Una nave spinta da energia nucleare pulita e che ha bisogno di fare il pieno solo dopo anni di impiego: sembra una delle avveniristiche idee che popolano i libri di Jules Verne la sfida appena lanciata dal big italiano della cantieristica Fincantieri per tracciare una nuova rotta nei trasporti via mare. Obiettivo dell’accordo, che vede Fincantieri affiancato alla londinese newcleo e alla società di certificazione Rina, è quello di realizzare uno studio di fattibilità dedicato alle applicazioni nucleari nel settore navale. La tecnologia scelta è quella dei piccoli reattori modulari raffreddati a piombo (in sigla SMR) appunto di newcleo, società nata pochi anni fa impegnata nello sviluppo di reattori che utilizzano scorie nucleari esistenti come combustibile. “Fincantieri ribadisce la sua vocazione a essere pioniere e catalizzatore del progresso nel settore marittimo con tecnologie all’avanguardia, efficienti e sostenibili. Questo accordo ci permette di esplorare la possibilità di aggiungere una nuova e visionaria soluzione tra quelle a nostra disposizione per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione che l’industria si è posta”, sottolinea l’amministratore delegato Pierroberto Folgiero ribadendo come l’energia nucleare abbia “un enorme potenziale” ma anche che necessiti delle “migliori competenze per essere espressa”. Come appunto avviene in questa partnership.
Un pieno ogni 15 anni
L’utilizzo del reattore veloce raffreddato al piombo (in sigla LFR) di newcleo per la propulsione navale, spiegano i tecnici, comporterebbe l’installazione di un mini-reattore chiuso che funzionerebbe alla stregua di una piccola batteria nucleare in grado di produrre una potenza elettrica di 30 MW. Questa soluzione tecnologica assicurerebbe numerosi vantaggi, a partire dal fatto di prevedere rifornimenti sporadici, si stima soltanto una volta ogni 10-15 anni, e di dover pianificare una manutenzione molto limitata, così come sarebbe agevole la sostituzione del reattore a fine vita. Non solo, anche l’ecosistema marino sarebbe salvaguardato in caso di incidente: il piombo liquido all’interno del reattore, infatti, al contatto con l’acqua fredda, si solidificherebbe circondandolo in un involucro solido capace di contenerne le radiazioni grazie alle sue proprietà schermanti. “Sono lieto di lanciare insieme a Fincantieri e Rina un progetto di propulsione navale nucleare civile con questo importante studio di fattibilità. Fincantieri e Rina sono due leader mondiali nel settore navale e la combinazione delle loro competenze con la nostra innovazione tecnologica può portare una soluzione concreta al problema delle emissioni di carbonio nel trasporto marittimo”, ricorda il presidente e ceo di newcleo, Stefano Buono, aggiungendo come fin dalla nascita la società abbia ambito a “contribuire ad accelerare la decarbonizzazione” con “fornire energia pulita, sostenibile e conveniente per soddisfare le esigenze delle comunità e delle imprese”.
Il settore navale e la sfida di azzerare le emissioni
Va ricordato che il trasporto marittimo è oggi un grande consumatore di combustibili fossili e pochi giorni fa l’industria navale, che sebbene trasporti il 90% delle merci del mondo è responsabile di meno del 3% delle emissioni globali, si è posta nuovi obiettivi per azzerare le emissioni di gas serra attorno al 2050. “Il miglioramento dell’efficienza del carburante e della progettazione delle navi sta già dando buoni risultati nel ridurre l’impatto dell’industria navale sull’ambiente. Tuttavia, per raggiungere gli obiettivi fissati, abbiamo bisogno di combustibili alternativi con un basso contenuto di carbonio dall’estrazione allo smaltimento”, ammonisce Ugo Salerno, presidente e ceo di Rina sicuro che “l’energia nucleare sarà una delle risposte a questi obiettivi. Inoltre, i reattori nucleari modulari di piccole dimensioni saranno la soluzione più efficiente per applicare l’energia nucleare alla propulsione navale civile”. E proprio Fincantieri, forte di oltre 230 anni di storia e di più di 7mila navi costruite, è apripista di un trasporto marittimo a emissioni zero. Due gli obiettivi che la multinazionale triestina, che dà lavoro a quasi 21mila persone nei 18 cantieri in tutto il mondo, vuole centrare entro il 2030: azzerare le emissioni in porto e dimezzarle durante la navigazione.
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