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Che strano Lo Voi: quei ritardi sul Covid di mr flash su Meloni

Il procuratore che indaga sulla Meloni è lo stesso che ha inviato in ritardo e in modo parziale la documentazione richiesta dalla commissione legata alla pandemia

lo voi covid

Zelante a targhe alterne? Qualcuno si è posto questa domanda ed è comprensibile. Parliamo di Francesco Lo Voi, il procuratore capo di Roma protagonista dell’iscrizione sul registro degli indagati del premier Giorgia Meloni, del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, del ministro della Giustizia Carlo Nordio e del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano per il rimpatrio dell’ex comandante della polizia libica Njeem Osama Almasri. Lo scontro tra governo e magistratura, nulla di nuovo da trentatre anni a questa parte. Ma torniamo al quesito. Sicuramente Lo Voi è stato a dir poco scrupoloso con gli esponenti dell’esecutivo, considerando la reale sussistenza dell’esposto dell’avvocato Li Gotti, con un passato a sinistra. Ma lo stesso impegno non lo avrebbe profuso per la commissione Covid.

Il motivo è semplice. Il presidente dell’organismo bicamerale Marco Lisei lo scorso novembre aveva scritto al procuratore capo della Capitale per conoscere lo stato delle inchieste sui reati legati alla pandemia. Anziché procedere rapidamente, come sempre fa, Lo Voi avrebbe impiegato parecchio tempo. La risposta sarebbe stata trasmessa all’esponente di Fratelli d’Italia solo mercoledì scorso, a oltre due mesi dalla richiesta e soprattutto tredici giorni dopo l’audizione di Domenico Arcuri in commissione, che come evidenziato dalla Verità sulla carta si è conclusa con il rinvio del “seguito della procedura informativa”.

Tempi lunghi ma anche materiale insufficiente. Lo Voi avrebbe inviato solo un documento, quello relativo alla richiesta di rinvio a giudizio a carico dell’ex commissario e degli altri imputati. Nulla se confrontato agli oltre novecento file pdf di atti contenuti nel cd-rom messo a disposizione degli imputati al momento della chiusura delle indagini. Assenti i contratti con i consorzi cinesi da 850 milioni di mascherine (1,2 miliardi di euro) così come i documenti relativi ai test effettuati sulle mascherine, poi finite sequestrate perché ritenute non conformi agli standard di sicurezza previsti. Alquanto strano, considerando che Lisei aveva evidenziato nella sua richiesta che la commissione Covid “nell’ambito delle indagini ad essa demandate, può ottenere copie di atti e documenti relativi a procedimenti e inchieste dell’autorità giudiziaria o di altri organi inquirenti se non coperti da segreto di indagine”.

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“L’audizione dell’ex commissario per l’emergenza Covid, Domenico Arcuri, prevista la prossima settimana, è stata in parte compromessa dall’atteggiamento del procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi. L’aver inviato in ritardo e in modo parziale la documentazione richiesta dalla commissione ormai quasi tre mesi fa limita la funzione cui la commissione bicamerale d’inchiesta sul Covid è preposta” la conferma di Gianni Berrino, componente della commissione Covid: “Gli italiani, tuttavia, hanno diritto di conoscere la verità su quella stagione e Fratelli d’Italia farà di tutto per farla emergere nella sua interezza”. Sulla stessa lunghezza d’onda il collega Guido Liris: “L’inadempienza da parte del procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi, rispetto alla richiesta pervenuta alla procura di Roma nel novembre scorso di inviare al presidente della commissione Covid documenti sui procedimenti a carico di chi ha gestito l’emergenza pandemica è inaccettabile”. “Ritengo si debbano chiedere spiegazioni al procuratore capo di Roma” ha concluso”.

Curioso? Sorprendente? Singolare? Si può definire in molti modi il comportamento di Lo Voi. Un fulmine per indagare mezzo governo e mesi di silenzio per la commissione Covid, osteggiata dalla sinistra. Sicuramente qualcosa non torna, ma non è una novità…

Franco Lodige, 31 gennaio 2025

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