È un momento di grande attesa. I cardinali in questi giorni, a partire dal loro arrivo a Roma dopo la morte di papa Francesco, hanno avuto modo di conoscersi e di confrontarsi. Certamente non si tratta di conoscenze personali approfondite ma, sicuramente, durante le discussioni delle Congregazioni, avranno avuto modo di comprendere i reciproci orientamenti di pensiero in ordine alle necessità della Chiesa nel mondo di oggi. Si è trattato, quindi, di giorni e incontri proficui e necessari: del resto i cardinali non erano pressoché mai stati convocati a Roma, come avveniva sino a Benedetto XVI, per discutere, alla presenza del Papa, di temi riguardanti la Chiesa ed il suo governo.
La Chiesa ha bisogno ora di una figura che dia struttura, dia continuità ai processi avviati da Bergoglio. Il mondo, anche i non credenti, guarda alla Chiesa per il suo ruolo spirituale e, al contempo, politico. Non dimentichiamo il contesto internazionale all’interno del quale questo conclave si colloca: la guerra in Ucraina, la guerra in Medio Oriente, le mutate considerazioni politiche di Trump nei confronti di Putin. La Chiesa Cattolica, come è sempre avvenuto in passato, può fare molto, può fare la differenza, attraverso la sua rete diplomatica. Diciamo che occorre restituire il proprio ruolo alla Segreteria di Stato e alla rete delle nunziature sparse per il mondo. Le scelte di Papa Francesco hanno avuto una logica legata al contesto curiale che lui ha trovato nel 2013 (ricordiamo, ad esempio, lo scandalo di Vatileaks): ora occorre ricomporre alcune fratture e ridare una struttura alle scelte riguardanti le nomine.
Occorre dunque che il nuovo papa abbia un profilo credibile: fede profonda e intensa spiritualità, innanzitutto, poi capacità di ascolto e di mediazione, oltre ad una grande conoscenza dei meccanismi curiali e di governo. Doti pastorali e perizia diplomatica, intesa anche come conoscenza della Curia, sono da sempre le doti che hanno guidato le scelte dei conclavi del Novecento, almeno: Pio XI, uomo di cultura, arcivescovo di Milano, con qualche esperienza diplomatica, Pio XII grande Nunzio, prima, segretario di Stato poi, Giovanni XXIII nunzio apostolico prima, patriarca di Venezia poi, Paolo VI, vero diplomatico e vero pastore. Di questo profilo oggi la Chiesa ha bisogno
Pace, ecologia, economia rispettosa dell’uomo, fraternità, difesa del depositum fidei di fronte alle sfide del mondo moderno: queste sono le sfide che il nuovo Papa dovrà affrontare, oltre alle questioni interne al governo della Chiesa. Occorre dunque che l’elezione avvenga sulla base di larghe convergenze, per evitare spaccature interne. I nodi da sciogliere sono tanti, occorre capire quali convergenze si stanno delineando. Chiaramente il nuovo Papa sarà un testimone della fede nel mondo di oggi e sono certa del fatto che lo spirito di unità prevarrà. Del resto la chiesa è una realtà fatta da uomini ma voluta da Dio, quindi è collocata in una dimensione trascendente: le considerazioni che prendono in esame solo logiche terrene non sono oneste e non sono veritiere. Mi auguro che alla dimensione del trascendente si guardi sempre e prima di tutto: del resto il compito di Pietro è confermare la fede dei fratelli. E per farlo occorre molto coraggio.
Suor Anna Monia Alfieri, 8 maggio 2025
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