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La crisi del gas

Gas, Meloni rischia grosso su Piombino

Il sindaco della città (di Fratelli d’Italia) dice no al rigassificatore e presenta ricorso al Tar. Si apre il caso politico

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È diventato un vero e proprio caso politico il rigassificatore di Piombino. Pochi giorni fa, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, in un’intervista a La Stampa, ha confermato che il rigassificatore si farà “perché serve al Paese”. Ma pare che il centrodestra debba superare ancora un ostacolo inaspettato: il sindaco di Piombino, Francesco Ferrari, di Fratelli d’Italia. 

I vantaggi del rigassificatore

L’attracco e la permanenza della nave avrebbe una capacità pari a 170mila metri cubi di gas naturale liquefatto, fino ad arrivare ad una capacità di rigassificazione di 5 miliardi di metri cubi ogni anno. Cifra strategiche per il governo Meloni, che riuscirebbe a mettere in cassa l’eventuale stop definitivo delle forniture provenienti da Mosca. Uno scenario che comunque è già stato messo (parzialmente) al riparo, grazie all’incremento delle esportazioni algerine, Nazione con cui l’Italia gode di ottimi rapporti diplomatici. Parzialmente proprio perché il nostro Paese rimarrebbe, ancora una volta, dipendente da Stati terzi, e quindi ricattabile in qualsiasi momento. In questo scenario, ecco che il rigassificatore di Piombino potrebbe limitare la subalternità dell’Italia rispetto alle forniture esterne. Un’opportunità diventata un bocconcino prelibato già per il governo Draghi, quando Snam acquistò la nave Golar Tundra per 350 milioni di dollari lo scorso giugno.

Gli oppositori

Ma ci sono almeno due aspetti su cui il sindaco di Fdi, Francesco Ferrari, direbbe di no. Da una parte, grosso punto interrogativo sono i rischi sanitari per la popolazione locale, anche perché i rigassificatori restano impianti “a rischio di incidente rilevante“, come affermato dal chimico specializzato in campo energetico, Nicola Armaroli. Dall’altra parte, invece, si teme un rilevante impatto ambientale, soprattutto nel medio-lungo termine, con un rigassificatore che non sarebbe neanche a distanza di sicurezza da Piombino, visti i lunghissimi tempi (fino a tre anni) richiesti per un’operazione al largo.

Il ricorso al Tar

Da qui, è dello scorso pomeriggio l’avvio a Livorno dell’assemblea nazionale della Rete contro i rigassificatori e depositi Gnl, che intende proporre una manifestazione da tenersi a Roma i primi mesi del 2023. Parteciperà anche il sindaco Ferrari, il quale ha già depositato ricorso al Tar del Lazio: “Lo depositeremo all’inizio della prossima settimana perché riteniamo che l’autorizzazione firmata dal commissario Giani meriti il vaglio della magistratura. Vogliamo che la magistratura si pronunci perché riteniamo che l’autorizzazione abbia molti vizi sia nel merito che nella procedura”. E ancora: “Sono contrario ai rigassificatori, ma sono contrario per numerose ragioni tecniche. Il fatto che i cittadini di Piombino siano stati dichiarati Nimby, da buona parte dei media nazionali, sono convinto che sia una cosa ingiusta e ingrata nei confronti di un Paese che, invece, tanto ha dato negli anni all’Italia”.

Una posizione, quindi, in netta contraddizione con quelle che sono le linee di Fratelli d’Italia e del governo di centrodestra. Una situazione che potrebbe giovare ai “detrattori”, all’opposizione di centrosinistra, e che rischia di allungare i tempi per mettere in sicurezza energetica il Paese, soprattutto in caso di intervento delle autorità giurisdizionali. Il problema è che le opposizioni arrivano proprio da quello che dovrebbe essere il fuoco amico.

Matteo Milanesi, 20 novembre 2022

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