Innovazione

Crisi ucraina: si combatte anche per le criptovalute

Zuppa di Porro: rassegna stampa dell’8 agosto 2020

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Sul campo di battaglia tra Russia e Ucraina c’è anche il mondo delle criptovalute. In forte sviluppo proprio a Kiev. E se putin volesse usarle per aggirare parte delle sanzioni americane ed europee? È per questo che si combatte anche a nome del bitcoin.

 

Le ultime 24 ore hanno scatenato il panico, tra i cittadini europei e nei mercati finanziari.

Le persone in fuga dall’Ucraina sono gli ultimi scenari agghiaccianti che i fatti di cronaca ci mostrano. Ad essere in fuga in questo momento però non sono solo cittadini ma anche i capitali. Ma cosa si intende per capitali in fuga? È un’espressione economica che si riferisce al trasferimento di asset da un paese ad un altro a causa di eventi economici o politici sfavorevoli.

In caso di fuga da una zona di guerra, può essere impossibile effettuare dei tradizionali bonifici. Storicamente quindi è stato l’oro, diamanti ed altri asset di valore ed essere stati utilizzati come capitali in fuga, ma la tecnologia ha introdotto una nuova soluzione che permette a chi fugge da condizioni di guerra di conservare illimitate quantità di capitale in modo semplice.

Grazie alla possibilità di accedere al capitale semplicemente con una password il proprietario potrà gestire il proprio capitale da qualunque parte del mondo e convertirlo in valuta locale. Le criptovalute si prestano perfettamente come capitale in fuga in quanto molto più sicure da trasportare rispetto all’oro o altri asset rifugio. Esistendo in un cyber-spazio libero da confini ed interferenze governative.

Ieri però, a seguito dell’invasione russa sui territori ucraini, l’impatto sulle criptovalute e stato forte, un giovedì nero soprattutto per il bitcoin, la principale criptovaluta per capitalizzazione, in cui i titoli di cronaca tuonano come siano andati in fumo oltre 242 milioni di dollari.

Le ripercussioni sui prezzi hanno colpito l’intero mercato, Il prezzo del petrolio ha raggiunto i 100 dollari al barile per la prima volta dal 2014, il mercato delle criptovalute ha subito conseguenze maggiori. Complessivamente, immediatamente dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina, l’intero market cap del mercato delle criptovalute ha perso circa il 7,8%. Il Bitcoin ha perso ieri fino al 9% del valore alla notizia delle operazioni militari russe. Ancora piu’ pesante la flessione dell’Ethereum che cede il 12% a 2.105 dollari. Le perdite del Bitcoin portano la valuta digitale al livello più basso dalla fine di gennaio e alla metà circa del valore raggiunto a novembre, quando era scambiata a 69.000 dollari. È tuttavia tornato al valore di 34.582 euro in 24 ore.

Una corsa alla legalizzazione cripto dell’Ucraina?

I venti di guerra della scorsa settimana hanno portato l’Ucraina ad approvare, il 17 febbraio, una nuova legge per legalizzare ufficialmente i Bitcoin, oltre ad altre criptovalute, secondo il sito ufficiale del Paese. Gettando fondalmentalmente le basi per un quadro normativo per controllare efficacemente il flusso di risorse digitali come Bitcoin.

Le persone in Ucraina possono gestire criptovalute ed esercitarne i diritti. Le tempistiche però richiedono un’indagine più approfondita nelle ultime settimane, gli Stati Uniti e alcuni paesi europei avevano avvertito che ci sarebbe potuta essere un’imminente azione militare dalla Russia contro l’Ucraina orientale. Durante questa crescente crisi, la valuta ucraina ha visto il suo valore diminuire precipitosamente: il valore della grivna è sceso a 0,035 dollari.

Il parlamento ucraino aveva precedentemente approvato una legge che legalizzava le criptovalute lo scorso settembre, ma il presidente Volodymyr Zelensky pose il veto, sostenendo che l’Ucraina non poteva permettersi di creare un intero nuovo sistema di regolamentazione per gestire le crypto, ritenendo il momento economico non adeguato. 

Ma il contesto è cambiato e la mossa di Kiev risulta davvero quanto mai azzeccata, considerando il momento assolutamente particolare che vive il Paese, coincidenze?

Non si tratta tuttavia di una misura radicale come quella di El Salvador che ha portato Bitcoin a valere come valuta a corso legale, è importante fare questa distinzione. Nello specifico, la legge dettaglia i requisiti che i fornitori di servizi riguardanti criptovalute devono rispettare, e determina le multe per violazione delle disposizioni. Tutta l’attività di supervisione sarà nelle mani nella National Commission on Securities and Stock Market, che avrà il compito di rilasciare permessi ai fornitori di servizi, oltre a monitorare costantemente il mercato finanziario ad essi legato.

Che la scelta sia stata influenzata anche dai recenti attacchi informatici? Diverse istituzioni ucraine infatti sono state prese di mira nell’ultimo periodo. I bersagli sono stati i siti del Ministero della Difesa e delle due banche PrivatBank (la più grande banca commerciale della nazione) e OschandBank.

