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Così Open Fiber (ri)connette l’Italia

Dieci milioni di unità immobiliari già connesse, di cui oltre 3 milioni nelle aree a “fallimento di mercato”, con l’impegno di raddoppiarle a 20 milioni per un investimento di oltre 7 miliardi di euro. È la strategia di Open Fiber, la società della fibra controllata pariteticamente da Cassa depositi e Prestiti e da Enel, per colmare il digital divide in Italia. Una infrastruttura fondamentale per affrontare la seconda ondata della pandemia e per favorire la ripresa le pil quando l’emergenza sanitaria sarà terminata. Perché disporre della fibra non solo nelle grandi città ma anche nelle località di villeggiatura o nei piccoli borghi significa permettere a tutti gli italiani di accedere sevizi evoluti ormai imprescindibili come lo smart working, la didattica a distanza e l’e-health (con applicazioni come la telemedicina e il fascicolo sanitario elettronico), e rendere più comodi (e piacevoli) i ritmi della vita quotidiana con la possibilità di sfruttare l’e-commerce, la domotica, il gaming o l’intrattenimento in genere. Servizi che solamente un’infrastruttura di rete in modalità FTTH (fiber to the home) può supportare senza perdita di dati e con bassissima latenza. Open Fiber, infatti, offre la stessa qualità di connessione nei piccoli comuni come nelle metropoli. Insomma, anche la Penisola avrà presto una grande autostrada digitale che la percorrerà da nord a Sud, dando a tutti i cittadini le medesime opportunità sotto ogni aspetto.

I piccoli comuni, prima a lungo dimenticati e vittime dello spopolamento, sono quindi ora accompagnati dalla società presieduta da Franco Bassanini e guidata dall’ad Elisabetta Ripa in un salto tecnologico verso una organizzazione davvero 4.0 sia per le imprese del loro territorio sia per la gestione dei servizi pubblici locali, come la SPID o i portali dei servizi al cittadino.

Tutto questo, come si può toccare con mano nelle aree già raggiunte dalla infrastruttura di Open Fiber, ha già creato nuove opportunità di lavoro per i residenti di molte località prima condannate a all’isolamento, permettendo inoltre di valorizzare in un’ottica glocal sia i prodotti alimentari e l’artigianato locale sia l’offerta culturale, grazie alla sua digitalizzazione. Ecco alcune testimonianze concrete

Non solo. Vale la pena ricordare che la fibra ottica è l’unica soluzione tecnologica davvero a prova di futuro e già pronta al mondo iperconnesso, grazie a una capacità trasmissiva che in prospettiva potrà arrivare fino a 40 Gbps, un traguardo davvero ragguardevole.

Ma vediamo ora in quale contesto è nata la Open Fiber e in quale piano normativo lavora.

Nel marzo del 2015, il governo approva la Strategia italiana per la banda ultra larga con l’obiettivo di colmare il ritardo digitale del Paese sia sul piano infrastrutturale che su quello dei servizi, in linea con l’Agenda Digitale Europea, con l’obiettivo di coprire ad almeno 30 Mbps tutti i cittadini italiani e ad almeno 100 Mbps per l’85% della popolazione. In seguito, la Commissione Europea ha però fissato nuovi obiettivi al 2025, per creare una vera Gigabit Society: copertura ad almeno 1 Gbps per il 100% di stazioni ferroviarie, aeroporti, aziende e principali pubbliche amministrazioni in tutta Europa; copertura ad almeno 100 Mbps per il 100% delle abitazioni, incluse quelle nelle aree rurali, con possibilità di upgrade fino a 1 Gbps.

 

 

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