Alcuni pensano che le faccende dell’economia e della finanza, a partire dai dazi imposti da Donald Trump, abbiano poco a che fare con la loro vita quotidiana. Ma si sbagliano di grosso. Per dimostrarlo abbiamo scelto di raccontare che cosa sta accadendo alla Barbie della Mattel, probabilmente da decenni una delle bambole più acquistate dalle bambine di tutto il mondo.
Mattel ha passaporto americano ma, come tantissimi altre multinazionali, da anni ha delocalizzato la produzione nei Paesi dove era più conveniente. Come per esempio la Cina, dove ad oggi realizza il 40% dei giocattoli con il proprio brand.
Una scelta azzeccata, dal punto di vista industriale e finanziario in un mondo globalizzato, ma meno con i dazi di Trump. Perché proprio le tariffe imposte alle merci made in Cina dal presidente degli Stati Uniti finiscono per rendere le Barbie più costose per le bambine americane. E anche un po’ più difficili da trovare, perlomeno in alcune ricercate varianti.
Gli Usa sono però mercato per Mattel. Il gruppo californiano ha così dovuto alzare bandiera bianca e ammettere di non essere più in grado di dire agli analisti come andrà a finire il bilancio di quest’anno, in termini di utili, vendite, ricavi. Significa lasciare il mercato senza una bussola. E non c’è cosa peggiore dell’incertezza per chi deve investire, perchè genera paura.
Mattel sta correndo ai ripari, cambiando la propria catena di approvvigionamenti, così da ridurre al massimo l’arrivo di giocattoli realizzati a Pechino, ma nel frattempo prende le sue contromosse.
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Come detto i primi danneggiati sono le famiglie, che pagano di più per il medesimo prodotto. In questo caso è la Barbie, ma sono tantissime le aziende di tutto il mondo e di ogni settore che stanno alzando i listini , così da scaricare sui consumatori i costi della guerra commerciale con cui Trump dice di voler rendere di nuovo grande l’America.
Tra le ultime si conta Ford per i suoi modelli prodotti in Messico, ma lo stesso era accaduto a Sony per la Playstation a Microsoft con la X Box, a note lamette da barba e brand di detergenti per la casa e la persona. Al momento i rincari sono perlopiù per i consumatori americani.
Ma a breve l’ondata arriverà anche in Europa e quindi in Italia. Pochi giorni fa Bruxelles ha minacciato una ritorsione per 100 miliardi di euro sui prodotti made in Usa, se non sarà trovato un accordo con Washington.
La scadenza è il 9 di luglio. Meglio sarebbe una area di libero scambio Usa-Ue, con dazi zero. Finalmente vincerebbe il mercato. Finalmente vincerebbero le aziende più capaci di innovare e di competere.
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