Educazione finanziaria

Da Trade Republic alla consulenza finanziaria: l’innovazione del WealthTech

Educazione finanziaria

L’equivalente del contorto fenomeno americano Robinhood arriva in Italia con la nuova WealthTech Trade Republic con 1,1 milioni di utenti attivi ed oltre 6 miliardi di euro di asset in gestione. Nel mentre la consulenza finanziaria cosa fa? Si innova. Ma la rivoluzione digitale non è sufficiente, è necessaria una profonda rivoluzione culturale.

 

La trasformazione digitale del mercato finanziario è ormai un processo inarrestabile. La scorsa settimana abbiamo parlato dell’evoluzione del Wealthtech riferito alle applicazioni tecnologiche nella gestione patrimoniale e nella consulenza finanziari, fenomeno che negli ultimi quattro anni è cresciuto notevolmente.

Secondo i dati pubblicati da FinTech Global i finanziamenti totali nel settore infatti sono più che triplicati dai 2,8 miliardi di dollari nel 2016 a 9,3 miliardi di dollari alla fine del 2020. A dettare le linee guida di questa trasformazione degli strumenti e della consulenza in chiave digitale sono sostanzialmente due elementi: i fattori socio-demografici e la maggiore presenza di nuove tecnologie dedicate al settore. Secondo gli intervistati da Capgemini invece, le due principali ragioni per collaborare con le WealthTech sono l’accesso a nuovi segmenti di clientela e la fornitura di offerte nuove e uniche per i clienti.

 

Il fenomeno Robinhood

Tra le principali fintech di WealthTech è nota Robinhood, azienda con sede negli Stati Uniti che ha raccolto il più grande investimento di Venture Capital nel secondo semestre del 2020 con 1,3 miliardi di dollari in due operazioni: un deal da 600 milioni di dollari a luglio e un deal da 668 milioni di dollari a ottobre. La controversa app di trading che negli ultimi mesi ha fatto parlare molto di sé, ha depositato i documenti utili per la quotazione, presso la Securities and Exchange Commission, azione giunta a pochi giorni di distanza dall’aver ricevuto una multa di 57 milioni di dollari dalla Financial Industry Regulatory Authority (Finra). L’organismo di regolamentazione ha inoltre ordinato all’app di trading di pagare anche circa 12,6 milioni di dollari a tutti i clienti danneggiati dal suo comportamento.

Oltre la crescita di popolarità, Robinhood è stata accompagnata anche da una serie di gravi controversie. A dicembre l’app era stata colpita anche da un’altra multa di 65 milioni di dollari dalla Securities and Exchange Commission per aver ingannato i clienti sull’esecuzione di alcuni ordini, costate ai trader oltre 34 milioni di dollari di guadagni persi. Robinhood è stato il primo servizio del suo genere a eliminare le commissioni per la compravendita di azioni, prima gli investitori che si affidavano a un broker per investire in borsa dovevano pagare una commissione per ogni transazione. Robinhood rimane tuttavia la app più famosa, quella che ha dato origine a un nuovo fenomeno, e il suo successo è una delle ragioni per cui è oggetto di molte controversie e polemiche.

Robinhood è stata criticata per aver “gamificato” il gioco in borsa, cioè per aver inserito nella sua app alcune caratteristiche tipiche dei videogiochi per rendere più divertente il suo utilizzo e mantenere gli utenti coinvolti, utilizza inoltre molti “nudge comportamentali”, cioè sistemi di incentivi e ricompense (nudge intesa come “spinta”) che di solito sono applicati dalle app dei social network per essere più accattivanti e intrattenere l’utente: l’app regala qualche azione al momento dell’iscrizione, invia notifiche simpatiche e giovanili e quando un utente passa di livello lo schermo si riempie di coriandoli rendendola un’app adatta a una nuova fascia di invesitori, quella dei nativi digitali. Su Robinhood si è espresso recentemente anche Warren Buffet equiparandola alle scommesse, aggiungendo che l’app è solo un casinò in più sul mercato.

 

Trade Republic: il nuovo player in Italia

La risposta europea (e italiana) a Robinhood è Trade Republic la neo-broker più grande d’Europa che ha chiuso a fine maggio una round di finanziamento da 900 milioni di dollari, guidato da un colosso del venture capital come Sequoia, insieme a Tcv e Thrive Capital, con una valutazione lievitata a cinque miliardi di dollari che ne fa una delle fintech private a più alta crescita in Europa. Con questi fondi ora la startup, forte di una licenza bancaria tedesca che oggi conta 1,1 milioni di utenti attivi in Germania, Austria e Francia, oltre 6 miliardi di euro di asset in gestione e oltre 400 dipendenti (rendendola una delle più importanti piattaforme di risparmio presenti sul mercato) fa rotta in Italia, su cui punta di sbarcare entro fine anno.

