge più neanche la falsa coscienza. Chi insiste, è complice.

L’altra faccenda scabrosa, riemersa in queste ore, è quella del “modello Riace”, vale a dire una spumeggiante dissipazione all’insegna della demagogia più trita e ambigua, organizzata dal sindaco eroe Mimmo Lucano, che, come riemerso dalle carte dell’inchiesta “Xenia”, accumulava buchi di bilancio, vortici di spese, un sistema di menzogne sempre più ossessive per coprire la malagestione, al punto che gli stessi migranti arrivavano a lamentarsi delle promesse mancate, dei servizi che non arrivavano, di riscoprirsi strumenti, mezzi sfruttati per tutt’altri fini. Davvero un bel modello, quello di Riace. Anche qui, i riscontri sono tali e tanti che far finta di niente è impossibile, girarsi dall’altra parte è vigliacco, insistere nella santificazione è patetico. Di nuovo, non c’è falsa coscienza che regga ancora; chi insiste, è complice.

Insisteranno, perché non sanno fare altro. Non possono fare altro. Insisteranno, perché sono trinariciuti, lingue di legno. Perché in loro l’ideologia fa premio sulla realtà, e, se i conti della realtà non tornano, si spinge ancor di più sull’ideologia, cioè su una realtà parallela, falsa e bugiarda. Insisteranno, perché, oltre alla morale vacillante (ne hanno sempre due o tre di scorta, non per niente), questi presunti competenti sono di un’ignoranza prodigiosa: formati su pochi libelli zdanoviani, sui fumettazzi dei vari Zerocalcare, sulla satira militante, di grana grossa, dei soliti affaristi travestiti da umoristi. Insisteranno, ma sono all’autunno del loro scontento. Insisteranno, ma non potranno più inventare, non sapranno più dire cosa ci sarebbe di umanitario nel sistema ong-scafisti o nel sistema Riace. Per non dire del sistema Bibbiano, che è un abisso di abiezione, un verminaio delle peggiori oscurità dell’animo umano sulla pelle dei bambini e delle relative famiglie legittime, annientate a centinaia. Restare umani, davvero! Insisteranno, scandalizzandosi dei rubli (quelli altrui, si capisce), invocando la censura, come pretende Carola, evocando forche e impiccagioni per i piedi: è la loro cifra, è tutto quello che rimane loro. Insisteranno, ma basterà conservare qualche servizio televisivo, qualche resoconto di cronaca – nera, non rossa o arcobalenata: nera, il colore dei crimini, dei delitti. Basterà questo, e li vedremo squagliarsi, la faccia come un dipinto di Picasso, come succede a certi vignettisti, parlamentari, giornalisti, militanti, saltimbanchi quando finiscono in televisione e trovano chi puntualmente li asfalta, con la forza dei fatti. Ogni riferimento non è affatto casuale.

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