Giustizia

Caso Lucano, stavolta nessuno difende i giudici sotto attacco - Seconda parte

Magistratura Democratica tifa Lucano

E sì che Stefano Musolino, il segretario di Magistratura Democratica, la corrente del procuratore D’Alessio, incita i colleghi a sintonizzarsi con la ribellione dell’opinione pubblica prodotta dalla sensazione “di una condanna inflitta non solo agli imputati ma all’intero modello Riace”, con quei 13 anni inflitti a Lucano, pena “generalmente comminata, a queste latitudini, per gravi reati di mafia”. Appunto. Riace non si tocca così come non si deve toccare Bibbiano, non si doveva toccare il Forteto e tutti i sepolcri imbiancati sotto l’ombrello della sinistra, da quella movimentista e casinara a quella istituzionale se è vero che lo stesso segretario piddino Letta si è affannato a mandare curiosi segnali di solidarietà, acritica, spassionata, al santone Mimmo. Ma da Letta si può capire, da un giudice fa più impressione: con certi appelli siamo al limite dell’eversione, per di più caldeggiata da uno in toga.

Eppure, neanche questo scompone il nostro Mattarella, la sua latitanza in certi casi è a prova di bomba atomica. Che dovremmo dedurne? Che anche per il presidente “di tutti gli italiani” Lucano è un perseguitato? Che il suo modello ispirato a truffa sistematica era virtuoso? Che chi si è permesso di giudicarlo ha sbagliato e non merita comprensione ed è bene che gli italiani, togati o no, si sollevino dando fuoco al quartier generale?

Max Del Papa, 5 ottobre 2021

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