La mission alla base di Trade Republic è quella di risolvere quel “pension gap” tra pensione futura e stipendio che soprattutto in Europa costringe le persone a integrarla con investimenti privati, puntando quindi ad essere una piattaforma di investimenti e di risparmio, non una app di trading, privilegiando dunque una logica di lungo periodo piuttosto che speculativa. Altro scopo è quello di aiutare milioni di persone in tutta Europa a investire denaro nei mercati finanziari in modo facile e senza commissioni, andando ad abbattere quelle barriere che permetteranno a tante persone di partecipare alla crescita dell’economia democratizzando la creazione di ricchezza.

Su Forbes Christian Hecker, Ceo e cofounder della startup tedesca con base a Berlino dichiara: “Non facciamo consulenza, ma la spinta con cui educhiamo i clienti è quella di investire per il loro futuro, in una logica di lungo periodo e con una forte diversificazione del portafoglio”. “I nostri clienti, che per più della metà non hanno mai fatto un investimento, per l’80% investono su Etf piuttosto che su singole azioni. Il 50% dei clienti di Trade Republic, oltre 500.000 persone, non aveva mai investito in un mercato finanziario in tutta la vita” dichiara Thomas Pischke, altro co-fondatore.

Al pari di altre iniziative nell’ambito del trading, Trade Republic offre un servizio di investimento senza commissioni su un parco di oltre 8mila azioni internazionali, 1.500 Etf e quattro criptovalute, mentre gli acquisti di singoli titoli sono caricati di una fee di un euro per operazione con una velocità operativa che permette di aprire un account in dieci mi nuti e acquistare azioni con meno di tre clic sull’app.

Ma se l’app è gratuita, da cosa trae profitto la nuova broker app? “Quando non guadagna dalle commissioni – spiega il Ceo -, un broker genera ricavi dagli sconti garantiti dalle piattaforme per accaparrarsi l’esecuzione degli ordini, le quali approfittano di una maggiore liquidità e Trade Republic garantisce ai propri clienti il best price senza guadagnare sullo spread”.

 

La crescita e le prospettive future del WealthTech in Italia

Secondo l’indagine “FinTech waves – The italian FinTech ecosystem” realizzata da EY e dal Fintech District a settembre 2020 il Wealthtech è fra gli ambiti più promettenti dell’intero ecosistema italiano di startup e piccole aziende che si occupano di innovazione nei settori dell’intermediazione bancaria, assicurativa e finanziaria più in generale che, con le sue 19 società, rientra fra i primi dieci rami – per numerosità di popolazione – del Fintech dietro alle startup che offrono servizi di Crowdfunding (71) Lending (30) e Insutech (28).

Fonte: Indagine “FinTech waves – The italian FinTech ecosystem” EY, Fintech District. Sett 2020

 

Nonostante il clima di profonda incertezza, gli ecosistemi fintech si stanno rafforzando. Gli investimenti nel settore hanno segnato un forte recupero nel secondo semestre del 2020. Gli ultimi dati forniti da KPMG nel report Pulse of Fintech indicano che a livello globale il 2020 si è concluso con il terzo livello più alto di sempre di investimenti nel settore: 105,5 miliardi di dollari di finanziamenti e 2.861 operazioni tra M&A, Private Equity e Venture Capital. Tuttavia, dopo la battuta di arresto del primo semestre 2020, causata dagli impatti della pandemia di Covid-19, gli investimenti hanno segnato un netto rimbalzo nel secondo semestre, con controvalori più che raddoppiati (da 33,4 miliardi di dollari nel primo semestre a 71,9 miliardi di dollari nel secondo).

Sempre secondo la ricerca di EY e del Fintech District la domanda di servizi di Wealth e Asset Management cresce a livelli senza precedenti in quanto i clienti ​​sono più aperti al cambiamento. Ciò è dimostrato dalla loro maggiore domanda di servizi innovativi e dalla loro disponibilità a cambiare intermediario. Oltre il 40% dei clienti italiani sta valutando di trasferire il proprio capitale da società di gestione patrimoniale nei prossimi tre anni  e il 40% sta valutando l’utilizzo di servizi di investimento fornite da Fintech. Di questi, oltre il 50% dei servizi sarà erogato tramite app su mobile entro il 2022.

Dalla ricerca emerge un altro fattore importante per l’evoluzione del WealthTech ovvero: molti investitori non ritengono di pagare il giusto prezzo per le commissioni addebitate, solo un terzo dei clienti ritiene infatti che il proprio intermediario applichi commissioni eque. La nuova sfida degli intermediari deve necessariamente essere quella di dimostrare equità. La tecnologia su questo può aiutare i gestori patrimoniali a raggiungere una maggiore trasparenza e commissioni più basse.

