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Schroders: l’intelligenza artificiale ha fame di energia. E di investimenti

Fonte: Schroders

L’intelligenza artificiale promette di modificare in modo radicale le nostre vite e il modo di produrre delle aziende. Ricorrendo a un’immagine, potremmo paragonarla a un nuovo grande apparato circolatorio in cui scorre il futuro, che però avrà bisogno di un altrettanto forte muscolo cardiaco per diffondersi sul Pianeta. Cioè, necessita di abbondante elettricità per sostenere la crescente capacità di calcolo dei grandi server, di supercomputer e di infiniti chilometri di cavi. Tutto questo aprirà nuove opportunità di investimento, rimarca il colosso del risparmio gestito Schroders, che invita a concentrare l’attenzione sulla fame di energia.

La sfida di addentare l’IA

A condurci per mano in questo viaggio quantico è Mark Lacey, Head of Thematic Equities di Schroders e gestore del fondo Schroder ISF Global Energy Transition. Il punto di partenza è presto detto: si stima che “addestrare” i modelli di intelligenza artificiale sarà sei volte più dispendioso in termini di energia rispetto ai carichi di lavoro tradizionali, a causa dell’enorme quantità di dati coinvolti. Il tutto dopo che, tra il 2010 e il 2023, la domanda associata ai centri dati è già cresciuta a un tasso medio annuo del 14% contro il 2,5% della domanda globale di energia elettrica.

Hyperscaler pronti a investire miliardi

Google, Microsoft, Amazon, Meta, Apple, Alibaba e gli altri “hyperscaler” (ossia i padroni dei grandi data center su cui si appoggiano per esempio i servizi cloud) stanno quindi per investire miliardi di dollari per soddisfare la propria necessità di energia. E, naturalmente, tenderanno a concentrare gli sforzi dove i fattori produttivi sono più favorevoli anche dal punto di vista dei vincoli posti dalla lotta climatica. In sostanza, prosegue l’esperto di Schroders, i primi beneficiari della corsa ai maxi-server saranno gli Stati Uniti, che già oggi ospitano la metà della base installata di capacità (51%), oltre dieci volte gli altri Paesi che faticano ad arrivare al 5%. Ad avvantaggiare gli Usa appunto è la disponibilità di energia stabile, relativamente economica e a basse emissioni, grazie a un mix che vede il gas al 40%, le rinnovabili al 20%, il nucleare al 18% e il carbone al 16%. A titolo di confronto la Cina nel 2022 ha prodotto il 60% dell’elettricità dal carbone, il 30% dalle rinnovabili, il 5% dal nucleare e il 3% dal gas.

Rinnovabili in prima linea

Questa fame di watt, unita agli impegni per la lotta climatica sottoscritti dagli stessi big della Rete, e in generale alla transizione energetica, implica la necessità di incrementare sia l’eolico e il solare, che per loro natura forniscono però energia in modo intermittente, sia l’energia di base. In un mondo ideale, quest’ultima sarebbe costituita da idroelettrico e nucleare. Ma visti i vincoli paesaggisti che frenano la prima e i timori con cui l’opinione pubblica guarda all’atomo, oltre che i lunghi tempi di realizzazione, non resta che appoggiarsi ancora sui combustibili fossili, a partire dal gas. In particolare, quanto alla produzione, Schroders stima che su scala globale sarà necessario aggiungere 250 GW di capacità rinnovabile incrementale entro il 2030.  Non per nulla lo stesso Sam Altman, numero uno di OpenAI e papà di ChatGPT, ha detto che proprio l’approvvigionamento di energia sarà la sfida più complessa per sostenere la intelligenza artificiale generativa.

Occhi puntati sugli Stati Uniti

Tutto questo apre quindi interessanti opportunità per investire aiutando a rafforzare il “cuore”, che pomperà l’intelligenza artificiale nelle vene e arterie del Pianeta. Una soluzione è rappresentata dai fondi di investimento per diversificare il rischio, a patto di appoggiarsi a un bravo consulente, così da avere una pianificazione finanziaria davvero aderente alle proprie esigenze. Quanto ai settori, conclude Lacey, sono da privilegiare gli sviluppatori di energie rinnovabili più radicati negli States e, scendendo nella catena del valore, i loro fornitori. Con un occhio di riguardo per la tecnologia delle batterie alimentate da celle e per i produttori di cavi, necessari sia per collegare i parchi eolici offshore fino alla costa sia per espandere la rete di distribuzione. Il tutto con la premessa di selezionare le società leader del settore con bilanci sani e management che dà priorità ai profitti e alla crescita del free cash flow per azione.

 

Fonte: Schroders

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