La Consob mette al bando il memecoin di Fabrizio Corona. Giova qui ricordare che i memecoin rappresentano gettoni digitali d’affezione, sono medaglie immateriali. Sono composti di bit e non hanno alcun valore di facciata o corso legale.
I memecoin sono spesso contraddistinti da un disegno o appunto dal viso della persona che li “conia” e li vende in rete. Uno dei casi più recenti di memecoin sono quelli lanciati da Donald Trump e dalla moglie Melania durante la campagna elettorale. Entrambi questi asset hanno perso moltissimo nelle ultime settimane.
Ma veniamo a Fabrizio Corona. L’Authority guidata da Paolo Savona ha ordinato di bloccare la vendita al pubblico del memecoin $Corona del fotografo italiano. L’ipotesi che ha indotto la Commissione ad agire è il rischio di alcuni acquisti anomali e quindi di un possibile reato di insider trading. Non solo la commercializzazione dell’asset sarebbe avvenuta senza notificare alla Consob il relativo documento informativo. Vedremo quali saranno gli sviluppi.
Quello che è certo è che lo stesso giorno in cui il memecoin $Corona finiva rottamato, Consob e la Bankitalia di Fabio Panetta hanno diffuso un monito congiunto sugli investimenti in bitcoin da parte delle società quotate.
Le due Authority di vigilanza chiedono alle banche e a tutte le altre realtà della Borsa, alle società di revisione contabile e ai revisori legali di mettere in chiaro nei propri bilanci tutte le informazioni utili sulle cripto-attività che posseggono.
L’obiettivo è rendere noto a investitori e analisti l’impatto che questi stesse criptovalute potrebbero avere sulla loro situazione patrimoniale, economica e finanziaria. Il tutto considerando l’esposizione a queste attività estremamente volatili e del loro elevato grado di rischio intrinseco. La crypto-radiografia deve comprendere sia le posizioni detenute direttamente sia quelle indirette.
Proprio per assicurare lo stesso terreno di gioco e affinchè gli esami diano esiti omogenei e quindi immediatamente confrontabili tra loro, Consob e Bankitalia ricordano che i bitcoin e le altre valute digitali devono essere poste in bilancio secondo i precisi principi contabili internazionale (gli IAS).
In caso contrario banche e società quotate potrebbero incorrere in procedure e sanzioni per abuso di mercato. La comunicazione infine segnala a società di revisione ed esperti legali le peculiarità e i rischi insiti nello svolgimento di incarichi su società che detengano cripto-attività. Gli stessi revisori dovranno dedicare particolare attenzione ai profili rilevanti dal punto di vista della normativa antiriciclaggio.
L’avvertimento segue l’allarme già acceso dalla Consob sul ruolo di social media e influencer nel mondo degli affari, che rischiano di trasformare la Borsa in una sala giochi. Le criptovalute si posizionano comunque nella scala del rischio e della speculazione a un gradino inferiore rispetto ai gettoni memecoin.
I bitcoin possono infatti essere non solo scambiati sul mercato ma anche spesi per fare acquisti sulle piattaforme che li accettano. Perchè si tratta in qualche modo di monete, seppur ufficiose, cioè non battute da nessuna autorità statale o sovranazionale. Non per nulla la Fed e la Bce stanno ultimando i lavori per il dollaro e l’euro digitale così da non perdere la presa sul futuro dei pagamenti.
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