Da un lato, l’implementazione di tecnologie, come l’intelligenza artificiale e il machine learning  aiuta a ridurre i costi per compensare le continue pressioni sulle commissioni che incidono sui margini di profitto dei gestori patrimoniali. Dall’altro lato, le soluzioni high tech aiuteranno gli asset manager a migliorare i servizi ai clienti fornendo servizi globali personalizzabili che soddisfano le complesse esigenze degli investitori e svilupperanno strategie di distribuzione più sofisticate.

Secondo l’opinione fornita da EY, tra le principali società di consulenza mondiali, si ritiene che l’utilizzo di soluzioni ad alta tecnologia nel Wealth e nell’Asset Management, il cosiddetto WealthTech, sia l’unico modo per i gestori di patrimoni di sopravvivere nei prossimi cinque anni. I servizi finanziari dovranno perseguire la trasparenza, la riduzione dei costi e la digitalizzazione dei processi ed il WealthTech rappresenta la perfetta convergenza tra queste tendenze.

Osservando il mercato italiano, il WealthTech è uno dei segmenti maggiormente rappresentati dal campione di analisi di EY. Circa il 10% degli intervistati rappresenta una startup WealthTech ed è il secondo micro-segmento in ordine di fondi raccolti con le sue 19 società.

Fonte: Indagine “FinTech waves – The italian FinTech ecosystem” EY, Fintech District. Sett 2020

Ciò dimostra che in Italia c’è un forte interesse per lo sviluppo e gli investimenti in sevizi WealthTech. Tuttavia, nonostante abbia raccolto molti investimenti, il 50% delle startup WealthTech ha un fatturato inferiore ai 100mila euro. Ritengono che il motivo dipenda dal fatto che il segmento in Italia è giovane, le startup sono in una fase ancora giovane, ma grazie alle raccolte fondi si ritiene possano aumentare nel futuro.

 

WealthTech e consulenza finanziaria

Secondo l’analisi condotta dal CeTIF (Centro di Ricerca su Tecnologie, Innovazione e Servizi Finanziari) e dall’Università Cattolica di Milano per analizzare lo stato evolutivo del wealth management italiano è emerso che i consulenti si trovano a gestire delle masse di AUM (Asset Under Management) sempre crescenti e un numero di clienti sempre più alto.

Dalla ricerca emerge come le tecnologie quali Robo4Advisor si sono rivelate utili sotto diversi punti di vista. Innanzitutto, è possibile colmare (seppur parzialmente) il gap d’esperienza tra i consulenti che operano nel mercato da diversi anni e quelli più giovani, che sono molto più inclini a servirsi della tecnologia per colmare lacune su ambiti poco esplorati e conosciuti.

Banalmente basti pensare a tutta quella serie di servizi che stanno emergendo dai nuovi modelli di business focalizzati sui servizi globali di consulenza. Ad esempio, servizi legati al ricambio generazionale, alla pianificazione dei bisogni familiari, tecniche di diversificazione di portafoglio attraverso investimenti alternativi come Private Equity, invesimenti ESG & SRI (Environmental, Social and Governance & Social Responsible Investments). In secondo luogo, è emerso come l’utilizzo di strumenti e piattaforme apposite per il Wealth Management permettano ai consulenti di gestire una quantità di masse e un numero di clienti sempre maggiori riducendo il cost-to-serve in maniera rilevante.

Quindi è possibile ottenere dei vantaggi non indifferenti su diversi versanti, che anche le Istituzioni più tradizionali hanno compreso e tramutato in piani d’investimento strategici a supporto dell’attività dei consulenti e quindi della relazione con il cliente.

Tra i modelli analizzati nel report di Cetif emerge quello di Banca Generali risultando il più avanzato nel panorama nazionale del digital wealth management che ha infatti attuato già dal 2013 una strategia di trasformazione digitale a supporto della relazione cliente-consulente con la realizzazione della piattaforma BG Personal Advisory, ecosistema d’architettura aperta che seguendo una logica di open innovation oggi la pone ai primi posti nella scelta sia della clientela private che dei consulenti finanziari grazie a cui a fine giugno 2021 a Londra gli è stato riconosciuto il premio “Best private bank in Europe for use of technology” in occasione dei Wealth Tech Awards 2021.

 

 

Conclusioni

Gli incumbent stanno iniziando a sviluppare soluzioni WealthTech seguendo i passi delle FinTech attive in questo settore per adattarsi alle richieste dei clienti, come facilità d’uso e trasparenza della soluzione. Ma saranno le realtà che implementeranno le tecnologie più avanzate come l’intelligenza artificiale e il machine learning ad essere le aziende davvero innovative e che rappresenteranno il vero futuro del WealthTech.

La tecnologia sarà la più forte leva per rafforzare l’elemento chiave della consulenza patrimoniale: la relazione tra cliente e consulente.

 

Deborah Ullasci

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