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Invesco: “L’occasione in Borsa si chiama Cina”

Gli Stati Uniti nell’immaginario collettivo degli italiani restano il Paese delle grandi opportunità, il teatro di quel sogno americano fatto di successo, denaro e libertà. Complice la corsa già messa a segno da Wall Street, che straccia record storici giorno dopo giorno, seguita a una certa distanza dall’Europa, quando si parla di investimenti è bene però spingere lo sguardo anche verso Est. Per cogliere le occasioni di offerte dalle azioni e dalle obbligazioni del Continente asiatico. In particolare dalla Cina, la cui crescita economica non solo prosegue da 40 anni ma sta per ricevere un’ulteriore spinta dalle ambizioni della middle class e sul suo accresciuto benessere, producendo il positivo effetto di spingere i consumi interni di una popolazione che conta quasi 1,5 miliardi di persone e quindi il suo pil. Un fatto quello dei consumi, opposto a quanto sta invece avvenendo in Italia, dove la classe media è rimasta fortemente imbrigliata dalla crisi economica causata dal Covid. Senza contare che se da un lato la Cina è stato il primo paese a finire prigioniero del Covid, dall’altro è stato anche quello più veloce ad affrancarsene, con un massiccio piano vaccinale e quindi a ripartire dispiegando le energie del Recovery. Insomma chi pensa ancora alla Cina solo come una grande fabbrica di prodotti low cost, deve cambiare idea, perché il Dragone è ormai una superpotenza mondiale, che vede in cima al proprio export tipologie di prodotti come le tecnologie 5G, i chip e l’elettronica in genere. A guidarci in questo viaggio tra le imprese della Grande Muraglia è Invesco, big mondiale del risparmio con oltre 1.404 miliardi di masse in gestione a fine marzo. E l’obiettivo di Invesco, in una ottica di diversificazione del portafoglio, è puntato proprio sia sulla capacità di innovazione e ricerca di Pechino e delle sue imprese, a partire da quelle della Sanità e hi-tech, sia sulle prospettive del suo debito pubblico. 

 

Sanità, il Dragone al vertice nell’innovazione

La prima occasione da non lasciarsi scappare a Pechino, sorretti dal consiglio di un consulente di fiducia – Invesco è presente in Italia dal 1997 con una rete di professionisti guidata dal Country Head Giuliano D’Acuntiè l’innovazione che sta vivendo il settore della sua Sanità, grazie a una intensa attività di ricerca e  sviluppo in campo farmaceutico e biotecnologico; uno sforzo corale, sponsorizzato dallo stesso governo centrale. “Le profonde riforme del sistema sanitario cinese hanno favorito una forte espansione dell’ecosistema di ricerca e sviluppo in campo farmaceutico”, sottolinea Justin Leverenz, Cio Developing Markets Equities e Senior Portfolio Manager di Invesco a New York. “Le aziende biotecnologiche cinesi – prosegue- sono ormai in grado di rispettare i criteri di innovazione definiti dalle autorità regolatorie globali, tra cui quelle negli Stati Uniti e in Europa: ciò significa che potranno continuare a ottenere approvazioni di nuovi farmaci in altri Paesi”. Insomma, le significative riforme portate a termine nel settore e l’impegno economico profuso nella ricerca, pongono le basi per una forte espansione del comparto nel prossimo decennio, spiega Justin Leverenz secondo cui l’ingresso dell’ex Celeste Impero nel consorzio globale dell’Ich, che raccoglie le autorità regolatorie di dieci Paesi, avrà “sulla Sanità cinese un impatto paragonabile a quello che la sua adesione nel all’Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto) nel 2001 ha dato al manifatturiero”. L’esito sarà un effetto volano che, secondo Invesco, troverà sbocco sia nelle accresciute esigenze di cura sul mercato sanitario interno, dove i pazienti chiedono farmaci sempre più moderni dall’altro consoliderà il ruolo del biotech cinese come partner di primo piano delle multinazionali del farmaco. Ecco perché Invesco è impegnata a selezionare con un approccio attivo le più biotech cinesi più competitive. 

 

Nuove tecnologie e digitale, i casi Alibaba e Tencent

Quando si parla di tecnologia asiatica sono noti a tutti brand sudcoreani come Samsung Electronics o LG Corp, spesso presenti nelle case degli italiani con i propri elettrodomestici e televisori. Certo la SudCorea è da anni tra i paesi che più investono in tecnologia rispetto al Pil, ma parimenti interessante sul fronte dell’innovazione è quanti sta avvenendo in Cina. Dove realtà come Alibaba, non per nulla già ribattezzata dalla stampa la “Amazon cinese”, o come Tencent investono ingenti somme in progetti di ricerca e sviluppo e fanno da “incubatori” a cospicui portafogli di start-up innovative. Benché sia difficile individuare con precisione le nuove società che saranno davvero vincenti, gli esperti di Invesco sono convinti che investire nei portafogli di queste platform company possa offrire rendimenti interessanti. E anche in questo caso conta la selezione, perché – spiega il Big del risparmio globale – se è vero che in molti casi le società più innovative scambiano a premio, adottando un rigoroso approccio di selezione basato sulle valutazioni, è possibile ancora oggi individuare attori innovativi sottovalutati, in Asia come negli altri mercati emergenti. 

 

L’ex Bot People a caccia di rendimenti

La Cina, secondo gli esperti di Invesco, rappresenta poi una carta da giocare (o perlomeno da prendere in seria considerazione) anche per il popolo dei bond-holder, ormai costretto ad andare a caccia di rendimenti in un mercato obbligazionario contraddistinto da tassi ridotti a zero (o in alcuni casi negativi) e volatilità crescente. Il big del risparmio, guarda infatti con fiducia al debito sovrano dei Paesi emergenti in valuta locale, e in particolare a quello del Dragone. Nel corso degli ultimi anni, infatti, l’area asiatica “ha beneficiato di una crescita progressiva nonché del miglioramento dei profili di credito dei Paesi, mentre gli elevati attuali premi a termine risultano allettanti in questo contesto di bassi rendimenti”, – spiega Gerry Evelyn, Client Portfolio Manager Invesco Global Debt ricordando come la ripresa mondiale post Covid sia ben avviata, con stime riviste al rialzo per il 2021. Pertanto anche considerando l’atteso boom del fenomeno della reflazione, il mercato obbligazionario tornerà centrale, sottolinea l’esperto. A partire proprio dal debito dei mercati emergenti in valuta locale, che offre “una bassa correlazione sia con le obbligazioni sia con le azioni globali, il che rende evidenti i potenziali vantaggi di diversificazione derivanti dall’inserimento in un portafoglio obbligazionario o azionario globale. A sua volta, questa mossa dovrebbe ridurre la volatilità del portafoglio complessivo”. Certo, la Cina ha ancora molto da fare sia sotto il profilo della tutela dell’ambiente sia del lavoro, ma proprio l’espansione del proprio debito tra gli investitori mondiali potrebbe indurla ad accelerare il percorso di cambiamento che ha intrapreso appunto per la riduzione delle emissioni e per migliorare la governance, conclude Gerry Evelyn: “L’attenzione degli investitori globali si traduce in maggiore trasparenza e strumenti finanziari di engagement a impatto, che aiutano a raggiungere gli obiettivi di sostenibilità a livello dei singoli paesi”.

 

 

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