Economia

Covid sale la curva dei contagi. Ma per fortuna sembra salire solo quella

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La curva di incidenza del contagio per COVID è tuttora in salita, prossima ai 200 casi settimanali ogni 100.000 abitanti, con percentuali di incremento non elevate, ma pressoché costanti e solo i territori del Nord-Est, a più intensa circolazione virale, stanno finalmente cominciando a calare, dopo aver superato quota 600.

Ma passano i mesi, ed è sempre più evidente che il conto dei positivi interessa solo nella misura in cui ci anticipa la direzione della curva dei casi gravi, che rimane comunque percentualmente parecchio più bassa rispetto allo scorso anno, a parità di contagio. E’ un’analisi che proviene da una fonte autorevole: quella del Dott. Paolo Spada, secondo cui l’effetto protettivo dei vaccini ci consente di attraversare la stagione più dura evitando possibili ventilate chiusure.

I nuovi casi a livello nazionale, secondo quanto informa il Ministero della Salute, sono stati 107.825 (+12,9% dai 95.423 del periodo precedente, 27 novembre – 3 dicembre); media giornaliera 15.403 (da 13.631); ricoverati in area medica al 10 dicembre: 6.483 (dai 5.385 del 3 dicembre); terapie intensive 816 (dalle 708 del 3 dicembre) con 445 nuovi ingressi nella settimana (406 la precedente); decessi settimanali, sempre secondo il Ministero della Salute, 592 (da 520).

L’andamento del contagio nelle prime 4 Regioni per numero di casi da inizio epidemia: Lombardia (+15,0%, contro +24,3% della settimana precedente); Veneto (+12,7%, da +37,2%); Campania (+5,1% da +26,1%); Emilia Romagna (+17,8%, da +20,0%). Sulla base dell’andamento epidemico il totale reale dei casi aumenterebbero di circa 5.000 unità.

Ma ci sono altri numeri da evidenziare che completano il quadro attuale. I vaccinati a ciclo completo entro i 5 mesi, o dopo la dose aggiuntiva, avrebbero un rischio di ricovero 12 volte inferiore rispetto ai non vaccinati. Per gli anziani questo rischio si ridurrebbe di quasi 70 volte dopo la terza dose.

Inoltre, sempre secondo Paolo Spada i vaccinati rischiano 20 volte meno dei non vaccinati di finire in terapia intensiva (gli anziani fino a 100 volte meno, dopo il booster), e 10 volte meno di morire per Covid (gli anziani fino a 120 volte meno, con la terza dose).

“Non sappiamo se questo vantaggio sia ancora temporaneo o diverrà definitivo, dopo le tre dosi, ma non c’è alcuna buona ragione per non goderne, specialmente ora che la circolazione virale (e dunque il rischio di contagio) è 10 volte maggiore della scorsa estate. Chi ritarda dopo i 5 mesi sappia che le due dosi lo proteggono tuttora discretamente dal rischio di ricovero, TI e decesso, ma che potrebbe essere protetto da 3 a 7 volte di più con una dose aggiuntiva (e che l’effetto iniziale si ridurrà ulteriormente nel tempo)”.

Sulle probabilità di infettarsi – e di contagiare altre persone – la terza dose agirebbe, secondo le stime di infettivologi ed epidemiologi, in modo significativo, ridurrebbe il rischio di oltre 10 volte rispetto ai non vaccinati, e di 4 volte rispetto ai vaccinati ritardatari. Discorso a parte meritano i bambini nella fascia 5-11 anni perché di loro non si hanno dati significativi, dal momento che per loro la vaccinazione è appena cominciata.

Lorenzo Palma, 15 dicembre 2021

 

 

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