Si sono verificati disservizi anche nei siti web del servizio di sicurezza e della polizia informatica ucraina. Gli attacchi seguono quelli del mese scorso che non sono stati attribuiti formalmente a nessuno, ma il Centro per le comunicazioni strategiche per la sicurezza delle informazioni ucraino insinua il dubbio che l’autore dell’attacco sia proprio la Russia.

Va tuttavia ricordato che l’Ucraina è al quarto posto a livello mondiale nel suo Global Crypto Adoption Index (GCAI) 2021, ovvero la classifica in base alla quantità e del valore della criptovaluta scambiata in un paese. (No, l’Italia non è neanche tra i primi venti).

L’Ucraina elabora più transazioni di criptovaluta al giorno rispetto alla sua valuta nazionale, la grivna. Secondo il rapporto del Times, in Ucraina vengono scambiati ogni giorno oltre 150 milioni di dollari di criptovaluta e circa 8 miliardi di dollari di criptovalute entrano ed escono dal Paese ogni anno.

Le criptovalute sono state utilizzate inoltre per finanziare i preparativi per la guerra dell’Ucraina lungo il confine. I pagamenti in criptovalute a favore di gruppi militari e hacktivisti in Ucraina, finalizzati a contrastare l’aggressione russa contro il paese, hanno registrato un forte aumento, secondo la società di analisi di criptovalute e blockchain Elliptic.

I pagamenti finanziati in crowdfunding diretti verso queste organizzazioni, in bitcoin e altre criptovalute tracciate dalla socetà, hanno raggiunto un valore totale di circa 550mila dollari l’anno scorso, rispetto a soli 6.000 dollari circa del 2020 e cifre ancora inferiori negli anni precedenti, anche al culmine dell’invasione russa nel paese del 2014. Mentre sono più di $ 360.000 i bitcoin che sono stati donati all’esercito ucraino nell’ultimo giorno dopo l’attacco secondo la pubblicazione di Bitcoin Magazine.

Solo nella seconda metà del 2021, per esempio, un gruppo ucraino chiamato Come Back Alive, ha raccolto 200mila dollari per le truppe ucraine, secondo Elliptic, che dichiara di fornire materiale e attrezzature mediche all’esercito ucraino, ma anche piccoli droni, cannocchiali da cecchino e sistemi di sorveglianza mobile. Dal 2014 ha raccolto un totale di 7,1 milioni di dollari.

Lo “svantaggio” in questo caso delle criptovalute, è che per alcuni aspetti sono un sistema ancora meno riservato del sistema bancario tradizionale, come dimostrato dal fatto che Elliptic sia stata in grado di tracciare le donazioni dei gruppi ucraini attraverso l’analisi della blockchain.

L’ascesa delle criptovalute come metodo per finanziare la resistenza dell’Ucraina contro la minaccia russa indica una crescente consapevolezza dello stesso fenomeno in quanto è una forma di finanziamento difficile da censurare per una raccolta di fondi veramente senza confini. È un segno dei tempi che cambiano, le persone stanno iniziando a capire che se i loro conti bancari vengono bloccati, hanno un’altra opzione.

 

E in Russia? Le criptovalute verranno usate per aggirare le sanzioni?

La Russia ha molto da guadagnare dalle tasse sulle criptovalute.

Un documento del governo afferma che il paese potrebbe riscuotere più di 13 miliardi di dollari dai pagamenti delle tasse nel mercato delle criptovalute. Gli economisti hanno anche elaborato che le tasse sulle cripto potranno essere riscosse in due forme: come tasse sulle persone giuridiche (come borse e fornitori di servizi), oppure come tasse sugli investimenti.

Stanno puntando a ricevere da 90 a 180 miliardi di rubli all’anno dalle sole piattaforme di trading di criptovalute legali e autorizzate e circa 606 miliardi di rubli dalle imposte sul reddito. Attualmente, c’è una stima approssimativa che i russi possiedano oltre 16,5 trilioni di rubli in criptovaluta ovvero circa $ 215 miliardi, secondo un rapporto Bloomberg. La Russia detiene circa il 12% dell’economia crittografica globale, ma il suo potenziale di crescita con la legalizzazione del settore è infinito.

Dopo vari scontri tra la banca centrale russa e il Ministero delle Finanze  il Ministero ha deciso di compiere un passo avanti introducendo un disegno di legge che propone di regolamentare gli asset digitali invece di un divieto trasversale dietro anche le pressioni di Putin che chiede il raggiungimento di un compromesso. Anche qui tempismo o coincidenza?

La Russia potrebbe sfruttare la tecnologia delle criptovalute e dell’economia digitale per aggirare le sanzioni. Il Paese potrebbe infatti fare accordi con chiunque nel mondo sia disposto a trattare con loro attraverso le criptovalute. L’obiettivo è quello di sfruttarle per aggirare i controlli su cui fanno affidamento i governi per bloccare il trasferimento di denaro delle banche. In altre parole, grazie alle criptovalute, la Russia si vuole assicurare la possibilità di concludere le esecuzioni di accordi importanti. 

Deborah Ullasci, 25 febbraio 2022

 

 

 

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