Energia

Benzina e gas, crescono i prezzi. Chi ci guadagna?

Zuppa di Porro: rassegna stampa del 7 settembre 2019

Energia

L’insostenibile crescita del prezzo dei carburanti e delle bollette elettriche rischia di far saltare il Paese. Non c’è limite alla crescita dei prezzi che corrono parallelamente al prezzo del petrolio, tanto che anche prendere l’auto per fare una semplice passeggiata è diventato un lusso. Ma  cosa sta succedendo? Anche Cingolani ha urlato il suo disappunto sottolineando come a sua avviso, vi sia troppo spazio per la speculazione. Ma non dimentichiamo che più cresce il prezzo dei carburanti, più aumentano le entrate dell’erario, tra IVA che aumenta percentualmente al prezzo, e le accise che sono fisse. Ma cerchiamo di capire meglio.

Valutiamo come cambiano le tre componenti che portano al preezzo/litro della benzina.

  1. Tasse (accise)
  2. Iva
  3. Prrezio della materia prima (petrolio)

Cerchiamo di capire come questa anomala crescita dei prezzi si stia generando. Ci guadagna lo statio che incassa percentualmente attraverso l’ IVA quantità di denaro importanti, ci guadagnano ora le compagnie petrolifere, le quali stanno incassando extra rendimenti a causa della repentina ed unidirezionale crescita del prezzo del petrolio. Le stesse devono, però, stare molto attente a non correre il rischio opposto, a non trovarsi a dover fare i conti con un crollo dei prezzi (se ci fosse una tregua importante potrebbe accadere) che le porterebbe a perdite molto grandi.

Insomma dove si può cercare d’intervenire per lenire un attimo il dolore dei nostri portafogli? Soprattutto visto che la situazione bellica è quella che è..bisogna trovare processi diversi ed aree di intervento logiche…

Ieri sono stato a trovare un amico che ha un distributore di benzina. La sua stazione di servizio è dotata di una cisterna capace di incamerare fino a 100 mila litri. Sono tanti 100mila litri, non si esauriscono in un batter di ciglia. Un auto mediamente ne contiene una sessantina di litri. Così, se la matematica non è un’opinione, per consumare i 100mila litri bisognerà fare il pieno a circa 1700 autovetture.

Per arrivare a questi numeri,  mi ha spiegato, nella sua zona ci vogliono dalle 3 alle 4 settimane..

Facciamo finta che Marco abbia aperto la sua stazione di servizio qualche settimana fa. Quel giorno è il 23 febbraio del 2022, il giorno prima dell’attacco russo all’Ucraina.  Marco riempie totalmente le sue cisterne con 100 mila litri. In quello stesso giorno viene fissato anche il prezzo di vendita agli automobilisti.

Quei valori, quei prezzi li vediamo tradotti nella tabella pubblicata quotidianamente da “Quotidiano Energia”, Nella parte bassa della tabella troviamo il valore medio nazionale.

Prendiamo allora il valore della Benzina, servita da addetto, quel giorno: 1,989 euro.

Quel prezzo, abbiamo detto, tiene dentro 3 componenti: accise (tasse), iva e costo della materia prima raffinata e portata fino alla pompa di benzina.

Se Marco avesse venduto i 100mila litri quel giorno avrebbe incassato:

 

                                                1,989 X 100.000 =  198.900 euro

 

Ma Marco non li vende tutti subito…

Aveva comperato tutta la benzina il 23 febbraio. La Russia non era ancora entrata in Ucraina ed i prezzi, seppur alti, non erano ancora quelli attuali. I prezzi aggiornati li troviamo nella tabella seguente. 

Come vediamo, all’11 marzo, il prezzo del carburante è salito a 2,275 euro, dal valore di 1,989 del 23 febbraio scorso. Così, se Marco avesse venduto tutta la benzina comperata ill 23 febbraio ieri pomeriggio, 11 marzo, avrebbe ottenuto questo risultato economico:

                       2,275 X 100.000 =  227.500 euro

Naturalmente, se però i prezzi del petrolio dovessero crollare gli stessi utili straordinari fatti dalla compagnia petrolifera (Marco rapprsenta solo una piccola parte della filiera) nel caso sttuale si trasformerebbero in perdite difficili da sostenere.

 

Ipotizziamo più correttamente che Marco venda i 100mila litri in 3 momenti, una media di circa 33mila litri alla volta. Usiamo prezzi di riferimento temporalmente congrui:

               

                 

              1)     2,024 X 33.300 =  67.399 euro (3 marzo)

 

 

              2)          2,126 X 33.000 =  70.866 euro (8 marzo)

 

         3)         2,216 X 33.000 =  73.128 euro (10 marzo)

 

Sommando queste tre voci di incasso avremmo un risultato finale di:

 

         67.399 euro (3 marzo) + 70.866 euro (8 marzo) + 73.128 euro (10 marzo)

 

                                        211.393 euro 

La compagnia di cui Marco distribuisce il prodotto, in pratica ha comperato la benzina in tempo di pace, e per oltre 2 terzi la vende a prezzi di Guerra sempre più crescenti. L’incasso maggiorato da questo processo, supera i 12 mila euro. Se spannometricamente moltiplichiamo questa cifra (relativa ad un solo distributore) ai 23 mila distributori presenti in Italia  ci ritroviamo con un extrarendimento, per le sole tre settimane considerate di circa 

                                     287 milioni euro 

Naturalmente considerati i liberi mercati in cui ci troviamo ad operare è normale che tali situazioni accadano. Le compagnie fanno impresa ed in qualunque settore le imprese guadagnano se sanno cogliere i momenti e le occasioni dettate dal mercato. 

Al tempo stesso e con tutte le tutele del caso, vista la straordinarietà dei trend di crescita del prezzo del greggio, e vista la guerra in corso, forse bisognerebbe tener conto di tutto questo e vedere, come a livello governativo si potrebbe intervenire per regolare il fenomeno e calmierare i prezzi.

Non è cosa agevole in un mondo i cui prezzi variano giornalmente. Esiste una piattaforma che si chiama Platts che serve proprio a verificare le oscillazioni dei pezzi della materia prima raffinata. Insomma, il nostro calcolo banale e semplce  tende però ad evidenziare piccole aree di poossibile intervento. 

Il nostro rappresenta uno spunto di riflessione. A questo dobbiamo ancorarci. 

 

Leopoldo Gasbarro, 12 marzo 2022

 

 

 

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