La scalata intrapresa da Monte Paschi è “priva di razionale industriale e finanziario, dunque distruttiva di valore”: Mediobanca, sotto assedio e soggetta alla passivity rule, boccia senza mezzi termini l’offerta pubblica di scambio da 13,3 miliardi lanciata lunedì mattina da Siena.
La decisione finale spetterà all’assemblea dei soci di Piazzetta Cuccia ma, secondo il sui consiglio di amministrazione, l’offerta di Mps è non solo da ritenersi “ostile” perchè “non concordata” ma pregiudica la propria identità e un profilo di business oggi focalizzato su segmenti di attività a elevato valore aggiunto e con evidenti traiettorie di crescita.
Pertanto – prosegue la merchant bank guidata dall’amministratore delegato Alberto Nagel fondersi con l’istituto di Rocca Salimbeni distruggerebbe valore per gli azionisti di Mediobanca, essendo “facile prevedere una copiosa perdita di clienti in quelle attività (quali il Wealth Management e l’Investment Banking) che presuppongono l’indipendenza, la reputazione e la professionalità dei professionisti”.
Insomma, è una sassata in piena regola quella scagliata ieri dal consiglio di amministrazione di Mediobanca che rimarca come l’operazione proposta da Rocca Salimbeni, mancando di logica industriale, comporterebbe un forte indebolimento del modello di business, per non parlare del fatto che alla perdita di clienti si potrebbe accompagnare l’esodo delle migliori risorse umane.
A cui si aggiunge il fatto che Mps, si legge sempre nel comunicato di Mediobanca, vede il 70% delle proprie filiali concentrate nel centro-sud Italia e non nel ricco settentrione industrializzato. In sintesi, secondo Mediobanca sarebbe un disastro senza peraltro ottenere reali benefici in termini di sinergie e costi.
Fino a qui abbiamo esposto la posizione del consiglio di amministrazione di Piazzetta Cuccia, che ha bocciato l’Offerta pubblica di scambio (in sigla “Ops”) targata Monte Paschi con due astenuti. Si tratta dei due rappresentanti di Delfin, la holding guidata da Francesco Milleri attraverso sui gli eredi di Leonardo Del Vecchio controllano EssilorLuxottica, a cui fanno capo quasi il 20% di Mediobanca e poco meno del 10% del gruppo senese.
Proprio Delfin e l’imprenditore romano Francesco Gaetano Caltagirone stanno tentando da tempo di rovesciare gli assetti in Mediobanca per cambiare soprattutto in Generali, che la merchant bank controlla con il 13% e che ora si avvia a fondere le proprie attività di risparmio gestito con la francese Natixis.
Operazione quest’ultima fortemente invisa al governo Meloni che, preoccupato per il risparmio nazionale finisca in mano transalpina, potrebbe ricorrere al golden power per bloccare tutto. La partita in gioco è quindi molteplice, come spiega in questo post Nicola Porro.
Ma torniamo a Mediobanca. Va detto che proprio i ricchi dividendi di Generali contribuiscono in modo generoso al bilancio di Mediobanca. Ecco perché l’amministratore delegato di Mps, Luigi Lovaglio, la pensa in modo opposto a Nagel e ha concepito la scalata.
L’idea industriale di Mps, che vede ancora il Tesoro come primo azionista, è infatti quella di fare sinergia tra la forza sul territorio di Mps e attività di Mediobanca quali il credito al consumo di Compass, così come di rafforzare Mediobanca Premier (la ex Chebanca) con l’online di Widiba.
Come detto a decidere sarà comunque l’assemblea dei soci di Mediobanca, dove Delfin e Caltagirone hanno un forte presidio. Facile poi prevedere che, visto la prsenza del Mef, si schiereranno a favore di Siena anche realtà come Poste Italiane o l’Enpam. Restano quindi da convincere i fondi di investimento, che rappresentano l’ago della bilancia anche in questa partita.
leggi anche: Mps-Mediobanca, perché la scalata piace a Meloni (e non ai giornali).
Al momento la Borsa ha penalizzato il titolo di Mps. Così l’Ops che prevede un concambio azionario non è più a premio per i soci di Mediobanca ma a sconto rispetto alle quotazioni correnti. Questo significa che gli analisti si aspettano un rilancio. Lovaglio ha circa 2 miliardi in cassa e, se necessario, ha le carte in regola per chiedere il resto al mercato per portare a termine la scalata.
Naturalmente Nagel potrebbe cercare un cavaliere bianco disposto a blindare Mediobanca o a portarla in un altro porto sicuro. La guerra per la creatura di Enrico Cuccia che ha disegnato la grande industria italiana degli ultimi 70 anni è solo all’inizio.
Nicolaporro.it è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati (gratis)