Economia e Logistica

Dazi e lotta di classe contro mister Lvmh, comunisti in rivolta

La sinistra francese si scaglia contro Arnault per la richiesta di una zona di libero scambio con gli Usa

Bernard Arnault © STILLFX e Icons-Studio tramite Canva.com

Le regole del mercato e del libero scambio sono difficili da accettare. Soprattutto per chi vorrebbe vivere in una economia sussidiata e in mano allo Stato padrone, come i nostalgici del comunismo. L’ultima prova c’è stata qualche giorno fa quando l’estrema sinistra francese si è scagliata contro Bernard Arnault, uno degli uomini più ricchi al mondo e sovrano del lusso.

Il numero uno e grande azionista di Lvmh, forte di un patrimonio familiare di oltre 150 miliardi di euro, si è detto favorevole a una zona di libero scambio tra Europa e Stati Uniti, invitando politici e burocrati di Bruxelles a trovare una soluzione con l’amministrazione di Donald Trump sui dazi. In sostanza lo stesso auspicio che aveva espresso Elon Musk, padrone di Tesla e altro paperone mondiale.
La priorità per l’intero mercato occidentale è infatti disinnescare una guerra commerciale che finirebbe per trascinare in recessione entrambe le parti dell’oceano. Con ripercussioni quasi certe sia in termini di investimenti sia di produzione e quindi di posti di lavoro. Dalle aziende del made in Italy, proprio sul fronte dell’utilizzo degli impianti arrivano peraltro dati pessimi già da mesi.
L’invito a trovare un accordo lanciato da Arnault non è però andato giù ai vertici PCF e LFI, rispettivamente il Partito comunista francese e La France Insoumise, l’equivalente della nostra sinistra più radicale. Entrambi sono insorti con i rispettivi leader, affermando sul social X che il capo di Lvmh si sarebbe “venduto” agli americani.
Mister Arnault sarebbe insomma passato con il nemico Trump, pur fingendo di difendere gli interessi degli agricoltori francesi e paventando gravi danni per il settore transalpino. In seno a Lvmh, insieme a grandi griffe dell’alta moda, ci sono alcune delle etichetti di vini, champagne e liquori più pregiati al mondo.
In realtà il miliardario transalpino ha semplicemente invitato Washington e Bruxelles a individuare una soluzione amichevole, come pare stia avvenendo. Arnault ha alzato la voce anche perchè Lvmh macina una larga parte dei propri ricavi negli Stati Uniti, soprattutto per quanto riguarda bollicine e spirits.
E’ però fuor di ogni dubbio che il sogno “dazi zero” piacerebbe molto anche alle Borse internazionali, Piazza Affari compresa. La fine della guerra commerciale porterebbe benefici alle società quotate e quindi agli investitori di tutte le tasche nonchè ai fondi pensione.
Eliminare i dazi significherebbe permettere alle imprese di competere sul libero mercato per quello che valgono e che sanno fare. Aiuterebbe a evitare il riaccendersi dell’inflazione, e quindi Fed e Bce potrebbero proseguire nel taglio dei tassi dando respiro alle famiglie e alle imprese indebitate. Ci sarebbero vantaggi anche per sostenibilità del debito pubblico e quindi per i contribuenti.
Ma questo ai comunisti vecchi e nuovi non importa. Forse radical chic e operai di casa nostra dovrebbero rifletterci, quando facinorosi e centri sociali gridano all’esproprio proletario nelle piazza.  E si scontrano con la polizia, come è accaduto anche oggi, 25 aprile.
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