Energia

L’Italia prenota il ritorno al nucleare

Asse tra Enel e Ansaldo Nucleare per i nuovi mini reattori puliti. Ed Eni lavora alla fusione insieme al Mit di Boston

nucleare © Daboost e enot-poloskun tramite Canva.com

Nuovo passo avanti sulla strada del ritorno al nucleare tracciata dal governo per aumentare l’indipendenza energetica del Paese e cercare di prevenire nuovi choc in bolletta a famiglie e imprese. Questa volta a muoversi sono state Enel e Ansaldo Nucleare. La prima vede il ministero dell’Economia come primo azionista con poco meno del 27%; la seconda è invece controllata da Ansaldo Energia che a sua volta fa capo per l’88% a Cdp Equity, cioè a Cassa depositi e Prestiti. In sostanza, quindi, ancora una volta al Tesoro.

Enel e Ansaldo Nucleare si sono alleate per studiare in modo congiunto le nuove tecnologie per ricavare energia dall’atomo e come applicare questi sistemi all’industria. A partire dai mini reattori puliti di nuova generazione. Quelli che in gergo ingegneristico si chiamano: “Small Modular Reactor (SMR)” e “Advanced Modular Reactor (AMR)“.

Si tratta di reattori innovativi, alcuni dei quali ancora in fase di sviluppo, che – si legge nel comunicato dei due gruppi- potenzialmente permetteranno di produrre energia elettrica da fonte nucleare in modo sostenibile ed economico, garantendo un elevato grado di versatilità e flessibilità in fase di esercizio.

L’accordo prevede in particolare che Enel e Ansaldo Nucleare costruiscano un percorso comune verso il nucleare di nuova generazione, coinvolgendo anche la filiera. Vale la pena ricordare che:

  • Ansaldo Nucleare opera da oltre 60 anni come integratore industriale di impianti nucleari complessi.
  • Enel è già operativa sull’atomo sia in Spagna tramite la controllata Endesa sia in Slovacchia. Di recente ha inoltre stretto un’alleanza con la start up piemontese Newcleo, anch’essa al lavoro sui reattori innovativi con l’obiettivo di ridurre notevolmente le scorie.
  • Entrambi i gruppi fanno, inoltre, parte della Piattaforma Nazionale per un nucleare sostenibile istituita presso il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica da Gilberto Pichetto Fratin proprio per studiare in maniera partecipata e collegiale una strategia nazionale per il settore.

In sintesi, se ci saranno le condizioni normative e la volontà popolare lo permetterà, il nostro Paese ha già tutte le carte in regola per riaccendere l’atomo e tornare a essere davvero competitivo sui mercati mondali con le sue imprese. Oggi invece penalizzate da un costo dell’energia più alto di molte concorrenti estere.

Tanto che le nostre bollette di casa sono già diventate meno care grazie al nucleare francese. Con buona pace degli ambientalisti che, sventolando la bandiera del WWF, continuano a farneticare contro l’atomo.

Fino a qui la fissione nucleare di nuova generazione che vede in campo anche altri gruppi come Edison, la controllata italiana del colosso pubblico transalpino Edf. Il tutto in attesa di capire gli sviluppi della nuova frontiere dalla fusione nucleare a confinamento magnetico che Eni, anch’essa con il Mef e Cdp come azionisti di maggioranza relativa, sta sviluppando con il Mit di Boston.

La prospettiva affascinante quanto avveniristica è quella di poter accendere sulla Terra tanti piccoli reattori a fusione che, riproducendo il funzionamento del Sole, produrrebbero energia in modo teoricamente inesauribile e senza lasciare scorie.

Per approfondire leggi anche: Sbugiardati i gretini, impossibile vincere la sfida carbonica senza il nucleare.

Il popolo è sovrano, si legge nella Costituzione, ma una cosa è sicura: il prezzo dell’energia e la certezza della fornitura sono fattori centrali nella competitività del Paese e del suo sistema industriale così come per tutelare la capacità di spesa delle sue famiglie. Inflazione docet.

 

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